THE TREATMENT
“Wake Up The Neighbourhood”
(Frontiers Music s.r.l.)
release: 10 – 05 – 2024
genere: hard rock
voto: 4

Line up: Tom Rampton – vocals, Dhani Mansworth – drums, Tagore Grey – guitar, Tao Grey – guitar, Andy Milburn - bass

Tracklist: Let’s Wake Up This Town, Back To The 1970's, When Thunder And Lightning Strikes, This Fire Still Burns, Man On The Highwire, I Can't Wait No Longer, Don't Make No Difference, Fire Me Up, Free Yourself, Kick You Around, I've Got My Mind Made Up

Eccoci dunque a recensire la nuova “fatica” discografica, la sesta in ordine cronologico, di questo quintetto di Cambridge (Regno Unito) già in auge da diverso tempo, per precisione dal 2008 e con ottimi album all'attivo e, soprattutto, una intensa attività live che li ha portati in giro per il mondo e li ha fatti conoscere come supporter ai fans di Motley, Kiss, Alice Copper tanto per menzionare i nomi più altisonanti. Il loro sound è aggressivo ma al contempo molto semplice; un mix tra gli eterni AC/DC, i seminali Thin Lizzy, o i contemporanei Airbourne, il tutto con un pizzico di creatività e originalità tutta loro. Questo “Wake Up The Neighbourhood” si presenta scoppiettante nel suo incedere tra un hard rock cadenzato, un heavy rock più pompato e di base, sempre e comunque sano ed incontaminato – a volte anche ruvido- rock 'n' roll. Non vi aspettate quindi (per chi non li conosce ancora) funamboliche fughe soliste ma piuttosto un suono d'insieme carico di groove, chitarroni con riff incisivi e ficcanti e una voce tagliente e ben calibrata del singer Rampton. L'album parte, a mio avviso, con la traccia più “scontata”, “ Let’s Wake Up This Town”, che fa il verso ad Anguys Young e soci ma non spicca per originalità. Dalla seconda “Back To The 1970's”, invece, il tiro cambia e i nostri iniziano a rockare con maggiore originalità. Interessante la cadenzata e anthemica “When Thunder And Lightning Strikes” come anche la più veloce “This Fire Still Burns”. Un vero concentrato di hard rock lo troviamo nella rocciosa “Man On The Highwire” ma non temete, nell'insieme, questo album vi farà battere il piedino e, perchè no, sarà una bella compagnia suonato a palla nello stereo della vostra auto.

Roby Comanducci

Mag 15

DEMON “Invincible”

Written by

DEMON
“Invincible”
(Frontiers Music Srl)
release: 17 – 05 - 2024
genere: NWOBHM
voto: 3,5

Line up: vocals - Dave Hill, guitar, Dave Cotterill, guitar, Paul Hume, bass - Paul Fasker Johnson, drums - Neil Ogden, keyboards - Karl Waye

Tracklist: Intro, In my blood, Face the master, Ghost from the past, Beyond the darkside, Hole in the sky, Break the spell, Rise up, Invincible, Cradle to the grave, Breaking the silence, Forever seventeen


“Invincible” esce in occasione del 45esimo anniversario della band ed è un album che si ascolta con curiosità e attenzione sempre rinnovata grazie a una cura per la ricerca dei suoni, come dimostra il primo brano “Intro”. Un minuto e mezzo che crea un ambiente sospeso per farci sintonizzare con le tracce che stiamo per ascoltare. Le tastiere sono a mio avviso molto interessanti, anche armonicamente. Insomma, un ottimo modo per prepararsi ai brani successivi. Nati nel 1979, ma diventati famosi negli anni ‘80 per le loro performance a tema occulto, il loro sound era già tradizionale, più vicino all’hard rock. Sono anni in cui anche i testi cambiano, assumendo un carattere più politicamente impegnato. Dopo il loro primo album, vengono scritturati dall’etichetta Carrere, la stessa dei Saxon, attenta alla New Wave of British Heavy Metal. Negli anni dell’esplosione del successo, la band stabilizza le sue influenze che potremmo definire simili a quelle dei Judas Priest e dei Rainbow. Negli anni ‘90 iniziano i guai e, dopo varie vicissitudini e la morte di Mal Spooner nel 1984, membro fondatore insieme a Dave Hill, quest’ultimo si ferma e realizza un album da solista nel 1994, dopo lo scioglimento della band nel 1992. Nel 1999 però si riforma il gruppo, ed eccoci qui, passando per diverse formazioni, a questa nuova pubblicazione. Sicuramente in “Invincible” ci sono pezzoni come “In my blood”, “Face the master”, “Hole in the sky”, che spicca per l’intro dalle tastiere con influenze arabeggianti, e “Beyond the dark side” tranquillamente considerabili delle hit. Attirano l’attenzione brani come “Ghost form the past”, che ha un riff accattivante e interventi di chitarra ed armonizzazioni hard rock e metal che tengono alta l’attenzione, oltre che progressioni accompagnate saggiamente con la batteria. Anche le seconde voci non sono male e si equilibrano molto bene con il voicing di chitarra, come se fossero entrambi strumenti musicali. Da scoprire è anche “Break the spell” che descriverei come una di quelle canzoni da cantare a squarciagola ai concerti, ma allo stesso tempo in grado di far saltare il pubblico. È un mix perfettamente equilibrato tra melodia e ritmo coinvolgente, sempre al limite con la ballata, ma non definibile come tale. E per finire abbiamo un brano nostalgico “Forever seventeen”, caratterizzato da arpeggi iniziali e atmosfera scarna, poi entrano tutti gli strumenti e finalmente raggiungiamo la ballata, ma sempre con influenze hard rock. È un brano emotivo, da ascoltare attentamente anche per il testo, ma sicuramente una degna conclusione a questo album, assolutamente da ascoltare in ordine e ad alto volume.

Vittoria Montesano