Ago 11

 

 

Line up: Ronnie Romero - vocals, Luca Princiotta - guitars, Alessandro del Vecchio - keyboards, backing vocals, Nik Mazzucconi - bass, Michele Sanna - drums

Tracklist: Brothers in arms, Games we play, I'll keep holding on, I will remember, No turning back, Back my dreams, Taste of heaven, Lost in the shadows of love, Hold the night, Miracle, Living out of fear

A un annetto abbondante dal precedente “Afterlife” tornano i Sunstorm per il secondo lavoro, ancora nel segno delle qualità vocali di Ronnie Romero, segno che artisticamente la collaborazione tra i membri funziona (tra l’altro alla faccia mia che ho scritto che mi sembravano una band troppo costruita a tavolino…); indipendentemente da ciò, vediamo cosa è stato prodotto di nuovo nelle tracce presenti nel platter. Laddove il precedente lavoro cercava di costruire un vero e proprio muro di suono dalle influenze abbastanze diversificate, anche se nel classico solco AOR/classic rock alla Joe Lynn Turner o Whitesnake della prima era, per dare un’idea, attorno al valore indiscusso della voce di Ronnie, abbiamo qui un’opera più costante nello stile, decisamente verso un Hard rock melodico molto ottantiano nei suoni. Il disco si propone con una serie di pezzi decisamente orecchiabili tra cui una ballad intensa come “I’ll keep holding on” a rimarcare questi concetti, con linee soliste essenziali e spazio all’atmosfera e al tono intenso delle linee vocali, come a proseguire il proprio cammino in ambito musicale puntando di più sul lato emozionale della propria musica; arriva poi la traccia #8, “Lost in the shadows of love” a rompere lo schema andando più verso lo stile istrionico di 1987 dei già citati Whitesnake. E’ solo questo pezzo, comunque molto riuscito, perché nella seconda parte il disco torna sui toni più melodici e orecchiabili con cui era iniziato, certo lasciando qui e là uno spazio all riffing più marcato del nuovo chitarrista Luca Princiotta. Completo il commento rimarcando la notevole qualità tecnica dei membri della band, e il buon lavoro alla produzione di Alessandro Del Vecchio (all’opera anche nei cori e alle tastiere) che trova suoni, secondo me, adatti al genere suonato, in stile con l’ispirazione melodica 80s di diverse song. Che commento finale dare? Credo che il lavoro svolto sia molto buono, e segna un passo avanti compositivo, come si coglie dalla visione di insieme del disco. Questo appunto, tornando alla osservazione iniziale, indicando una buona sintonia tra i membri del gruppo, che ha dato i suoi frutti dal punto di vista musicale. Un buon lavoro, quindi, che consiglio.

Nikki

Ago 09

 

 

 

Line up: Olli Herman – vocals, Pepe - guitar, Jalle Verne – bass, Hessu Maxx - drums

Tracklist: Turborider, Eyes of a Maniac, Outrun, Kids of the Arcade, Bark at the Moon, Prelude (Flight of the Cobra), Like a Cobra, For the Love of Good Times, ’89 Sparkle, Future Lover Boy, Prodigal Sons

Ola, eccomi quindi -finalmente essendo un poco in ritardo- a recensire l'ultima fatica discografica di Olli Herman e soci, fermi dall'ultimo “Invader” targato 2016!! Oltre cinque anni quindi, un bel lasso di tempo e -credo- che molti fans della band siano stati “sulle spine” nel non vedere uscire un full lenght album per un lustro Bene, eccolo qua: “Turborider”. Ho sempre considerato questa band tra le più quotate della “nuova” scena glamour mondiale -usiamo le virgolette perché il nuovo movimento sleaze-glam scandinavo ha oramai vent'anni...ma tanté- insieme a colleghi quali Hcss, Crazy Lixx e Crashdiet su tutti. I nostri, però, hanno dalla loro un sound più catchy delle band appena menzionate, sono più “leggeri” e easy listening, più zuccherosi e -talvolta- anche troppo pop. Questo nuovo “Turborider” si presenta subito bene andando a pescare il loro classico sound glamour addizionato con i soliti momenti e refrain accattivanti ma al contempo grintosi e -in certe tracce- un pizzico di elettronica, ma solo come arrangiamento, non spaventatevi anzi, la cosa risulta piuttosto godibile e azzeccata. Lo potete infatti sentire subito nell'opener, la title track, che è veramente una grande hit; energia e melodia dosate su un up tempo veloce e dirompente che poi lascia spazio al refrain sempre “commerciale” come solo loro sanno fare e le partiture synth che vanno ad impreziosire il tutto. Originale e sicuramente piacevole! L'album va avanti su questi binari con momenti heavy rock che ci rituffano tutti in pieni anni ottanta come “Eyes of a Maniac” o l'heavy rock di “Outrun”. Troviamo anche la cover del classicissimo Osbourniano “Bark at The Moon”, qui riproposto bene e con un'ottima prova di Olli che riesce a scimmiottare Ozzy con un risultato sorprendente. Al termine della cover parte una breve strumentale “Prelude (Flight of the Cobra)” basata su un guitar solo del bravo Pepe che ci introduce “Like a Cobra”, altra ottima song squisitamente glamour ma con un ottimo arrangiamento e ruffiana al punto giusto. L'unica cosa che non mi piace dei RL e quando sfociano nel pop più “strappa-mutandine” da groupies assetate, ascoltatevi “For the Love of Good Times” e ’89 Sparkle” e capirete quanto appena scritto. Ma -probabilmente- a molti piaceranno anche per questa caratteristica. Io li preferisco più “hard” e diretti come nella conclusiva “Prodigal Sons” e, comunque, torno a ribadire che il gruppo di Kuopio ha fatto uscire un gran bel dischetto. Fatelo vostro!

Roby Comanducci