Lug 31

 

 

Line up: Vinnie Moore – guitars, bass, keyboards.
Addictional musician: Rudy Sarzo – basso, Randy McStine – basso, Michael Bean - John Cassidy – keyboards, Jordan Rudess – piano, Richie Monica – drums, John Pesson – drums.

Tracklist: Funk Bone Jam, Same Sun Shines, Kung Fu Grip, Mystified, Brother Carlos, Gainesville Station, Soul Rider, Mirage, Heard You Were Gone, Across the Ages

Oh...ma guarda che bella sorpresa, a distanza di quasi un lustro dal penultimo “Aerial Visions” torna al full lenght album l'axe ero Vinnie Moore. Allora, non nego di avere una predilezione per tutto il mondo dei guitar heroes.... gli anni ottanta (quando scoppiò il boom dei velocisti dettato dal patron Mike Varney io compravo tutto quello che usciva) era il loro momento e il qui presente cinquantaseienne allora imberbe talentuoso diede alle stampe nel 1985 “Mind's Eye”, disco di assoluto livello ma che al sottoscritto non piacque moltissimo. Consideravo il buon Vinnie un clone di Malmsteen (ed in effetti lo era) e non mi ha mai affascinato nei suoi primi lavori solisti. Poi col passare del tempo ho apprezzato maggiormente il suo sound e sono quindi felice di poter constatare che in questo 2020 siamo qui a recensire album di questa musicalità e non solo grind, nu metal o metal sinfonico con cantanti donne che urlano in growl. Spezzo subito una lancia a favore di questo strumentale “Soul Shifter”: il nostro si è dedicato, miscelando nel migliore dei modi, a diversi stili quali il rock classico, il funk, l'heavy rock, il classicismo e – ovvio- in alcuni momenti hyper speed guitar. Da notare la presenza di una folta schiera di session man che hanno dato un prezioso contributo alla riuscita di questo disco anche se è sempre il nostro guitar hero, che qui suona anche basso e tastiere, a rendere l'album un piccolo scrigno di momenti magici. Si parte con la funkeggiante opener che è un eccelso biglietto da visita per poi seguire con la più classica e non eccezionale 'Same Sun Shine' mentre si rialza il tasso di adrenalina con la stupenda 'Kung fu Grip'; un mix di funky, rock, hard che deve qualcosa a Satriani e Vai ma è resa originale dal tocco del nostro che usa il wah-wah facendo emettere alla chitarra autentici vagiti ...quasi parole. Stupenda! La successiva 'Mystified' è lenta e sognante, giusto per rilassarsi un pochino come anche 'Brother Carlos' che però è più originale nella parte finale solista più ricercata ed elegante. Un altro pezzo sopra le righe è 'Gainesville Station', un heavy rock tagliente ma molto ruffiano ricco di fraseggi e riff che rendono il brano quasi ballabile e gaudioso, menzione particolare per lo sviluppo nella parte finale del solos di chitarra che duetta con le parti di piano! Si calmano gli spiriti con l'eufonica 'Soul Rider' e 'Mirage' per arrivare alla lenta ' Heard You Were Gone' elegante nell'esecuzione e nelle armonie anche se non fa gridare al miracolo. Chiude l'album 'Across The Ages' bella song dove il nostro da sfoggio alla sua bravura per convincerci che ancora oggi, in questo periodo assai sterile di emozioni, un bel disco strumentale può essere un regalo prezioso.

Roby Comanducci

Lug 31

 

 

 

Line up: Hans Ziller - guitars/backing vocals, Alexx Stahl - lead vocals, Ronnie Parkes - bass/backing vocals, Frank Panè - guitars/backing vocals, Andrè Hilgers - drums

Tracklist: The Joker, Gotta Get Away, The Devil Made Me Do It, Ride The Blade, When An Old Man Cries, Rock’n’Roll Survivors, Fire And Ice, Warrior, Fire Etude, Breaking Out, Fistful Of Fire, The Surge, Gloryland, When An Old Man Cries (Acoustic Version)

Non posso negare la mia affezione al combo teutonico in questione. I Bonfire per il sottoscritto sono stati (ma lo sono ancora magari non più con la verve degli anni d'oro) la band hard rock per eccellenza. Li preferivo, in alcuni album, anche ai connazionali e maestri Scorpions. Inutile negare l'incommensurabile valore di una pietra miliare qual'è stata “Point Blank” nel lontano 1989 mai più (purtroppo) superata ma comunque i Bonfire dal 1986 ad ora hanno confezionato ben 25 dischi (tra studio, live, best ecc...). Questo, appunto, è il loro venticinquesimo album che cercherà di regalarci un po' di sano e robusto hard rock sempre venato dalla loro intensa armonia. Peccato che oramai dal 2015 abbia lasciato il gruppo il fantastico vocalist Claus Lessmann e questo è un punto decisamente a sfavore poiché la sua ugola avrebbe donato anche a questo “Fistful...” un mood ed un alone differente anche se il singer attuale Alex Stahl fa di tutto per farsi voler bene ed anche se la sua timbrica non ha minimamente il mordente e l'aggressività di Lessmann riesce comunque a regalarci una buona prestazione. Il disco indubbiamente è strutturato bene su 14 tracce (forse anche troppe) e da adito all'unico membro rimasto della formazione originale, il chitarrista Hans Ziller, di aver fatto un buon lavoro. La band è sinonimo di potenza miscelata a forti eufonie e arrangiamenti che rendono -a volte – il suono pomposo e 'importante'. Infatti per poter ascoltare un mood di questo tipo, lasciando perdere il bellissimo intro iniziale 'The Joker', salterei subito alla quarta traccia, 'Ride The Blade' che rimembra i vecchi fasti ed ha l'imprinting giusto per conficcarsi nella vostra testa, una song che avrei visto bene nella tracklist dell'ottimo “Free” targato 2003. C'è anche un lento (poi ripreso in versione acustica nel finale) 'When An Old Man Cries' pezzo valido, non eccezionale, ma interessante. Ma in questo album sono i brani più rocciosi a vincere la partita e quindi menzione particolare per la diretta 'Rock'n'Roll Survivors', brano semplice con delle buone chorus line da valorizzare sicuramente in chiave live. Saltiamo quindi ad un altro intro dove si dilettano i due chitarristi con un ottimo risultato strumentale, parlo di 'Fire Etude' che ci prepara al roccioso heavy rock di 'Breaking Out'. Un altro intro strumentale molto interessante 'The Surge' ci conduce invece all'aggressivo up tempo di 'Gloryland'. Questo è quanto ragazzi. Un album che supera abbondantemente la media della qualità attualmente in circolazione pur avendo qualche song sottotono ma rifacendosi alla grande nelle tracce che vi ho descritto e che valgono l'acquisto di questo disco!


Roby Comanducci