Ott 22

FATE
"Reconnect ‘N Ignite"
(Frontiers Music srl)
release: 18 -10- 2024
genere: heavy rock
voto: 4

Line Up: Patrik Törnblom - keyboards, Torben Enevoldsen – guitars, Peter Steincke - bass, Peer Johansson - vocals, Søren Ryan – drums

Tracklist: Around The Sun, Reason For Everything, This Won’t Last, I’m On Fire, Running, Hold On, Nowhere To Run, When It’s Over, Children Of A Lesser God, Feel The Burn, Under The Gun

Formatisi nel lontano 1984 a Copenaghen dalla mente dell'ex Mercyful Fate, Hank Sherman, la band Danese ha visto tantissimi cambi di line up, primo fra tutti l'abbandono dello stesso fondatore quattro anni dopo ed altri avvicendamenti tra i quali, però, il più marcato è stato quello dell'arrivo nel 1990 del singer Peer Johansson ancora in line up assieme allo storico Pete Steiner (a.k.a. Peter Steincke....presente dal debut album). Nonostante tutto la band Danese, che ai tempi alcuni giornali di settore paragonavano ai Van Halen in versione "Danese" (beh....quanta esagerazione ragazzi, nda!) e connazionali dei più conosciuti Pretty Maids, ha saputo partorire ottimi album, si è fermata per 15 anni e poi ha ripreso con tanta energia a macinare il suo heavy rock potente e melodico al tempo stesso. Quest'ultimo "Recconnect 'n Ignite" sta a dimostrare quanto appena scritto; i nostri hanno un classico songwriting, basato su stilemi hard rock ben chiari e definiti nel tempo, lasciano poco spazio a modernismi ma al contempo il suono è fresco e frizzante con l'energia di una debut band! Gli arrangiamenti sono curati e prediligono un forte impatto di guitar work con anche la qualità tecnica in diversi solos, merito del bravissimo axe men Torben. Il tutto poi viene suggellato da un contorno di keyboards sound che avvolge le composizioni permettendosi anche in alcuni momenti di duettare con la chitarra e fare dei brevi keys-solo di ottima fattura, ascoltatevi "Running" e capirete. L'album è interessante nella sua totalità, non concede nulla alla noia o al pressapochismo, tutto è eseguito a regola d'arte per ogni fan del true hard & heavy rock; in certi tratti prendono "qualcosa" anche dai cugini Pretty Maids, ma solo come linea musicale seguita, il genere è quello e quindi alcune similitudini possono esserci ma, attenzione, sempre contraddistinte da una forte e personalissima originalità. Non saprei nemmeno quale song scegliere, di sicuro la pomposa opener "Around The Sun", il metal di "I'm On Fire" che mi ricorda alcuni momenti del RJ Dio solista o la già menzionata "Running". Compito difficile che preferirei lasciare a voi ascoltatori poiché convinto che rimarrete pienamente soddisfatti dell'acquisto di questo full lenght album.

Roby Comanducci 

Ott 12

WIND ROSE “Trollslayer”

Written by

WIND ROSE
“Trollslayer”
(Napalm Records)
release date: 04 – 10 - 2024
genere: epic metal
voto: 4,5

Line-up: Francesco Cavalieri - voice, Claudio Falconcini - guitar, Federico Meranda - keyboards, Cristiano Bertocchi - bass, Federico Gatti – drums.

Tracklist: Of Ice and Blood, Dance of the Axes, The Great Feast Underground, Rock and Stone, To Be a Dwarf, Home of the Twilight, Trollslayer, Legacy of the Forge, No More Sorrow

L'esercito pisano di power metal in stile nanico: i Wind Rose tornano alla ribalta con il nuovo album, Trollslayer: esplodendo sulla scena con apparizioni virali sui social e accumulando quasi mezzo milione di follower. Con quasi un milione di ascoltatori mensili, i Wind Rose hanno consolidato la loro reputazione di potenza nella moderna scena power metal italiana e non solo. Tutti ricordano il successo di questi ragazzi, "Diggy Diggy Hole" di Wintersaga, che ha accumulato oltre 50 milioni di streaming e visualizzazioni su tutte le piattaforme. Il loro album successivo, Warfront, ha ulteriormente consolidato la loro popolarità, debuttando nella Top 10 della classifica US Current Hard Music Albums. Trollslayer arriva subito prima del loro tour europeo più grande e immenso di sempre insieme a Powerwolf e Hammerfall, e promette la miscela perfetta di inni da festa distintivi insieme a tracce selezionate più profonde e serie. Dopo una intro piacevole, con “Dance of the Axes” si entra di colpo in un giro di doppia cassa coinvolgente, ma la cosa che colpisce subito é l'approccio vocale diverso, più aggressivo e meno importato alla pura tecnica cristallina tipica dell'epic. I cori sono imponenti e riempiono un canovaccio armonico fatto di archi e chitarre che banchettano insieme. Si entra nell'atmosfera vichinga. “The Great Feast Underground” spiazza con sua partenza quasi punk, Dropkick Murphys a piene mani con cori e sinth simili a cornamusa. Pur mantenendo un senso tipico delle altitudini fredde dell'Europa, esce da quel bisogno di pomposità tipico del genere, scegliendo di dedicarsi al chaos (in senso buono). La linea persiste alla grande, meno incisiva, per non esagerare, ma con la stessa energia in “Rock and Stone “, dove l'atmosfera punk si affievolisce a fronte di un tema più consueto. La voce esprime un tono imponente, avvicinandosi a un inno sul ritornello che dà davvero la carica! Ritmica incalzante e atmosfera da osteria per “To Be a Dwarf”, dove sembra proprio di immergersi in un epoca in cui i boccali di birra erano fatti di corno e di ceramica. La melodia segue la voce e i cori più che supportare la voce sembra vogliano divertirsi insieme come vecchi amici che alla fine della giornata di lavoro si godono qualche ora insieme. Si torna a una sequenza più classica con “Home of the Twilight“ dove il "clavicembalo" segue una sua linea e si armonizza alla perfezione con la voce. Grazie alla ritmica e alle chitarre rigorose, tutto appare melodicamente perfetto. “Trollslayer” ha un suono molto epic, con chitarre e synth che vengono stravolti da una potenza vocale molto trash metal, nonostante la ritmica si adagi perfettamente nel mondo delle fate e degli elfi. “Legacy of the Forge” prosegue come la precedente, inserendo però un sound più austero e una serie di cori che regalano un a forza musicale davvero affascinante; quasi malinconica in certi punti. “No More Sorrow”, capolavoro! 7 minuti di intensa melodia, cambi e continue sorprese: la voce entra con un tono in certi versi nu metal, pop, e chi più ne ha più ne metta, i cori però, richiamano al sound classico al quale siamo abituati in tutto il disco. Poi buuum, un ritornello da pelle d'oca, batteria dimezzata e cori all'unisono con la voce in un tripudio di rabbia e tristezza. Pelle d'oca. Poi ancora veloce per una strofa sempre più montagna russa. Proseguendo con continui saliscendi in cui la canzone più lunga del disco arriva alla fine e ci si sente pronti per riascoltarla immediatamente. Un album ricco di sorprese e sonorità inaspettate, che aggiunge al classico sound epic metal, alcune parti addirittura punk, sotto certi aspetti. Originale sotto tanti punti di vista. Che dire: italians do it better! Bravi ragazzi, un album veramente valido!

Iven