BLIND EGO
“The Hunting Party”
(Gentle Art Of Music/Soulfood)
release: 18 - 10 - 2024
genere: rock
voto: 4
Line-up: Kalle Wallner – guitars, bass, keyboards, programming, Kevin Kearns – vocals, Yogi Lang – keyboards, Michael Christoph – drums
Tracklist: The Hunting Party, The Stranger, Spiders, Boiling Point, In a Blink of an Eye, Breathless, When the Party’s Over
Nelle ultime recensioni sviluppate ci sono stati voti molto alti e anche con questo "The hunting party" non mi smentisco. I motivi possono essere molteplici, sto diventando vecchio e si sa che quando accade si diventa più permissivi, oppure ho beccato quello che a scuola guida si chiama “onda verde”: quando i semafori sono, per coincidenza, tutti verdi e ti lasciano sfrecciare sulle highways. Oppure, il motivo sicuramente più valido: ci sono gruppi non propriamente mainstream che sanno fare lavori davvero pregevoli. Tra questi ci sono sicuramente i Blind Ego! Il chitarrista della band: Kalle Wallner, ha mantenuto la promessa e ha registrato un nuovo album. Rispetto alla sua band principale “RPWL”, "The Hunting Party" spinge notevolmente il pedale verso il basso a favore di elementi rock e metal. Oltre alla distintiva chitarra di Wallner, è soprattutto il talentuoso cantante Kevin Kearns che contribuisce alla grande impressione generale dell'album. Kearns, si rivela il cantante ideale: interpreta le canzoni in un modo particolarmente emozionante, portandoti con sé attraverso tutti i passaggi silenziosi e rumorosi, a volte diretti, a volte delicati, ma sempre altamente espressivi e pieni di energia. Sono ancora una volta affiancati dall'eccezionale batterista Michael Christoph e dal compagno musicale di lunga data di Wallner, Yogi Lang, che non solo lascia il segno sull'album come co-produttore e tastierista, ma è anche responsabile del mix e del mastering cristallini. Funzione bivalente per "The Hunting Party" , apre l'album come fosse una intro, dai suoni mesti e dimessi, una chitarra esplora l'anima con straziante lentezza. Poi a un certo punto, quando credi che sia tutto strumentale, si inserisce una voce pulita e decisa, che inizia a duettare con la chitarra in un salone vuoto, mentre la ritmica fa spettatore appoggiata ai lati del bancone del bar, senza mai infastidire. "The Stranger" è middle time dagli spigoli poco smussati, la voce è, mano a mano che il pezzo avanza, sempre più concreta e potente, mentre la chitarra la asseconda senza disturbare, piccoli assoli qui e li, precisi, puliti, mai esagerati. Ritornello anni 90', poi finale con chitarra sempre più incisiva fino a prenderne la scena nelle battute finali. Piacevole. Cenni di elettronica, per aggiungere una novità in "Spiders", dove la chitarra diventa più incisiva e rock, portandosi dietro la batteria che comincia ad avere gli occhi della tigre, esce dal torpore e inizia a dialogare alla pari con chitarre e voce. Riff aggressivo nella strofa che apre bene nel ritornello, mantenendo melodia ma con un pizzico di cattiveria veramente azzeccata. Parte centrale che rallenta per dare slancio all'assolo e rientro sul ritornello, tutto accade in 5 minuti: ottimo! "Boiling Point" ha un ritmo sincopato e il basso “titaneggia” nella strofa, aspettando il ritornello, che apre nuovamente alla melodia pop ma le chitarre non si nascondono più ormai e ci danno dentro con distorsioni perfettamente bilanciate ma rendono tutto molto aggressivo. Assolo più prominente. Entriamo nell'intimo, la ballad si chiama "In a Blink of an Eye" e inizia con la voce protagonista, supportata da una chitarra timida quasi a non voler disturbare, mentre la batteria più decisa, aiuta a crescere di intensità fino al ritornello: dove la voce urla di rabbia, seguita da cori più distanti. Poi minuto 4 circa: la canzone nella canzone, cambio di armonia per un assolo degno di un Gilmour d'annata, tutti gli strumenti intorno si inchinano e lasciano spazio alla signora sei corde. Shhhh! Ascoltate e basta. Torniamo a ritmi più sostenuti, quasi metal, in "Breathless" la voce si presta ottimamente a questa nuova veste e si incattivisce in certi passaggi, per poi rientrare nel suo canovaccio classico sul ritornello, come di consueto più morbido e aperto. Passaggio strumentale centrale quasi pronto per Dario Argento: le chitarre stridule rallentano la melodia ma fungono anche come ottimo calcetto nel sedere per l'assolo, che arriva puntuale a ¾ della canzone, prima del ritorno alla strofa. Saluti, baci e tante care cose, lo spettacolo è finito. Proprio cosi, le vacanze se ne vanno e abbracciamo gli amici che rivedremo l'anno prossimo. Con questa malinconia apre "When the Party’s Over", mantenendo la consueta grinta, decide di salutare col fazzoletto bianco sul ponte della nave prima della partenza. E mentre l'imbarcazione corre lungo l'orizzonte noi la inseguiamo fino all'ultimo asse di legno del pontile osservandola diventare sempre più piccola. La voce si sdoppia in alti e bassi, vicini e lontani con la chitarra che cresce in un tripudio di melodia. Poi all'orizzonte la nave non c'è più, ci sentiamo soli: al minuto 4 ce lo ricorda sua maestà 6 corde, quasi a scandire lentamente ogni singolo arpeggio, senza fronzoli o virtuosismi, la solitudine di ciascuna nota, distante, non potendosi toccare urla alla sua compagna vicina per farle sapere che non è sola.
Iven
FATE
"Reconnect ‘N Ignite"
(Frontiers Music srl)
release: 18 -10- 2024
genere: heavy rock
voto: 4
Line Up: Patrik Törnblom - keyboards, Torben Enevoldsen – guitars, Peter Steincke - bass, Peer Johansson - vocals, Søren Ryan – drums
Tracklist: Around The Sun, Reason For Everything, This Won’t Last, I’m On Fire, Running, Hold On, Nowhere To Run, When It’s Over, Children Of A Lesser God, Feel The Burn, Under The Gun
Formatisi nel lontano 1984 a Copenaghen dalla mente dell'ex Mercyful Fate, Hank Sherman, la band Danese ha visto tantissimi cambi di line up, primo fra tutti l'abbandono dello stesso fondatore quattro anni dopo ed altri avvicendamenti tra i quali, però, il più marcato è stato quello dell'arrivo nel 1990 del singer Peer Johansson ancora in line up assieme allo storico Pete Steiner (a.k.a. Peter Steincke....presente dal debut album). Nonostante tutto la band Danese, che ai tempi alcuni giornali di settore paragonavano ai Van Halen in versione "Danese" (beh....quanta esagerazione ragazzi, nda!) e connazionali dei più conosciuti Pretty Maids, ha saputo partorire ottimi album, si è fermata per 15 anni e poi ha ripreso con tanta energia a macinare il suo heavy rock potente e melodico al tempo stesso. Quest'ultimo "Recconnect 'n Ignite" sta a dimostrare quanto appena scritto; i nostri hanno un classico songwriting, basato su stilemi hard rock ben chiari e definiti nel tempo, lasciano poco spazio a modernismi ma al contempo il suono è fresco e frizzante con l'energia di una debut band! Gli arrangiamenti sono curati e prediligono un forte impatto di guitar work con anche la qualità tecnica in diversi solos, merito del bravissimo axe men Torben. Il tutto poi viene suggellato da un contorno di keyboards sound che avvolge le composizioni permettendosi anche in alcuni momenti di duettare con la chitarra e fare dei brevi keys-solo di ottima fattura, ascoltatevi "Running" e capirete. L'album è interessante nella sua totalità, non concede nulla alla noia o al pressapochismo, tutto è eseguito a regola d'arte per ogni fan del true hard & heavy rock; in certi tratti prendono "qualcosa" anche dai cugini Pretty Maids, ma solo come linea musicale seguita, il genere è quello e quindi alcune similitudini possono esserci ma, attenzione, sempre contraddistinte da una forte e personalissima originalità. Non saprei nemmeno quale song scegliere, di sicuro la pomposa opener "Around The Sun", il metal di "I'm On Fire" che mi ricorda alcuni momenti del RJ Dio solista o la già menzionata "Running". Compito difficile che preferirei lasciare a voi ascoltatori poiché convinto che rimarrete pienamente soddisfatti dell'acquisto di questo full lenght album.
Roby Comanducci