Line up: Damiano Davide - vocals, Victoria de Angelis - bass, Ethan Torchio – drums, Thomas Raggi – guitars.
Tracklist: Zitti e Buoni, Coraline, Lividi sui Gomiti, I Wanna Be Your Slave, In Nome del Padre, For Your Love, La Paura Del Buio, Vent'anni.
Se n'è parlato fin troppo, ma è sempre così dopo il festival di Sanremo; si crea un caso ad hoc, si grida allo scandalo, ci si scaglia contro o a favore del tipo, cantante, presentatore, ospite, gossip. E questo tutti gli anni, tutti i sacrosanti anni il festival deve fare “scandalo” perché, altrimenti, di musica ne propone assai poca e di qualità allarmante. Bene. Quest'anno il caro festival ha cannato completamente: hanno fatto vincere le persone sbagliate, sbagliate non perché non brave ma perché non direttamente proporzionali al popoletto bigotto, benpensante e ipocrita, l'italiota medio. Ovviamente i 18 milioni di download del brano vincitore “Zitti e Buoni” è segno che, nonostante tutto, ci hanno azzeccato. Ma chi ci ha azzeccato? (beh, la casa discografia ovviamente). I qui presenti ragazzi sono stati capaci di tirarsi addosso le ire di mezza Italia perbenista scandalizzata dal fatto che un gruppo con un distorsore alla chitarra abbia preso a schiaffi tutti gli altri “musicisti” della kermesse e, dall'altra parte, la “stampa rock specializzata”, quella che vuole essere defender fino al voltastomaco, che li ha scherniti buttando merda su questa band solo perché...perché??? Perché non sono veri metallari? Puntualizziamo: i Maneskin NON sono assolutamente metal, NON sono nemmeno hard rock, sono un gruppo moderno, attuale, frizzante ed originale che suona rock semplice ma diretto e ben studiato e composto. Subito tutti a gridare al linciaggio addirittura facendo paragoni col nostro glorioso passato e i mostri sacri che ci hanno fatto crescere: no, non avete capito un cazzo, questi ragazzi non sono – e magari non lo saranno mai – dei capisaldi del nuovo rock ma, perlomeno, pur essendo un bel “prodottino” sicuramente studiato e “preconfezionato” (ma quante band nella storia del rock duro hanno creato il loro successo a “tavolino”? Vogliamo fare un elenco?...nda), hanno dalla loro una sorta di energia e rabbia propria dei vent'anni ma anche qualità e originalità. Hanno comunque già pubblicato un Ep, “Chosen” nel 2017, e un album, “Il Ballo della vita” nel 2018, senza contare il successo a X Factor che li ha fatti conoscere al grande pubblico. Io stesso non li conoscevo bene, e non avendo seguito Sanremo, dopo la loro vittoria, mi sono informato e ho ascoltato la loro canzone. Risultato? Sono rimasto piacevolmente colpito. Hanno una grinta sfacciata e la caparbia di buttarla su musica come nella dirompente “In Nome del Padre” che accomuna ad un riff sicuramente hard rock e una sezione ritmica pulsante un cantato pregno di disprezzo verso la società. Interessanti anche i due brani in inglese, l'alternative rock di 'I Wanna be Your Slave” e il più intrigante e retrò rock di “For Your Love”. Della oramai “famosa” opener “Zitti e Buoni” saprete già tutto immagino: ne hanno dette di tutti i colori senonché trattasi di un'ottima rock song dedita ad un modern rock con un testo di rivolta che sputa addosso alla gente dicendo “....suono fuori di testa/ ma diversi da loro....”. Ed è così che i giovani dovrebbero ragionare, avere il coraggio di urlare la propria ribellione. Ok, non siamo più negli anni settanta (immagino diranno in molti…), certo, siamo nel 2021 e quello che poteva essere attuabile, purtroppo, non lo è ai tempi odierni. Siamo in una società che sta involvendo ed anche la musica non ha il coraggio di uscire rimanendo soffocata in certi canoni oppure nei soliti e stantii cliché. Ascoltatevi la stupenda “Coraline”; una vera song da cantautorato di prim'ordine. Miscela un taglio melanconico iniziando come una nenia e sviluppandosi in un rock avvolgente ricco di pathos e pregno di forti emozioni. Altra traccia sulla falsariga de 'In Nome Del Padre' è “Lividi sui Gomiti” dove il testo colpisce per contenuti e storia e si erge sempre su un rock di ottima levatura. Diciamo che la sezione ritmica è degna di nota perché in tutte le song non si limita al 'semplice compitino' di accompagnamento ma ci regala passaggi e spunti che impreziosiscono il suono nel suo insieme e permettono al guitar player Thomas Raggi di cesellare riff taglienti e brevi solos di indubbio interesse. Concludono questo full lenght album la penultima “La Paura Del Buio”, ottima rock song, e la conslusiva semi ballad “Vent'anni” sicuramente toccante (parlando sempre del testo) e carica di una forte emotività. Siamo arrivati alla fine della recensione. Bene. Cosa è cambiato quindi? Nulla direi; non sono di certo nati i nuovi Led Zep, I nuovi Nirvana, i nuovi Offspring. Non abbiamo una new vawe of italian metal, rock o alternative. Di gruppi validissimi in Italia che fanno hard&heavy ce ne sono (ascoltatevi l’ultimo dei Labyrinth e mi direte!!). Non siamo al cospetto di un album che creerà chissa quale nuovo trend. Ma noi non vogliamo i nuovi Led Zep, o meglio ancora (visto che di rock italiano si parla) i nuovi Litfiba, i nuovi Negrita e via dicendo, quelli sono e rimangono nell'olimpo e non bisogna nemmeno paragonarli o scomodarli. Noi vogliamo che la musica vada avanti, che non si fossilizzi in un periodo dove la trap e l'hip hop la fanno da padrone, dove i ragazzini non comprano più dischi e non ascoltano più musica nel vero senso della parola. Si sono persi tanti valori ma poi succede che quattro giovanissimi escono fuori con un brano assolutamente anticonformista, vincono il “Festival della falsità” ed entrano nelle case degli italiani. Si....gli stessi italiani che sputano addosso e criticano tutto quello che è leggermente diverso. Son curioso adesso di valutare i Maneskin con il prossimo album (che sarà la vera prova del nove) ma per ora promuoviamoli a pieni voti. Bravi.
Roby Comanducci
Line-up: Chez Kane. Produced/mixed/recorded by: Danny Rexon
Tracklist: Better Than Love, All Of It, Rocket On The Radio, Get It On, Too Late For Love, Defender Of The Heart, Ball N' Chain, Midnight Rendezvous, Die In The Name Of Love, Dead End Street
Un autentico tuffo nel passato, nel nostro glorioso passato oserei dire, quello dell'hair metal ottantiano che tanto ci ha regalato e che non tramonterà mai nel cuore di ognuno di noi. L'avvenente e brava female singer inglese Chez Kane (già leader insieme alle sue sorelle della band Kane'd, nda) si cimenta in questo suo solo debut album coadiuvata da Danny Rexon dei glam rockers Crazy Lixx in fase di produzione/mixaggio/registrazione. Dieci song che sprizzano energia ad ogni solco (fa senso parlare di “solchi” nel 2021 ma mi spiace per i modernisti, c'è ancora gente che compra qualche vinile....nda), commerciali e radiofoniche al punto giusto e con quel catchy che fa tanto piacere se si vuole passare una quarantina di minuti senza pensare alle menate della nostra vita. Siamo al cospetto di un album che ricalca fedelmente stilemi sì già sentiti e quindi non propriamente originali ma, forse, è anche questo il suo punto forte: un sound che miscela i Femme Fatale, Lee Aaron, Lita Ford e i Bon Jovi di “Slippery...”. Cosa potrete aspettarvi quindi da una presentazione come questa? Tanto fun, suoni pomposi, chorus line ad effetto e un rock da vasto airplay. Classico sempio è l'arena song 'Get in On' che ogni emittente radiofonica vorrebbe fare sua, oppure l'anthemica 'All of It' ma anche il gustoso ed “aggressive” hard rock di ' Midnight Rendezvous'. Altra potenziale hit single (lo sarebbe stata sicuramente negli 'eighties'!!) è 'Rocket on the Radio' che sembra accarezzare sonorità care agli Honeymoon Suite mentre se amate Bon Jovi ritroverete echi di 'Livin' On a Prayer' nell'intrigante ' Ball N' Chain'. Un album da ascoltare tutto di un fiato, giusta colonna sonora per una serata “wild” con amici e buona birra. Brava Chez!
Roby Comanducci