Line-up: All instruments and vocals by Jason Bieler unless listed otherwise below.

'Apology': Drums-Todd LaTorre, Bass-Kevin Scott, Solos- Andee Blacksugar/ 'Bring Out Your Dead': Drums- Edu Cominato, Bass- David Ellefson, Solo- Devin Townsend/ 'Annalise': Bass- Kevin Scott / Stones Will Fly, My Only Hope: Drums - Ricky Sanders, Bass: Pat Badger, Solo and extra guitars- Butch Walker/ Down In A Hole: Drums - Edu Cominato Bass: Kyle Sanders, Extra Guitars - Stephen Gibb/ Anthem For Losers: Drums - Ricky Sanders, Bass, Piano, Guitar Twanging - Clay Cook/ Horror Wobbles The Hippo: Extra guitars solos and soundscapes - Emil Werstler / Beyond Hope: Guest Vocals- Benji Webbe, Drums - Ricky Sanders, Bass - David Ellefson, Solo – Bumblefoot/ Born Of The Sun: Drums - Edu Cominato, Bass: Kyle Sanders, Solo: Clint Lowery / Alone In The World: Drums - Ricky Sanders, Guest Vocals - Jeff Scott Soto.

Tracklist: Never Ending Circle, Apology, Bring Out Your Dead, Annalise, Stones Will Fly, Down In A Hole, Anthem For Losers, Horror Wobbles The Hippo, Beyond Hope, Crab Claw Dan, Born Of The Sun, Baby Driver, Alone In The World, Very Fine People, Fkswyso

Carissimi, stavolta il compito è assai arduo. Il dischetto qui presente mi è piombato a “ciel sereno” e onestamente ci ho messo qualche minuto a capire chi fosse questo personaggio; il nome non mi era nuovo, poi ho scoperto che avevo anche dei suoi ellepì e stavamo parlando del chitarrista, compositore e cantante statunitense Jason Bieler, al secolo colui che fondò i Saigon Kick autori di un eccellente class metal americano e cinque studio album tra il 1991 e il 1999. Inoltre lo troviamo con i Super TransAtlantic nel 2000 due anni prima con il suo primo album solista. Poi onestamente non ho dettagli sulla sua carriera senonché me lo sono ritrovato adesso con questo mega album solista dove il genietto suona tutti gli strumenti e canta tutte le song con eccezione del supporto dei mille guest musicians che si sono avvicendati nelle canzoni (e potete leggere i nomi nelle rispettive tracce sopra elencate). Dunque......sin dal primo ascolto si rimane spiazzati piacevolmente dalla varietà musicale, dalla tecnica e l'arrangiamento sopraffino, dalla miscela di stili e il turbinio di note che vengono sprigionate da ogni singola song. Ognuna meriterebbe una piccola review ma abbiamo a disposizione poco spazio. Con questo “Songs For The Apocalypse” sembra di ascoltare un mix tra Extreme, King's X, Alice In Chains con l'aggiunta di addizioni jazz/fusion e alternative/advangarde rock in taluni passaggi. La cosa strabiliante del prodotto è che, sovente, album così strutturati, finiscono per annoiare l'ascoltatore, invece Jason riesce a sputare fuori ritmi anche “danzerecci” e, credetemi, è un pregio non da poco. Vorrei puntualizzare che nel moniker c'è scritto “.....Orchestra” ma è stato scritto per dare un tocco di 'pomposità' al prodotto, di orchestra in quanto tale non c'è nemmeno l'ombra ma, di sicuro, di orchestrazioni sonore ne vengono prodotte una moltitudine. Dissonanze alternate a ritmiche contro-tempo, passaggi che sembrano “astrusi” ma si ricollegano l'uno con l'altro e sfociano nella fusion sopraffina ecco, ascoltatevi la strumentale ' Horror Wobbles The Hippo' e poi mi direte. Capolavoro! Altra chicca la 'danzereccia' (termine usato prima) 'Beyond Hope' che verte su ritmi incalzanti, un sound che fa pensare ai paesi latini ma con un cantato acido e stridente del guest singer Benji Webbe. Gli Alice In Chains fanno capolino in alcune tracce e in particolar modo su 'Apology' che apre il disco (dopo l'intro 'Never...') con una forte verve nineties ed un groove pesante e avvolgente. Un plauso e menzione anche per la pulsante 'Bring Out Your Dead' dove la sezione ritmica la fa da padrone con un Edu Cominato (drums) e David Ellefson (bass) in gran spolvero ed un guitar work saturo e graffiante con pregevole solo di Devin Townsend. L'apoteosi tecnico/compositiva Bieler la raggiunge con 'Annalise', song melanconica ma con un drum working pauroso di chiaro stampo jazz. Potrei proseguire scrivendo altre dieci righe ma credo che vi toglierei il gusto della scoperta di mille “sensazioni e suoni” che questo fantastico disco potrà regalarvi. Acquisto obbligatorio, probabilmente sarà una delle migliori uscite di questo neonato 2021!!

Roby Comanducci

Feb 08

 

 

Line-up: Glam (Åge Sten Nilsen) – vocals, Teeny (Trond Holter) – guitars, Flash (Bernt Jansen) – bass, Sporty (Øystein Andersen) - drums

Tracklist: The Second Crusade (Intro, Instrumental), Never Say Die, Hypnotized, Shadows Of Eternity, Kilimanjaro, Where Does It Hurt, My Kaleidoscope Ark, Dirty Little Secret, Call Of The Wild, Northbound (Instrumental), Hard Love, Silver Lining

Ho già incrociato in passato i norvegesi in questione, se non ricordo male recensii i loro penultimo album “Wall Street” targato 2012, ed ora eccomi qui a distanza di ben otto anni a scrivere del nuovo parto discografico di una una delle band hard rock (con forti accenni glamour) più gettonate della norvegia. I nostri sono in auge dal 2001 e con questo nuovo “Never say Die” sono sei i dischi pubblicati (più due 'live album). Il nuovo full lenght album si basa su un robusto hard rock sound, classico del loro sound style, con le giuste atmsfere 'americaneggianti', catchy hooklines, anthem songs e ritornelli da canticchiare in macchina con lo stereo a tutto volume. Lo dimostra subito l'energica 'Shadows Of Eternity' che unisce con intelligenza power sound e ritornelli orecchiabili e commerciali. Mi piace molto quando Glam e soci puntano su un corposo guitar work e un sound granitico come in 'Where Does It Hurt' oppure ci ammaliano con il glam metal intrigante di 'Call Of The Wild' ma attenzione, il gruppo suona anche bene, strumentalmente parlando, basta che vi ascoltiate la strumentale 'Borthbound' o la finale e lunga 'Silver Living' impreziosita nella parte finale da un eccelso guitar work. Un disco, questo “Never Say Die”, che sicuramente ha diverse frecce al suo arco per ammaliare e far innamorare tante persone; è bello vedere come in tempi così “asettici”, freddi e privi di grosse sensazioni musicali una band, suonando egregiamente un classico hard'n'roll, possa far breccia e farsi notare dicendo la sua a 'testa alta'. Credo proprio che, non solo verso i Wig Wamaniacs i loro fans più sfegatati in patria, ma con questo disco i quattro di Østfold riusciranno a fare nuovi 'adepti'.

Roby Comanducci