Nov 11

 

 

Line up: Alex Falk - vocals, Robert Majd - bass, Oscar Bromvall - guitar, Freddie Allen - drums

Tracklist: The Ghost of Canterville, Escape from Hell, The running man, Dial mom for murder, Life kills, Rear Window, The foreigner, Zombies in my class

La recensione di oggi riguarda un lavoro decisamente originale, non semplicemente inquadrabile secondo le coordinate musicali che usualmente citiamo. I Fans of the Dark sono un quartetto svedese che deve molto alla vena compositiva del batterista Freddie Allen, sfogatasi ampiamente durante la recente pandemia. Alla prima occasione sono stati reclutati l’ex compagno di scuola Alex Falk alla voce oltre a dei solidi veterani come Oscar Bromvall, Robert Majd e Mike Palace (rispettivamente chitarra, basso e produzione) per dare vita al primo e omonimo disco. Cosa dire di questo lavoro? Innanzitutto che non è assolutamente scontato, con un inizio molto lento e riflessivo, con ritmiche lente e riffeggi ampi e di atmosfera, con lievi accenni più aggressivi (l’opener “The ghost of Canterville” è un buon esempio); nel seguito continua lo schema ma con una generale predisposizione per una vena rock emozionale, con cori sentiti e ritmiche coinvolgenti; nel corso del disco una lieve influenza metal prende il sopravvento sulla base rock con cui il disco parte, arrivando a pezzi decisamente aggressivi come “Rear window”; prima di questa, quasi conclusiva, una manciata di pezzi che richiamano certo rock commerciale anni ’80 ma anche esprimono, specie nelle linee vocali, richiami più ampi, fino al post punk a certi tratti. Accompagnati a queste come già detto una partenza molto melodica e numerose song ove il gusto per la linea essenziale prevale ed è la voce l’unico elemento che cerca di ritagliarsi uno spazio in primo piano. Il momento di maggior aggressività verso il finale si stempera in song come “The foreigner”, ove si compone una linea di chitarra potente con un tonalità vocale malinconica ed emotiva. Cosa dire ulteriormente di questo platter? Per dare qualche giudizio tecnico, le parti ritmiche sono eccellentemente suonate, così come le linee di chitarra, generalmente in secondo piano ma con vari momenti in cui prendono un certo spazio. Il lavoro degli strumentisti è notevole, mentre per quanto molto particolare a mio avviso sulla voce ci potrebbe essere un lavoro ulteriore, visto che non mi sembra sfruttare appieno tutta l’espressività che può avere, e sembra quasi limitarsi ad arte. La produzione è tra il discreto e il buono, in generale comunque in grado di catturare l’espressività della band. A questo punto un buon banco di prove per questo particolare tipo di messaggio musicale può essere la prova live, ove dimostrare se le lievi pecche presenti nel lavoro in studio vengono superate dall’energia propria di questi momenti. Un disco comunque gradevole all’ascolto e che certamente non vi annoierà.

Nikki

Nov 02

CRAZY LIXX "Street Lethal"

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Line up: Danny Rexon - vocals, Jens Anderson - Bass, Joel Cirera - drums, Chrisse Olson - guitar, Jens Lundgren - guitar

Tracklist: Enter the dojo, Rise Above, Anthem for America, The Power, Reach out, Final Fury, Street Letha, Caught between the Rock n' roll, In the middle of nothing, One fireone goal, Thief in the night

E siamo al settimo album per gli svedesi Crazy Lixx, era appena ieri che “Heroes are forever” era il nuovo singolo arrivato dalla Svezia da una band di promettenti debuttanti, da quel giorno loro hanno proseguito con notevole dedizione la loro carriera, come evidente dal numero di lavori in studio pubblicati. Ma dedichiamoci subito a quello che troviamo nelle tracce di questo nuovo lavoro senza perdere altro tempo. L’intro con un lieve tocco orientaleggiante lascia in breve spazio al possente riff della opener “Rise Above” ed è immediatamente chiaro che i ragazzi di Malmoe continuano sullo stile classicamente sleazy/street che li portati ove sono, con l’aggiunta di un tocco di un certo hard anni ’80 molto aggressivo ma allo stesso tempo orecchiabile, alla Whitesnake. Si mantiene lo stesso stile per la maggior parte del disco, puntando molto su melodie accattivanti uniti a cori maestosi, alternati con qualche tocco di aggressività che tanto deve alla (giustamente) celebrata scena losangelina di metà 80s. Si aggiungono ancora al mix, sempre secondo lo stile più classico, momenti più ritmati e catchy (“Reach out”) così come classici lenti (“Final Fury”) che lasciano poi spazio, dopo aver modificato il ritmo, a song più ‘eavy come “Caught between the rock n’ roll”. A mio parere un punto favorevole è la continuità rispetto al precedente “Forever wild” nel campo della produzione, di buona qualità con leggere sporcature a rendere un suono potente ma non perfetto, adatto alle sonorità proposte. La qualità degli strumentisti è buona e così la linea vocale del singer Danny Rexon è espressiva nel rendere la ruvidezza necessaria per i pezzi. L’ascolto prolungato del disco non stanca di certo, segno che in studio la band ha ben lavorato nel rifinire le song e la composizione è stata ben curata. L’unico limite che mi sento di segnalare è che tuttavia la band procede un po’ sul sicuro nella sua strada musicale, non rischia cioè con eccessive deviazioni rispetto al loro classico stile. Se volete, è un discorso che abbiamo sentito decine di volta, io credo che molti di noi abbiano già la loro personale risposta. Il lavorare sempre sullo stesso canovaccio da un lato comunque non limita, perché la vena compositiva della band non è comunque tarpata da questo, le song sono perfettamente costruite e colpiscono all’ascolto. E’ tuttavia vero che manca una innovazione importante, che potrebbe far sembrare a qualcuno questo disco fin troppo simile al precedente. Concludo tuttavia asserendo che la band ha però ottime qualità che emergono dalle tracce, e sono peraltro note a molti grazie ai lunghi anni di carriera. Quanto forse in studio non hanno saputo rischiare, ritengo lo possano recuperare in sede live, che a questo punto spero possa arrivare il prima possibile, dove le loro capacità sono sempre state ben espresse.

Nikki