Iven

Iven

Ott 20

INTERVISTA: APRIL ART

INTERVISTA APRIL ART

by: Iven

photo by: Reaper Label Management - Gregor Rothermel

per leggere la review del disco click here

 

Abbiamo cercato di intervistare la female singer della new sensation April Art, Lisa, ma purtroppo c'è stato un problema e alle nostre risposte ha dato forma il chitarrista Chris Bunnel

 

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Nel vostro album mescolate molto bene l'elettronica con le chitarre metal vecchio stile, pensi che evolverete il vostro sound futuro in una delle due direzioni?

Dipende da come ci sentiamo mentre scriviamo la nostra musica. Usare l’elettronica è come condire il pasto. A volte avrai bisogno di un po’ più o un po’ meno “pepe”. Per quanto riguarda la chitarra, non pensiamo che sia heavy metal vecchio stile. Per noi è più un tipo moderno di "riff djenty" con accordatura bassa. ;D

Collegandomi alla domanda precedente, pensi che il progetto iniziale, musicalmente, sia cambiato rispetto a come siete oggi? Se sì, per quale motivo?

Sì. Il nostro primo album “Rise & Fall” è un album rock ed è molto più morbido di quanto suoniamo adesso. Non abbiamo quasi avuto reazioni all'album. Sapevamo che dovevamo cambiare molto e diventare molto più creativi. Durante la crisi 2020 abbiamo lavorato sull'immagine e sul suono della nostra band. Volevamo suonare più pesanti e interessanti, quindi abbiamo abbassato l'accordatura delle chitarre e siamo diventati più creativi con l'elettronica. Band come Wage War, I Prevail e Falling in Reverse ci hanno ispirato molto.

In molte canzoni si sentono molti passaggi con chitarre metal molto riconoscibili in gruppi come System of a down o Korn, ci sono gruppi che vi hanno influenzato in queste direzioni? O forse altri per altri motivi?

I Korn e molte altre band, come ho menzionato nella domanda precedente, sono ovviamente una grande ispirazione per il suono e i riff di chitarra metal.

Avete mai scartato qualche canzone per un album? Se sì, vi siete pentiti della scelta? Utilizzerete quel materiale per produzioni future?

Questa è buona. Scartiamo sempre il materiale, quando scriviamo. Siamo abituati a iniziare a scrivere molte battute con una semplice progressione di accordi. Scegliamo il meglio per scrivere un'intera canzone. Alla fine cerchiamo tutti di trovare le migliori canzoni per l'album. Ma noi ricicliamo anche molte delle nostre idee. Abbiamo ancora due titoli di lavoro provenienti dalle sessioni di scrittura di "Rodeo", su cui continueremo a lavorare e che speriamo di utilizzare per le future uscite dei singoli.

Nei live e nei video siete sempre vestiti rigorosamente di rosso, la divisa è un forte segno distintivo che caratterizza molto, perché la scelta del rosso acceso? Ha un significato particolare?

Tutto è iniziato durante la crisi. Abbiamo scritto la canzone “Break the Silence” e girato un video musicale in un’arena vuota in collaborazione con #alarmstuferot (Red Alert). Dopo aver pubblicato il video, con noi vestiti di rosso abbiamo pensato che fosse una grande idea far emergere la scena metal "malvagia" vestita di nero e attenerci al codice di abbigliamento.

Nel 2024 pensi che le case discografiche possano ancora essere un trampolino di lancio per i grandi palchi o per realizzare il tuo materiale devi essere completamente indipendente? Siete disposti ad accettare compromessi? Anche solo lievi cambiamenti? Oppure radicali anche a costo di suonare nei pub?

Penso che sia molto importante avere i partner giusti al momento giusto. E penso che sia ancora più importante che tutti nel team siano entusiasti del progetto. Se è così, una casa discografica può essere un trampolino di lancio per palchi più grandi, perché aiuta a rendere le cose possibili. Non c’era stata una situazione in cui dovevamo scendere a compromessi. Siamo davvero grati di avere Reaper con noi a bordo.

Pensando alla band tra 10 anni, dove ti piacerebbe essere?

Vogliamo suonare in grandi arene ed essere gli headliner del Wacken Open Air Festival, suonare in tutto il mondo e passare più tempo possibile suonando e creando musica.

Quale band vorresti supportare?

Mi piacerebbe supportare Papa Roach o Limp Bizkit.

Ci sono paesi in cui ti piacerebbe assolutamente suonare? Oppure ci sono stati posti che ti hanno colpito particolarmente per il calore del pubblico, o addirittura il contrario: dove ti aspettavi più hype?

Personalmente mi piacerebbe fare un tour in Giappone. "April Art live at budokan" è nella mia lista dei desideri.

Considerato il nuovo cantante dei Linkin Park, cosa ne pensi del cambio di direzione verso una voce femminile? E in generale le voci femminili nel metal aumentano sempre di più, è segno di maggiore uguaglianza o semplicemente negli ultimi anni sempre più donne si avvicinano al metal?

Penso che sia una scelta eccellente. Emily Amrstrong sta facendo un ottimo lavoro e si adatta molto bene! Penso anche che sia fantastico, perché non puoi davvero paragonare una voce femminile al leggendario canto di Chester. Oltre a ciò, mi piacciono molto i gruppi rock e metal con una cantante femminile.

 

ENGLISH TRANSLATION

 


In your album you mix electronics with old-style metal guitars very well, do you think you will evolve your future sound in one of the two directions?

It depends on how we feel during writing our music. Using electronics is like seasoning the meal. Sometimes you’ll need a little more or a little less “pepper”.  Guitar wise we don’t think it’s old-style heavy metal. For us it’s more a modern kind of low -tuned djenty riffing. ;D

Connecting to the previous question, do you think that the initial project, musically, has changed compared to how you are today? If so, for what reason?

Yes. Our first album “Rise & Fall” is a rock album and way softer than we sound now. We almost had no reactions to the album. We knew we had to change a lot and get way more creative. During the crisis 2020 we worked on our band image and sound. We wanted to sound heavier and more interesting, so we tuned the guitars down and also got more creative with electronics. Bands like Wage War, I Prevail and Falling in Reverse inspired us a lot.  

In many songs you can hear many passages with metal guitars very recognizable in groups like system of a down or Korn, are there groups that have influenced you in these directions? Or maybe others for other reasons?

Korn and many other Bands, like I mentioned in the previous question are of course a big inspiration for the sound and metal guitar riffs.

Have you ever discarded any songs for an album? If so, have you regretted the choice? Will you use that material for future productions?

That’s a good one. We always discard material, when we write. We are used to start writing a lot of hook-lines with a simple chord progression. We pick the best for writing a whole song. At the end we all try to find the best songs for the album. But we also recycle a lot of our ideas. We still have two work titles from the writing sessions of Rodeo, that we will keep working on and hopefully use for future single releases.  

In live and videos you are always strictly dressed in red, the uniform is a strong distinctive sign that characterizes a lot, why the choice of bright red? Does it have a particular meaning?

It all started during the crisis. We wrote the song “Break the silence” and filmed a music video in an empty arena in cooperation with #alarmstuferot (Red Alert). After releasing the video, with us dressed in red we thought it’s a great idea to pop out the black dressed “evil” metal scene and stick to the dress-code.

In 2024 do you think that record companies can still be a springboard for the big stages or to make your own material you have to be completely independent? Are you willing to accept compromises? Even just slight changes? Or radical ones even at the cost of playing in pubs?

I think it’s very important to have the right partners to the right time. And I think it’s even more important, that everybody in the team is hyped about the project. If that’s the case a record company can be springboard for bigger stages, because they help making things possible. We didn’t have the situation, where we had to make any compromises, yet. We are really grateful to have Reaper with us on board.

Thinking about the band in 10 years, where would you like to be?

We want to play big arenas and headline the wacken open air festival, play all over the world and spend as much time as possible playing and creating music.

Which band would you like to support?

I would love to support Papa Roach or Limp Bizkit.

Are there countries where you would absolutely like to play? Or were there places that particularly impressed you for the warmth of the audience, or even the opposite: where did you expect more hype?

I personally would love to tour in Japan. “April Art live at budokan” is on my bucket list. I also want to be back on the 70.000 tons of metal. That was a fantastic experience!

Given the new singer of Linkin Park, what do you think about the change of direction towards a female voice? And in general, female voices in metal are increasing more and more, is it a sign of greater equality or simply in recent years more women approaching metal?

I think it’s an excellent choice.  Emily Amrstrong is doing a great job and fits very well! I also think it’s great, because you can’t really compare a female voice to Chester's legendary singing. Beside that, I really enjoy female fronted rock and metal bands.

 

 

 

Ott 12

WIND ROSE “Trollslayer”

WIND ROSE
“Trollslayer”
(Napalm Records)
release date: 04 – 10 - 2024
genere: epic metal
voto: 4,5

Line-up: Francesco Cavalieri - voice, Claudio Falconcini - guitar, Federico Meranda - keyboards, Cristiano Bertocchi - bass, Federico Gatti – drums.

Tracklist: Of Ice and Blood, Dance of the Axes, The Great Feast Underground, Rock and Stone, To Be a Dwarf, Home of the Twilight, Trollslayer, Legacy of the Forge, No More Sorrow

L'esercito pisano di power metal in stile nanico: i Wind Rose tornano alla ribalta con il nuovo album, Trollslayer: esplodendo sulla scena con apparizioni virali sui social e accumulando quasi mezzo milione di follower. Con quasi un milione di ascoltatori mensili, i Wind Rose hanno consolidato la loro reputazione di potenza nella moderna scena power metal italiana e non solo. Tutti ricordano il successo di questi ragazzi, "Diggy Diggy Hole" di Wintersaga, che ha accumulato oltre 50 milioni di streaming e visualizzazioni su tutte le piattaforme. Il loro album successivo, Warfront, ha ulteriormente consolidato la loro popolarità, debuttando nella Top 10 della classifica US Current Hard Music Albums. Trollslayer arriva subito prima del loro tour europeo più grande e immenso di sempre insieme a Powerwolf e Hammerfall, e promette la miscela perfetta di inni da festa distintivi insieme a tracce selezionate più profonde e serie. Dopo una intro piacevole, con “Dance of the Axes” si entra di colpo in un giro di doppia cassa coinvolgente, ma la cosa che colpisce subito é l'approccio vocale diverso, più aggressivo e meno importato alla pura tecnica cristallina tipica dell'epic. I cori sono imponenti e riempiono un canovaccio armonico fatto di archi e chitarre che banchettano insieme. Si entra nell'atmosfera vichinga. “The Great Feast Underground” spiazza con sua partenza quasi punk, Dropkick Murphys a piene mani con cori e sinth simili a cornamusa. Pur mantenendo un senso tipico delle altitudini fredde dell'Europa, esce da quel bisogno di pomposità tipico del genere, scegliendo di dedicarsi al chaos (in senso buono). La linea persiste alla grande, meno incisiva, per non esagerare, ma con la stessa energia in “Rock and Stone “, dove l'atmosfera punk si affievolisce a fronte di un tema più consueto. La voce esprime un tono imponente, avvicinandosi a un inno sul ritornello che dà davvero la carica! Ritmica incalzante e atmosfera da osteria per “To Be a Dwarf”, dove sembra proprio di immergersi in un epoca in cui i boccali di birra erano fatti di corno e di ceramica. La melodia segue la voce e i cori più che supportare la voce sembra vogliano divertirsi insieme come vecchi amici che alla fine della giornata di lavoro si godono qualche ora insieme. Si torna a una sequenza più classica con “Home of the Twilight“ dove il "clavicembalo" segue una sua linea e si armonizza alla perfezione con la voce. Grazie alla ritmica e alle chitarre rigorose, tutto appare melodicamente perfetto. “Trollslayer” ha un suono molto epic, con chitarre e synth che vengono stravolti da una potenza vocale molto trash metal, nonostante la ritmica si adagi perfettamente nel mondo delle fate e degli elfi. “Legacy of the Forge” prosegue come la precedente, inserendo però un sound più austero e una serie di cori che regalano un a forza musicale davvero affascinante; quasi malinconica in certi punti. “No More Sorrow”, capolavoro! 7 minuti di intensa melodia, cambi e continue sorprese: la voce entra con un tono in certi versi nu metal, pop, e chi più ne ha più ne metta, i cori però, richiamano al sound classico al quale siamo abituati in tutto il disco. Poi buuum, un ritornello da pelle d'oca, batteria dimezzata e cori all'unisono con la voce in un tripudio di rabbia e tristezza. Pelle d'oca. Poi ancora veloce per una strofa sempre più montagna russa. Proseguendo con continui saliscendi in cui la canzone più lunga del disco arriva alla fine e ci si sente pronti per riascoltarla immediatamente. Un album ricco di sorprese e sonorità inaspettate, che aggiunge al classico sound epic metal, alcune parti addirittura punk, sotto certi aspetti. Originale sotto tanti punti di vista. Che dire: italians do it better! Bravi ragazzi, un album veramente valido!

Iven

ARIES DESCENDANT
“From the asces of deceit”
(Frontiers Music s.r.l.)
release: 18 – 10 – 2024
genere: epic metal
voto: 3.5

Line-up: Jonah Weingarten - keyboards and orchestration, Nicklas Sonne - vocals, guitars and bass, Guest musician: Tina Guo - in “The Heart of the Forest”

Tracklist: From The Ashes Of Deceit, Aflame The Cold, Oblivion, Symphony Of Demise, Moira, Downfall, Renewal Of Hope, Mechanical Ascendance, Echoes Of Betrayal, The Heart Of The Forest (Feat. Tina Guo on Cello)

Quando si dice che due è meglio di uno, beh ci sono casi in cui due sono meglio di un orchestra intera: gli Aries descendent, ovvero Jonah e Nicklas, dimostrano proprio questo. Quanto la competenza musicale unita alla moderna tecnologia possa richiamare a sé i suoni del mondo, di un intera orchestra e della natura. Non dimentichiamoci il metal, caro santo e onnipresente metal nei nostri cuori, chitarre potenti e doppie casse agguerrite si mischiano al velato cinguettio di violini e pianoforti. E con solo 4 mani! Jonah Weingarten dichiara: questo album è nato da una grande amicizia che si è formata tra noi e da decenni di esperienza combinata nell'industria musicale. Aries Descendant riguarda il superamento delle lotte personali trasformandole in arte. Jonah ha iniziato la sua carriera con la band progressive metal internazionale Pyramaze. Nel corso degli anni, ha collaborato con artisti come Dave Ellefson (Megadeth), James Murphy (Testament, Death), Matt Barlow (Iced Earth) e molti altri, rimanendo comunque membro a tempo pieno dei Pyramaze dal 2002 e nel 2020. Oltre a tutto il suo lavoro nel mondo del metal/rock, Jonah è anche un affermato compositore di film indipendenti, colonne sonore di videogiochi, inni di squadre sportive e musica per trailer epici. Nicklas Sonne, invece, ha iniziato la sua esperienza musicale come batterista prima di passare alla chitarra e infine diventare un cantautore in una serie di progetti metal e hard rock. La sua lunga carriera ha incluso tour internazionali in posti come il Giappone e l'apertura di concerti per pesi massimi del metal tra cui Metallica e Rammstein. Uniti da una visione comune, Jonah e Nicklas hanno deciso di intraprendere un viaggio musicale rivoluzionario, dando vita al fenomeno che è Aries Descendant. “From The Ashes Of Deceit” é un po Jack Sparrow e un po Batman ma risulta una intro molto piacevole, che regala la scena a: “Aflame The Cold”, middle time aggressiva dove la voce entra morbida e cresce assieme alle chitarre con molto garbo, piano piano, prevalgono su archi e pianoforti; la voce che alterna gutturale e tecnicismi notevoli per inserirsi perfettamente in quell'angolo buio tra metal e lirica. Assolo power metal per antonomasia. “Oblivion” inizia sorniona, con passaggi lenti e sonorità quasi catartiche. Ritornello epico per eccellenza, bellissimo connubio chitarre e violini in alternanza con una doppia cassa potente ma discreta. “Symphony Of Demise” cambia gli equilibri dando maggiore risalto alla parte metal: chitarre e batteria prendono decisamente il sopravvento continuando sempre ad avere grande rispetto per la lirica, che segue con garbo l'evoluzione sonora tra ritornello e strofa. Sicuramente una delle canzoni più incisive del disco. “Moira” torna a un middle time consono a tutto il disco ma con una intenzione molto più incisiva: voce e chitarre sono più aggressive ma anche generose nel lasciare il via libera ai synth in certe parti. Un'alternanza molto potente che sfocia in un unisono veramente interessante per tutto l'ultimo minuto, voci chitarre e violini si intersecano in maniera sublime in una ballata melanconica mista a rabbia e passione. “Downfall” aumenta i giri mantenendo una ritmica molto decisa e granitica, voce più pop sulla strofa mentre il ritornello sembra un musical di Andrew Lloyd Webber. Ritmo più cadenzato per “Renewal Of Hope” canzone molto più diretta e lineare, forse in mezzo a tanti cambi di tempo e intenzione, suona un po' come una boccata d'aria fresca. Un piccolo inno al quale sono stati tolti un po' di fronzoli e data una linea retta e decisa. Ottimo! Continuiamo come la precedente, dando un tocco di pop a un canovaccio già sentito, anche questa “Mechanical Ascendance”, risulta più lineare e spinge sulle chitarre anche più di prima, accostando proprio la lirica con mano forte e decisa, prendendone il sopravvento. Ora immaginiamo un pianoforte sopra un palco e un drappo rosso che si apre davanti a un pubblico silenzioso: “Echoes Of Betrayal” inizia così. Poi dagli spalti in fondo accade qualcosa: delle potentissime chitarre entrano decise dalla galleria e rapiscono la voce che improvvisamente diventa parte integrante come avesse la sindrome di Stoccolma, si innamorano gli uni degli altri in un escalation di suoni poderosi. Notevole! “The Heart Of The Forest” riesce a unire tutti i suoni della natura regalando un pizzico di nostalgia all'interno dei vari saliscendi della melodia. Giorni assolati e temporali; chiudendo gli occhi si vedono perfettamente. Nell'insieme, un progetto che, se non fosse confezionato da sole due persone, passerebbe un po più anonimo ma che conoscendone la costruzione risulta davvero notevole. Prendendo in esame solo le canzoni però, appare vagamente già sentito, nonostante delle intuizioni stilistiche davvero incisive. C'è da lavorare ma il bimbo cresce bene.

Iven

Set 11

APRIL ART "Rodeo”

APRIL ART
"Rodeo”
(Watermarked)
release date: 4 - 10 - 2024
genere: heavy metal, modern metal
voto: 4

Line-up: Lisa-Marie Watz - Vocal, Ben Juelg - drums, Chris Bunnell - guitar, Julian Schuetze - bass.

Tracklist: Rodeo, Burn, Who i never meant to be, Not sorry, On your side, Jackhammer, Let em go, Head up high,Not afraid, Not sorry (acoustic), Change part II


In questo periodo di forte hipe tra cantanti uomini che vengono sostituiti da cantanti donna con talento da vendere e diatribe su volontà musicale o economica, c'è una voce femminile con annessa band alle spalle che non avrebbe problemi a urlare tutto il suo talento sopra i palchi più importanti d'Europa. Loro sono gli April Art: moderni, freschi, sbarazzini e donano coraggio, forza e ottimismo. Esattamente ciò di cui il mondo ha disperatamente bisogno in questo momento! La Bella e la Bestia, qui in una persona: Lisa-Marie Watz, la front woman della band. Chris Bunnell, Ben Juelg e Julian Schuetze forniscono a questa forza vocale della natura un sottofondo musicale brutale su cui poter gridare al mondo i loro pensieri. E ci salutano col nuovo album: "Rodeo", un mix perfetto tra tradizione e innovazione, assoli vecchio stile e voci urlanti e crudeli si mischiano, senza mai fare a spallate, con elettronica e suoni più moderni. La title track apre le danze con un sound elettronico che potrebbe inizialmente fuorviare. La voce impetuosa di Lisa-Marie sovrasta è ammalia con il giusto mix di cattiveria e melodia.Chitarre nu metal con assoli vecchia scuola e doppio pedale ben dosato creano un sound unico in una escalation di potenza che porta a "Burn": inizio tachicardico che apre sul ritornello melodico, trade union del pezzo é la chitarra che sale e scende alla perfezione giocando con voce e compagni di ritmo. Finale cattivo! Da stadio. "Who I never meant to be" segue la struttura e anche pochino la melodia della precedente, dando però più pathos sul ritornello morbido esaltando la voce. Parte centrale selvaggia, con ritorno su solo di chitarra. Tanta roba. "Not Sorry" tiene altissimi i ritmi per poi aprire nuovamente sul ritornello con delle chitarre in stile Korn, bridge preso a piene mani dagli ultimi System Of a Down, entrèe nel l'assolo, breve ma molto intenso.Cambio di approccio per "On your side", dove si cerca di dare più varietà a un copione ritmico fino a qui valido ma leggermente ripetitivo. "Jackhammer" é il pezzo da spiaggia. Tanto pop e un pizzico di elettronica ma niente di fastidioso, accenno di rap alla voce, seguito molto bene dalla ritmica. Bridge finale per ricordare chi siamo! "Let Em Go" potrebbe essere definita la ballad del disco: la voce tende più al pulito e le chitarre sono più cadenzate nonostante mantengano la loro usuale potenza, intervalli metal ricordano da dove arrivano i ragazzi ma la voce "soft" regala un coinvolgimento morbido e accompagna la canzone fino a un assolo romantico. Le canzoni che preferisco, quelle da concerto, eccone una: "Head up high" . Ottimo inizio, molto hard rock style, pur mantenendo sonorità moderne, incita il pubblico con un riff tagliente e accattivante, solito ritornello aperto e morbido ma molto cantabile, adatto a tutti i palchi! Bel gioco finale tra voce e assolo, per la chiusura perfetta. "Not Afraid" prosegue la ricerca di sonorità moderne con molti richiami al metal vecchio stile, ritornello più pop quasi a voler pareggiare la cattiveria batteristica e quel suo doppio pedale incalzante. Un vero e proprio duetto tra voce e pelli in cui le chitarre si inseriscono quasi come fossero l'amante in una relazione stabile. Poi come sempre, la voce sceglie di tornare col primo amore e la chitarra ne esce vincitrice sul finale ma senza guerra, gli strumenti all'unisono concludono questa canzone scegliendo di convivere insieme sotto lo stesso tetto. "Not Sorry" in versione acustica mantiene l'intensità della versione elettrica esaltando le qualità vocali di Lisa-Marie. Molto piacevole. "Change part II" mischia tantissime cose sotto lo stesso tetto, inizio molto pop e un accenno di rap, elettronica accennata qui e li, cuociamo tutto a fuoco lento con l'inserimento di chitarre metal a profusione. Ritornello pop quasi da radio. Lasciamo raffreddare e servite a tavola con un pizzico di assoli rock alla vecchia maniera. Buon appetito

Iven

 

ENGLISH TRANSLATION

In this period of strong hype between male singers who are being replaced by talented female singers and disputes about musical or economic will, there is a female voice with a band behind her who would have no problem shouting all her talent on the most important stages in Europe. They are April Art: modern, fresh, carefree and they give courage, strength and optimism. Exactly what the world desperately needs right now! Beauty and the Beast, here in one person: Lisa-Marie Watz, the front woman of the band. Chris Bunnell, Ben Juelg and Julian Schuetze provide this vocal force of nature with a brutal musical background on which to shout their thoughts to the world. And they say goodbye to us with the new album: "Rodeo", a perfect mix of tradition and innovation, old-fashioned solos and screaming and cruel voices mix, without ever shoving, with electronics and more modern sounds. The title track opens the dance with an electronic sound that could initially mislead. Lisa-Marie's impetuous voice dominates and enchants with the right mix of wickedness and melody. Nu metal guitars with old school solos and well-measured double pedal create a unique sound in an escalation of power that leads to "Burn": tachycardic beginning that opens on the melodic chorus, the trade union of the piece is the guitar that rises and falls perfectly playing with the voice and rhythm companions. Bad ending! Stadium-worthy. "Who I never meant to be" follows the structure and even a little the melody of the previous one, but giving more pathos on the soft chorus exalting the voice. Wild central part, with return on guitar solo. So much stuff. "Not Sorry" keeps the rhythms very high and then opens again on the chorus with Korn-style guitars, bridge taken from the latest System Of a Down, entrée in the solo, short but very intense. Change of approach for "On your side", where they try to give more variety to a rhythmic script that up to this point has been valid but slightly repetitive. "Jackhammer" is the beach piece. Lots of pop and a pinch of electronics but nothing annoying, a hint of rap in the voice, followed very well by the rhythm. Final bridge to remember who we are! "Let Em Go" could be defined as the ballad of the album: the voice tends to be cleaner and the guitars are more cadenced despite maintaining their usual power, metal intervals remind us of where the boys come from but the "soft" voice gives a soft involvement and accompanies the song up to a romantic solo. The songs I prefer, the concert ones, here's one: "Head up high". Great start, very hard rock style, while maintaining modern sounds, incites the audience with a sharp and catchy riff, usual open and soft chorus but very singable, suitable for all stages! Nice final game between voice and solo, for the perfect closure. "Not Afraid" continues the search for modern sounds with many references to old-style metal, more pop chorus almost as if to equal the drums' wickedness and that pressing double pedal. A real duet between voice and skins in which the guitars insert themselves almost as if they were the lover in a stable relationship. Then as always, the voice chooses to return with the first love and the guitar comes out the winner at the end but without war, the instruments in unison conclude this song choosing to live together under the same roof. "Not Sorry" in the acoustic version maintains the intensity of the electric version, enhancing Lisa-Marie's vocal qualities. Very pleasant. "Change part II" mixes a lot of things under the same roof, very pop beginning and a hint of rap, electronics hinted here and there, we cook everything on a slow fire with the insertion of metal guitars in abundance. Pop chorus almost radio. Let it cool and serve at the table with a pinch of old-fashioned rock solos. Enjoy your meal

 

 

 

Apr 21

PERSEUS "Into The Silence"

PERSEUS
"Into The Silence"
(Escape Music)
release: 19 – 04 – 2024
genere: power metal
voto: 4.5

Line-up: Antonio

Abate - vocals, Cristian Guzzo - guitars, Gabriele Pinto - guitars, Alex Anelli - bass, Andrea Mariani – drums.

Tracklist: The Clash of The Titans, Into The Silence, Strange House, The Kingdom, The Picture of My Time, Defenders Of Light, Il Labirinto Delle Ombre, Twilight, I Believe in Love, Warrior, Cruel Game.

A volte nella routine sonora che mi accompagna quotidianamente è bello inserire qualcosa di particolare e insolito per me. Sono ben felice che questo strappo alle mie abitudini sia stato dato da un incalzante gruppo italiano dai profondi tratti power metal come i Perseus. I Perseus sono appunto un gruppo power metal formatosi nel 2011 a Brindisi dalle ceneri di due gruppi locali, “Hastings” (prog-metal, opener per Athena ed Eldritch) e “Defenders of the Faith” (tributo ai Judas Priest). All'interno di un genere già ben esplorato, i Perseus si ritagliano un proprio spazio personale, ispirandosi alla vecchia scuola metal di band come Judas Priest, Manowar e Queensryche, senza disdegnare influenze da band più "Avant-Gardes" sia italiane che straniere. La tradizione melodica italiana del bel canto e le belle melodie si mescolano con riff potenti. I momenti più intimi delle canzoni vengono evidenziati utilizzando chitarre acustiche e tastiere. Passione, sofferenza, gioia, amore, dannazione, redenzione sono i temi predominanti espressi nei loro testi. Nell'ottobre 2013 i Perseus registrano il loro album di debutto dal titolo "The Mystic Hands of Fate", prodotto da Tommy Talamanca che ha registrato anche le tastiere per la band. Il primo album dà alla band la possibilità di aprire per band come Vision Divine, Queensryche e Hollow Haze. Nel 2016 i Perseus hanno pubblicato il loro secondo album, "A Tale Whispered in The Night" andando poi in tournée insieme ai DragonhammeR per supportare la band metal svedese Civil War nel loro tour europeo. Nel 2024 la band firma con l'inglese "Escape Music Ltd. e pubblica il terzo album "Into the Silence", un album Power Metal forte e ispirato. "Clash of the titans" carica già, anche solo come intro. Potente e mistica, fa da overture in modo perfetto a "into the silence" che mantiene un sottofondo potente e granitico. La voce si inserisce quasi timida per poi evolversi assieme alla canzone in un tripudio melodico. Doppia cassa tipica del genere e assolo moderato, tutto calibrato al centimetro. "Strange house" fa un gradino ancora, salendo di velocità e melodia. La chitarra entra decisa per poi sedersi a fianco agli altri strumenti e aspettare il suo turno per un assolo davvero interessante che da il giusto calcio alla canzone. Inizio celtico per "The kingdom" che sfocia comunque in un power metal da inno alla gioia! Canzone da cantare abbracciati a un boccale di birra. Un altro salto in avanti per la chitarra, con un assolo armonizzato e rientro sul celtic style. Canzone potente, divertente e ballereccia! Davvero top! Grande intensità vocale per "The picture of my time" dove la collaborazione di ugole porta a un ritornello coinvolgente e appassionato, che non lascia indifferente la chitarra e il proprio assolo, moderato, quasi a non voler disturbare l'amore crescente tra le due voci, come a guardarsi negli occhi appassionati mentre la nota sale fino al cielo. Basta amore e molto ritmo! Velocità trascinate per la canzone da automobile che ogni album dovrebbe avere! "Defenders of the light" é questo! Tempi ben scanditi, rapidità e una chitarra che adesso dice basta alla moderazione e si scatena in un escalation di note da brividi. Wow! "Il labirinto delle ombre" può essere definito un tributo al cantautorato italiano oltre che una splendida ballad, pur mantenendo un approccio power metal, regala momenti di nostalgia per un periodo in cui la musica di casa nostra era di altro livello. "Twilight" ha il riff più accattivante del disco! Dando alla voce un'ispirazione ritmica fino a qui mai sentita. La chitarra si incastra alla perfezione con i suoi compagni di viaggio inserendo anche sprazzi di distorsione più decisa! Notevole! La middle time che crea qualche di variazione alla batteria é "I believe in love"; ritornello profondo dove la voce regala veramente una gradevole performance, molto apprezzata l'idea di una seconda voce in italiano che si incastra con l'inglese! "Warrior" é alla stregua di un musical, per poi sfociare in un potente racconto ancestrale! Grande crescita del pezzo al momento dell'ingresso armonizzato delle chitarre durante l'assolo, come a dare a tutti un bel calcio nel sedere, così che anche la voce acquista più convinzione! Finale deciso e pronunciato! Chiusura dell'album col botto, veloce e aggressivo per "Cruel game": doppia cassa incalzante e synth che non si limitano a un tappeto melodico ma acquisiscono protagonismo duettando con la chitarra mentre le voci si abbracciano in una splendida scalata alla vetta più alta. Finale all'unisono tra voci e strumenti, come fosse un inchino su un gigantesco palco, a ringraziare il pubblico che si é appena goduto uno splendido spettacolo.

Iven