Mag 19

 

 

 

Line up: Srdjan Brankovic – guitars, Nevena Brankovic – vocals and keyboards, Ana Nikolic – vocals, Marko Milojevic – drums, Alessandro Del Vecchio - bass

Tracklist: Never Say Never, I Need You Here Tonight, Sensational, Top Heaven, Wake The Fire, In The Dead Of The Night, Rebel Lady, Power On, Bad Times, Good Times, Fallen, Lady Of The Night

Bell'esordio discografico per questo combo serbo che risponde al nome di The Big Deal! I nostri sono nati da un'idea dei coniugi Brankovic, il chitarrista, compositore e produttore Srdjan e la moglie, l'avvenente e brava vocalist, piano e keyboards player, Nevena. Attorno a loro si è creata la band con l'aggiunta di un'altra female vocalist d'eccezione Ana Nikolic; devo ammettere che il connubio di entrambe le voci da il giusto “tiro” a questo “First Bite” e impreziosisce il già elegante arrangiamento e le sonorità heavy rock di questo gruppo. Il suono è molto curato ed è sicuramente commerciale in quanto ammalia anche se dotato di frangenti hard di tutto rispetto come l'up tempo “Power On”, l'incalzante “Top Heaven” ma anche l'elettrizzante opener “Never Say Never”. La giusta carica di energia quindi che rende il prodotto fruibile a più palati musicali. E' come se avessimo preso i Femme Fatale shakerati coi Romeo's Doughter e gli avessimo iniettato una bella dose di heavy rock con un guitar sound più marcato e tagliente; ecco, questo potrebbe essere il risultato del The Big Deal soundstyle! Pregevoli sono anche gli inserti di keyboards work della brava Nevena che da sfoggio della sua accademia musicale. Tutto l'album scorre senza intoppi tra momenti più hard come quelli già menzionati e altri più fm rock come “Sensational” o “Wake The Fire” senza tralasciare song dedite ad un ottimo heavy rock quali “In The Dead Of The Night”. In definitiva un bel prodotto che mi sento di consigliare caldamente a tutti.

Roby Comanducci

Mag 11

BLACK EYE "Black Eye"

Written by

 

 

Line up: David Readman - vocals, Aldo Lonobile - guitar, Luca Princiotta - guitar, Andrea Arcangeli - bass, David Folchitto - drums 

Tracklist: Hurricane, Space Travel, Breack the chains, No Turning Back, Darkest Night, Midnight Sunset, Under enemy's fire, The landing, Don't trust anyone, When you're gone, Time stand still

 

I Black Eye sono una band nata sostanzialmente per dare spazio all’ex Pink Cream 69 David Readman, affidato dalla Frontiers alle sapienti capacità del produttore (e molto altro) Aldo Lonobile per questo progetto classic/power metal. Come di consueto evitiamo la tiritera delle mille collaborazioni cui hanno partecipato in passato i membri della band (a cominciare dal singer inglese stesso ovviamente) e parliamo della musica. La mano di Lonobile si sente decisamente nel modo in cui è confezionato il disco, con uno stile power sinfonico molto appariscente e a tratti addirittura barocco, con lo spazio delle song assolutamente riempito in primis dalle linee di chitarra molto aggressive, a seguire da effetti e tastiere che in ogni momento sostengono le linee melodiche. Il suo talento lo sentiamo anche nella parte suonata del disco dove la sua tecnica è peraltro ineccepibile. Abbiamo quindi un set di song che vanno a coprire le principali fonti di ispirazione del power, specialmente, io credo da quello di fine anni ’90 che però molto doveva agli 80s, quindi parliamo di Rage, Running Wild, ma di più Stratovarius e il periodo di Andi Deris alla voce degli Helloween; song al tempo stesso molto aggressive e quadrate ma che non sarebbero certo le stesse senza le elaborate melodie di tastiere ed effetti ad accompagnarle. E sin qui non mi sono espresso su quello che, nelle intenzioni di chi ha voluto il disco, doveva essere l’ingrediente principale, ovvero la voce di Mr.Readman: l’esito è alterno per i motivi che vi spiego subito. La qualità vocale espressa è eccellente in tutti i pezzi, e si adatta perfettamente al muro di suono congegnato per esaltarla; viene da pensare che tuttavia il lavoro di arrangiamento sia andato oltre il previsto come sforzo compositivo, anche creando più spunti melodici del necessario, finendo col creare una varietà di song molto notevole, in un genere che forse a volte soffre del proprio innamoramento e della difficoltà di svariare. Ma proprio perché si è ottenuto tanto dal punto di vista strumentale, a mio modo di vedere forse non si sono create le condizioni per permettere alle linee vocali di esprimersi davvero in tutte le loro qualità: sono infatti rari i momenti ove davvero sentiamo vocalizzi espressivi (“Darkest Night”) ma è comunque ottima la possenza e il tono graffiante in generale espresso (con forse il suo momento migliore nella quasi conclusiva “Under enemy’s fire”). Per finire un ottimo lavoro, professionale e ispirato, che spero abbia un seguito che sviluppi ulteriormente le idee sviluppate.

Nikki