Lug 13

 

 

Line up: Ozzy Osbourne – vocals, Andrew Watt – guitars & production, Duff McKagan – bass, Chad Smith – drums. Slash – guitar (tracks 1, 4), Charlie Puth – keyboards (track 1), Elton John – piano and co-lead vocals (track 4), Tom Morello – guitar (track 8), Post Malone – co-lead vocals (track 10, 11)

Tracklist: Straight To Hell, All My Life, Goodbye, Ordinary Man (feat. Elton John), Under The Graveyard, Eat Me, Today Is The End, Scary Little Green Men, Holy For Tonight, It’s A Raid (feat Post Malone), Take What You Want (Post Malone feat. Ozzy Osbourne & Travis Scott)

Ed eccoci qua a parlare del Madman, di colui che ha fatto della sua pazzia (in)controllata e del suo carisma il suo vero marchio di fabbrica. La voce dei Black Sabbath (non dimentichiamoci però la bellissima era RJDio, nda!!!!), la lunghissima carriera solista e le mille collaborazioni. Il nostro è stato un autentico talent scout per eroi della sei corde incommensurabili quali il grande Randy Rhoads, ma poi anche Jake E. Lee o il possente Zakk Wilde! Parlare di Ozzy per chi, come il sottoscritto, l'ha visto nei famigerati anni ottanta al suo culmine fa venire un po' la lacrimuccia; eh si, questo disco -tra l'altro- esce quasi in concomitanza con la comunicazione al pubblico della sua malattia, il Parkinson (col quale comunque ci convive già da anni) ed inoltre all'annuncio della sospensione del tour nordamericano. Tantè.... meglio non disperarci altrimenti rischiamo di annacquare la suddetta recensione in preda a commozioni varie. Venendo al disco diciamo subito che sono ben dieci anni che il signorino ci fa aspettare, dal periodo del penultimo “Scream” targato 2010. Curiosità che salta subito all'occhio, non c'è in line up il fedele Zakk, bensì il chitarrista Andrew Watt che contribuisce non poco anche in fase di produzione del disco e trattasi del guitar player del rapper Post Malone che ha collaborato e cantato in questo album. Al basso troviamo una stella di prima grandezza Mr. Duff McKagan (devo dirvi chi è ?????) e alla batteria Chad Smith in forza ai RHCP. Inoltre una nutrita schiera di ospiti dove svetta su tutti il Re del pop Elton John che ha contribuito ad arrangiare e suonare/cantare la title track, ma anche un certo Slash, Tom Morello & more. Il disco dopo i primi ascolti è da considerarsi positivamente accattivamente. Ozzy, probabilmente, ha le basi tutte sovraincise ed effettate, il nostro singer non canta così dai tempi di “The Ultimate Sin” ehm... però va bene così, l'importante è ascoltare il prodotto che il buon Osbourne vuole regalarci. “The Ordinary Man” trattasi quindi di un onesto e lineare disco di heavy classico con le consuete puntate verso toni medi e melodici che da sempre hanno fatto la fortuna di questo artista. Si uniscono ballad strappalacrime come la title track col duetto di Elton ed il solo finale di Slash, a momenti di possente heavy rock quali l'opener 'Straight To Hell', la furia speed della corrosiva 'It’s A Raid' featuring Mr. Post Malone. Interessante l'alternanza tra momenti lenti e riprese veloci con un guitar work assassino su 'Goodbye' e l'ammaliante ' Under The Graveyard' che parte melodica per svilupparsi in un cresecndo di heavy rock coadiuvato -anche qui- dall'ottimo lavoro del guitar player Watt. Oltre alla già menzionata ballad 'The Ordinary Man' troviamo anche ' Holy For Tonight' e la conclusiva 'Take What You Want' dove il rapper Malone fa il suo mestiere e ci riesce bene impreziosendo una canzone già di per se stessa evocativa e ricca di pathos. In definitiva un bel disco, non un capolavoro ma sicuramente un lavoro in studio che saprà regalarvi diverse emozioni.

Roby Comanducci

Lug 18

 

 

Line up: Aura Danciulescu – lead vocals, Mihai Danciulescu – guitars and vocals, Rene Nistor – bass and vocals, Doru Florin Gheorgita – drums.

Tracklist: The world is not enough, Metal Hell, Battle Cry, Stormbreaker, Loose Cannon, I am the one, High in the sky, The Heretic, Daddy’s Lil Monster, A Blast from the past, Scarlets United

Nel panorama delle novità in ambito metal di questa primavera gli Scarlet Aura ci danno una scossa sincera e molto apprezzata, con un lavoro di ottima professionalità e che riesce a essere originale e accattivante pur appoggiandosi a tutti i classici stilemi del classic/power metal, con forti influenze dalla primordiali radici del genere (Sabbath/Priest dei mid 70s!) aggiungendovi corposi aggiornamenti ma senza mai smarrire il passo epico eppure non appesantito da troppi fronzoli, e riuscendo nell’ottimo lavoro di sfruttare appieno le qualità vocali declinate al femminile dalla singer Aura Danciulescu. La band ha ormai qualche anno di esperienza e innanzitutto fonda la sua fama su una ampia sequenza di prestazioni live di supporto ad altri importanti act del genere; arrivati a questo nuovo disco, il progetto presentato è quello della seconda puntata di una trilogia votata ad un unico concept, una narrazione di genere fantasy nello specifico. Non che mi manchi la passione per questi aspetti, tuttavia lascio ai lettori la soddisfazione di approfondire questo lato se desiderato; in questa sede ritengo più utile e di immediato interesse per chi ci legge parlare dell’aspetto musicale puro e semplice. In tal senso, cosa si può dire? Come enunciato in partenza, il classic/power della band, nonostante la forte enfasi epica in alcuni tratti, a mio modo di vedere è decisamente interessante per la sua classicità e al contempo la ricerca di struttura melodiche innnovative, senza ripercorrere le classiche cavalcate in 4/4 dei 70’s. La base del tutto è un riffing di chitarra molto molto marziale e che detta le strutture delle canzoni, accompagnato da una sezione ritmica molto precisa. Le qualità vocali di Aura sono notevoli perché, pur venendo a volte quasi sacrificate allo spazio necessario per esprimersi al riffing di chitarre (tra l’altro, suonate dal fratello Mihai), riescono egualmente ad aggiungere un notevole livello interpretativo alle song; a questo contribuisce lo stile fortemente graffiante del suo canto, non particolarmente accentuato sulle tonalità alte, ma che riesce a essere, forse inaspettatamente per una voce femminile, aggressivo ed espressivo nello stesso tempo, completando perfettamente la gamma di tonalità necessarie per un ottimo disco classic metal quale quello di cui sto scrivendo. La produzione è secondo me semplicemente ottima, riesce a dare un tono molto moderno e cristallino, perfetto per il tema fantasy trattato e dunque per l’atmosfera che si cerca di dare all’album, senza snaturare il genere della band, ovvero senza appesantire eccessivamente la struttura. Si tratta di un lavoro decisamente interessante e che non posso che consigliare vivamente, una piccola perla in un genere che decisamente non muore mai.

Nikki