Lug 11

CLEANBREAK "Coming Home"

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Line up: James Durbin - Vocals, Mike Flynts - guitar, Perry Richardson - bass, Robert Sweet - Drums.  Guest: Alessandro Del Vecchio - keyboards/background vocals 

Tracklist: Coming Home, Before the fall, Dying breed, We are the warriors, Dream Forever, Man of older soul, Still fighting, The pain of goodbye, Cleanbreak, Find my way, No other Hearth

I Cleanbreak sono un gruppo creato sostanzialmente attorno alla figura del singer James Durbin, che dopo l’esordio sotto il moniker Durbin viene qui supportato da una formazione stabile per creare un nuovo album che rimanda alle radici del metal classico USA. Prima di addentrarci nella musica, una volta tanto una nota sulla formazione, alla sezione ritmica troviamo Perry Richardson e Robert Sweet degli Stryper, e già questo ci dice il livello della formazione di cui stiamo parlando. Lascio a voi la ricerca sulle note biografiche del resto della band, aggiungiamo giusto un doveroso riferimento all’ospite d’eccezione, il nostro Alessandro Del Vecchio che collabora come produttore, compositore e guest alle backing vocals e alle tastiere (la schiera degli ospiti è ben nutrita e vi consiglio di verificarla, troviamo anche il polistrumentista cileno Nasson i cui Chaos Magic vi abbiamo recensito poche settimane fa). E veniamo finalmente al sound della band, un iconico metal con punte street ma con un riffeggio di fondo decisamente grintoso e che va a richiamare classici come gli Stryper stessi o i Judas Priest del periodo 80s. Lo stile è in generale orecchiabile e va a cercare cori coinvolgenti e un certo groove nei pezzi, ma questo assolutamente non esclude un tipo di suoni molto ‘eavy; si ha un certo bilanciamento tra le parti più accattivanti e quelle più aggressive, con la seconda che prevale in specifici pezzi come “Still Fighting”. In tale situazione a mio modo di vedere (o meglio sentire) si sfrutta al massimo lo stile vocale graffiante di Mr. Durbin, ed è anche forse il momento in cui alcune influenze come gli stessi Stryper sono più evidenti. Venendo alle singole linee strumentali, la chitarra è essenziale e non eccede mai nel cercare il proprio spazio solista; basso e batteria eseguono con notevole precisione la propria parte, e le tre assieme creano uno stile essenziale ma non per questo meno efficace. La produzione a sua volta non eccede, probabilmente cerca di ottenere quel sound 80s, arricchito rispetto alla ruvidezza, per dire, di certo NWOBHM, ma senza eccedere come oltreoceano si usava in quegli anni in generi molto prossimi. Traendo un’impressione generale, direi che si tratta di un ottimo disco, innanzitutto dal punto di vista compositivo per come suonano convincenti le canzoni sia singolarmente che come insieme. La classe vocale del singer si esalta decisamente, con un timbro alto ma che non perde di espressività, e tutte le parti strumentali sono ottimamente eseguite ma senza mai essere prolisse. Si tratta di un combo, o meglio di un super gruppo come recita la bio (ed effettivamente è) molto interessante di cui molto, molto volentieri valuterei la qualità in sede di live.

Nikki

Lug 01

GRACE "Hope"

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Line up: Isra Ramos - vocals, Alberto Román - guitars, Jordi Costa - guitars, Jared Camps - bass, Joel Marco - drums 

Tracklist: Atreyu, Nowhere man, Blind Love, The Sinner, Snow White (At the end of the world), Evergarden (geat. Ronnie Romero), Fiona, Together, Atomic Heart, Invincible, Hope

I Gräce sono una band spagnola attiva dal 2018 attorno al talento vocale di Isla Ramos, personaggio con già numerose collaborazioni alle spalle a rimarcare le sue doti. In questo disco si cerca una nuova soluzione nel metterle in evidenza, ci si è riusciti? Io direi di sì, anche se va rimarcato che si è cercato uno stile molto innovativo e riconoscibile, che per il suo essere barocco e la rielaborazione degli schemi classici potrebbe risultare di difficile impatto per molti fan. Se lo stile è quello di un Hard/AOR molto aggressivo e fondato su ritmiche marcate e che tendono a colpire l’ascoltatore con melodie intense e coinvolgenti, musicalmente si è scelto di fondare le ritmiche in particolare su sintetizzatori ed effetti, inglobando così nel disco forti impulsi pop e ambient rock, già ben evidenti dalla opener Atreyu. Nel disco la tendenza continua senza posa, passando da casi ove comunque sono presenti linee di chitarra decisamente ‘eavy e che reggono il pezzo come “The sinner” o “Evergarden” a pezzi più d’atmosfera come “Together”; vi è varietà tra i pezzi ma si nota come effettivamente manchi un vero lento, se si esclude la breve e conclusiva “Hope”; si svaria però tra differenti linee che ripropongono differenti mood melodici e differenti combinazioni di effetti e strumenti. L’esecuzione tecnica è sostanzialmente perfetta, la produzione mi piace molto per come sfrutta la voce di Isla, che è sempre chiara e fa percepire la sua espressività; proseguo anzi dicendo che delle linee sonore è probabilmente la migliore, dando spessore ai pezzi e “interpretando” le liriche con carisma. La parte strumentale in generale è fatta di suoni molto alti e che ben si differenziano gli uni dagli altri, ci trovo un difetto nel senso che nessuno di essi è veramente di accompagnamento, a livello sonoro il disco è come fosse fatto di una molteplicità di parti soliste in primo piano. Che commento di fondo trarre? A mio modo di vedere il talento di Mr.Ramos fa meritare assolutamente l’ascolto del disco, ma mi domando sinceramente quale potrebbe essere l’effetto con un approccio più classico alla composizione. Anche così ci troviamo però di fronte a un disco molto gradevole e coinvolgente, che senza aderire a schemi troppo classici ci propone un ottimo AOR con cui passare questa afosa estate.

Nikki