Items filtered by date: Luglio 2024

Gli hard rocker statunitensi SteelCity sono entusiasti di annunciare l'uscita del loro nuovo album in studio, "Reverence", la cui uscita è prevista per il 20 settembre 2024 tramite Frontiers Music Srl. Il primo singolo "Walk Away" è  disponibili.

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I precursori del modern metal svizzero/tedesco AD INFINITUM ridefiniscono il loro sound mentre guardano al futuro con il loro prossimo album, Abyss, in uscita l'11 ottobre 2024 tramite Napalm Records! Da quando sono esplosi sulla scena nel 2020, gli AD INFINITUM hanno vissuto una notevole ascesa, evolvendo il loro stile musicale con ogni uscita. Mentre le loro precedenti offerte mostravano un approccio symphonic metal, Abyss rivela un lato completamente nuovo degli AD INFINITUM, segnando il loro disco più dinamico, moderno e progressivo fino ad oggi.

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Martedì, 23 Luglio 2024 13:52

PALACE “Reckless Heart”

PALACE
“Reckless Heart”
(Frontiers Music s.r.l.)
release: 12 – 07 - 2024
genere: Aor, hard rock
voto:4

Line up: Michael Palace: all instruments, producer, mix and mastering

Tracklist: Reckless Heart, The Widow’s Web, Back In Your Arms, Girl Is An Angel, You Give Me A Reason To Live, Back To ‘85, For The Love, Turn This Car Around, Weightless, Move Me,Stronger By The Day


Nuovo lavoro dell'artista svedese ma di origine Lituana Michael Palace il quale ha intrapreso un viaggio con la Frontiers come cantautore e chitarrista dopo varie collaborazioni con artisti del calibro di First Signal, Cry of Dawn, Toby Hitchcock e Kryptonite. “Reckless Heart” è il titolo di questo nuovo full lenght album dei Palace, un lavoro di AoR di ispirazione ottantiana che fa il verso a icone come FM, Aviator e Dare ma con uno sguardo al presente come Crazy Lixx e Chez Kane. Un disco di undici brani ove Michael ha scritto le canzoni, suonato tutti gli strumenti mixato e prodotto. I brani sono molto accattivanti già al primo ascolto ed entrano subito in testa come il brano "Girls is an angel", "You Give Me A Reason To Live" un altro brano dove si nota quell'atmosfera degli anni 80. Invece il brano che da il nome al album "Reckless Heart" e "The window's web" sono due tracce che si fanno notare per un arrangiamento con assoli semplici ma inseriti nei punti giusti del brano. Questo lavoro per i nostalgici del AoR di vecchia scuola è perfetto da mettere nella propria collezione che non sfigura con i mostri sacri di questo genere; 4su5 è il voto che si merita questo artista che ha voluto portare questo genere nel ventunesimo secolo e con successo. Frontiers Music ha puntato – ancora una volta - su un cavallo di razza indiscussa

Luca

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Lunedì, 22 Luglio 2024 16:06

SEVEN SPIRES “A fortress called home”

SEVEN SPIRES
“A fortress called home”
(Frontiers Music s.r.l.)
release date: 21 – 06- 2024
genere: symphonic power, extreme metal
voto: 4.5

Line up: Adrienne Cowan – vocals, Jack Kosto – guitar, Peter de Reyna - bass

Tracklist: A Fortress Called Home, Songs Upon Wine-Stained Tongues, Almosttown, Impossible Tower, Love’s Souvenir, Architect of Creation, Portrait of Us, Emerald Necklace, Where Sorrows Bear My Name, No Place for Us, House of Lies, The Old Hurt of Being Left Behind

Vorrei iniziare con un’affermazione del bassista Peter de Reyna: “Questo album ti costruirà e ti distruggerà (…). Non potrei essere più orgoglioso della vita che è stata creata in questo nostro quarto disco. Gioite nell'angoscia, crogiolatevi nella gloria, e vi vedremo dall'altra parte”. In vena di citazioni, ecco quella di Adrienne Cowan: “Ho visitato il vuoto due volte mentre scrivevo questo album. Non so quale abbia generato l'altro. È brutto. Lo adoro e lo odio, e penso che sia il nostro miglior lavoro.”, mentre il produttore Jack Kosto, che si è anche occupato del mixaggio, avvisa chi segue la band perché se solitamente i Seven Spires portano a percorrere un viaggio emotivo, in questo album portano l’ascoltatore e a confrontarsi con il viaggio che loro stessi vanno a crearsi. Le tracce sono tutte molto interessanti e in generale l’album si fa ascoltare molto bene, soprattutto, incuriosisce a ogni brano, stupendo con l’equilibrio di costruzione dei brani, oltre che con la sensibilità delle scelte. La band di amici di sempre, formatasi a Boston nel 2013, è conosciuta per i suoi album concettuali e soprattutto per la propensione a spingere i limiti del genere, infatti le influenze arrivano, tra gli altri, da tutto lo spettro del metal, raggiungendo voracemente il jazz, la musica orchestrale e l’influenza cinematografica che crea paesaggi sonori ambientali. “A fortress called home” chiarisce immediatamente che stiamo ascoltando musica di qualità, preparando sia all’atmosfera dell’intero album che dichiarando la qualità di questa band. È un brano orchestrale equilibrato che trasporta direttamente alla seconda traccia, caratterizzata dagli archi e dal growl, insieme ai cori che aggiungono pathos, successivamente entra una batteria prepotente insieme alla voce femminile in una sinfonia che cattura e incuriosisce, perché ci si chiede cosa seguirà. A tratti ricordando le sonorità o il tiro degli Avenged Sevenfold, le arpe, i violini e le tastiere, a tratti anche fiati come il flauto traverso, creano intermezzi assolutamente perfetti in quanto contrastanti con l’aggressività di chitarre e percussioni. La voce di Adrienne Cowan può essere tanto angelica quanto aggressiva, strizzando gli occhi a un modo di cantare tipico del punk rock/pop punk. C’è una maestria nella gestione dei tempi e della costruzione dei brani, che permette dei crescendo e climax nei momenti giusti, come anche i tempi dimezzati, piuttosto che i soli tipicamente metal (a volte heavy) e soprattutto i momenti di svuotamento sono sempre al punto giusto, a volte caratterizzati anche da rumori bianchi. Ci sono tracce più aggressive, come “Impossible tower” che inizia con un riff di chitarra dalle sonorità metal e un tempo leggermente più lento rispetto alle altre tracce, che rimane invariato praticamente per l’intero brano, attribuendogli così una solennità che l’intero brano porta con sé. Si arriva a un ritornello in cui la sonorità, indiscutibilmente Epic torna poi al riff iniziale in un continuo scambio di momenti emozionanti. La voce maschile domina il brano, indubbiamente, uno dei miei preferiti. Le influenze di generi diversi attraversano tutti i brani, come anche il tentativo di spingere al limite il genere principale. Come già detto, l’album è bello nella sua totalità, ma un’altra traccia da sottolineare è “No place for us”, caratterizzata da intermezzi di chitarra, orchestra e cori che aprono al ritornello cantato dalla voce femminile, insieme al growl, che si chiude con una sequenza di accordi tipicamente jazz che conducono al solo di chitarra melodico, per tornare al metal puro. Inoltre è da sottolineare il giro di basso, interessante in moltissime tracce, ma qui caratterizzato da uno slap persistente e coinvolgente che caratterizza il brano, principalmente nei momenti dei riff, introdotti da una batteria che rende chiaro che si sta pur sempre parlando di metal. Insomma, se non si fosse capito, è un album che vale la pena ascoltare, avere e perché no, regalare.

Vittoria Montesano

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VISIONS OF ATLANTIS
“Pirate II - Armada”
(Napalm Records)
release date: 05 – 07 - 2024
genere: symphonic metal
voto: 3.5


Line up: Clémentine Delauney – vocals, Michele Guaitoli, vocals, Christian Douscha – guitars, Herbert Glos – bass, Thomas Caser - drums

Track list: To Those who choose to fight, The land of the Free, Monsters, Tonight I’m alive, Armada, The dead of the sea, Ashes to the sea, Hellfire, Collide, Magic of the night, Underwater, Where the sky and ocean blend


“To Those who choose to fight” è un piccolo intro che preannuncia alcune delle atmosfere che saranno poi presenti in molte altre tracce. È un tipico utilizzo della prima traccia per preparare l’ascoltatore e introdurlo nell’atmosfera dell’album. Entra sicuramente nella top 3 dei miei brani preferiti dei Visions of Atlas, band attivissima nei festival, ma che in realtà ha conquistato praticamente tutta l’Europa e anche l’America. La particolarità che li caratterizza fin dal loro esordio nel 2000 è la presenza di due voci, femminile e maschile, che si alternano continuamente all’interno dei brani. Indubbiamente piratesco, questo album è perfetto per chi ama Folk, Symphonic ed Epic Metal. Una sorta di parte 2 dell’album “Pirates” in cui la band fa tesoro di quanto appreso e sperimentato nel primo progetto per spingersi oltre con questa Armada e proseguire il viaggio nei mari. Dall’unione di questa strana ciurma italiana, austriaca e francese, ecco che nasce questa avventura interessante da ascoltare dall’inizio alla fine “Tonight I’m alive” può essere tranquillamente considerato il classico perfetto per chi ama il genere, seguito dall’interessante “The dead of the sea”, caratterizzata da un’atmosfera imponente, da un bellissimo inizio di brano e da parti strumentali che evidenziano l’impianto orchestrale e coristico. “Ashes to the sea” entra a gamba tesa con la sua vena romantica, caratterizzata dal glockenspiel, dall’ocean e dagli archi, oltre che da una melodia vocale dolcissima e dalla cornamusa, che avvicina il brano al Folk Metal, come succede anche per “Magic of the night”, in generale più interessante di “Ashes to the sea”, per via dei vuoti e dei crescendo vocali e strumentali che creano un’atmosfera sognante, di attesa e sospensione per riprendere con stacchi percussivi che vanno a incrementare di ritmo fino ad unirsi ai cori e agli altri strumenti, inoltre sono sempre bene accette le parti strumentali. Il finale è una carezza che prepara all’emotivo brano successivo. “Hellfire” è più aggressiva, soprattutto nei cori che fanno entrare nel vivo dell’atmosfera piratesca e si sommano alla batteria, mentre la voce principale è più lirica. Gli stacchi e le pause sono potenti e con le armonizzazioni cupe preparano ad un assolo di chitarra un po’ troppo heavy metal per il contesto generale, mentre dello stesso tenore è il solo di “Collide”, però perfetto per quest’ultimo pezzo che, nonostante non sia uno dei migliori dell’album, anzi, risulta a tratti monotono, è comunque ben strutturato ed eseguito. “Underwater” è indiscutibilmente il brano più delicato dell’album e strizza l’occhio ad una melodia vocale pop che punta a imprimersi nella mente, unita a momenti di armonie tipicamente metal e altri classic rock. Tornano le tastiere, gli archi e le cornamuse con un intermezzo che riporta sul sentiero principale tracciato sin dall’inizio dell’album. Indubbiamente interessante l’ultimo brano, tutto da scoprire, di cui non anticipo nulla, avendo già parlato praticamente di tutte le altre tracce. È sicuramente un pezzo che racchiude tutto ciò che è stato ascoltato finora con influenze vocali che a tratti possono prendere dal punk e in altri si avvicinano a un uso più lirico della modulazione. Gli intermezzi musicali meritano di essere menzionati, ma per non aggiungere altro, scrivo solo che è un finale perfetto oltre che, probabilmente, la mia traccia preferita. In generale crescendo, pathos sia strumentale che vocale, rendono questo album piacevolissimo da ascoltare, sia secondo l’ordine delle tracce che in riproduzione casuale. Sebbene personalmente io abbia le mie tracce predilette, credo che l’intero album sia valido.

Vittoria Montesano

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Domenica, 21 Luglio 2024 15:38

REMEDY “Pleasure beats the pain”

REMEDY
“Pleasure beats the pain”
(Escape Music)
release date: 24 – 05 - 2024
genere: melodic rock metal
voto: 3

Line up: Robert Van der Zwan - vocals, guitars, Roland Forsman - guitar, chorus line, Jonas Dicklo - bass, chorus line, Fredrik Karlberg - drums, Jonas Öijvall - keyboards

Tracklist: Crying Heart, Moon Has The Night, Sin For Me, Angelina, Bad Blood, Caught By Death, Hearts On Fire, Poison, Girl’s Got Trouble, Something They Call Love

Se amate le influenze tra generi, mantenendo come chiave principale il melodico e una persistente influenza rock degli anni ’80, vi piacciono i suoni degli Slash’s Snakepit, amate Ozzy Osbourne e i Kiss, ecco che qui potreste sentirvi a casa, in un’unione di rock, metal e pop. Pur non essendo un album particolarmente entusiasmante e innovativo, rimane saldo sui classici soddisfando certamente le esigenze dei tradizionalisti. La band svedese unisce melodie accattivanti e riff potenti, cori metal, in un mix che funziona e si lascia ascoltare. Ci sono tracce che sono più coinvolgenti di altre e con un tiro particolarmente coinvolgente, come “Girl’s got trouble”. Particolarmente anni ’80 nell’impianto generale è “Moon has the night”, esula un po’ il bridge prima del ritornello ed è interessante l’intervento di sax. Indubbiamente coinvolgente, cantabile e pop rock, è una delle tracce da considerare come una delle meglio riuscite. Segue “Angelina” che ha un intro incredibile, riconducibile al rock di fine anni ’70 e ’80 per passare immediatamente a riff più cattivi che sono interrotti da ritornelli tipicamente pop rock anni ’80, anche grazie alle tastiere, caratterizzati da una cassa che batte i quattro quarti prepotentemente, mentre le chitarre intervengono svuotando o in palm-muting, ricordando vanamente i Van Halen, per poi avere un bridge inaspettato che precede un solo melodico molto piacevole. Insomma, assolutamente un brano da ballare e cantare con la musica nelle cuffie. Saltando subito alla conclusione, la canzone più romantica e acustica, solo voce e chitarra arpeggiata, è l’ultima, che chiude l’album con archi commoventi e un testo strappalacrime. Nonostante ciò, rimane un brano molto bello, emotivo, caratterizzato da armonizzazioni che emozionano e non annoiano. Il cantato non è esagerato, ma comunica esattamente quello che deve comunicare con l’impianto orchestrale dei violini e archi che aiuta il climax. Come brano potrebbe sembrare un mix incredibile tra le ballate dei Green Day, quelle di Liam Gallagher e degli Struts. È una conclusione inaspettata, che ho apprezzato, nonostante sia totalmente distaccata dal resto delle tracce e sia senza dubbio la traccia da accendini e torce negli stadi.
Insomma, un album comunque consigliato, quantomeno da ascoltare e, semmai, se siete nostalgici, da acquistare.

Vittoria Montesano

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I maestri cileni del metal Sinner's Blood condividono il loro nuovo singolo "Enemy", tratto dal prossimo secondo album, intitolato "Dark Horizons", in uscita il 27 settembre 2024, tramite Frontiers Music Srl.

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Mercoledì, 17 Luglio 2024 13:34

SPEKTRA “Hypnotized”

SPEKTRA
“Hypnotized”
(Frontiers Music s.r.l.)
release: 12 - 07 - 2024
genere: hard rock
voto: 4

Line up: BJ - lead vocals, Leo Mancini - guitars, Henrique Canalle - bass, Edu Cominato - drums

Tracklist: Freefall, Taste Of Heaven, Search For More, My Voice For You, Against The Wind, Our Time Is Now, Hypnotized, Tonight, Time Around Us, Runnin' Out Of Time II, Different Me Outside

Seconda uscita discografica per la band brasiliana, quartetto esplosivo capitanato dal grande BJ, famoso per le assidue collaborazioni (cori, chitarra, tastiere) con il leggendario Jeff Scott Soto e la sua militanza in diversi gruppi rock in patria e a livello internazionale (Tempestt, DangerAngel, Talisman), coadiuvato dal fenomenale chitarrista Leo Mancini (Tempestt, Wizards) e dalla sezione ritmica Canalle-Cominato, entrambi musicisti esperti, session men e produttori molto stimati nell’ambiente. L’album parte subito con un pezzo di grande impatto in stile vagamente Gotthard, il primo singolo “Freefall”, che cattura subito l’ascoltatore attraverso la breve intro di tastiera/arpeggiatore e ci porta dritto al punto con riff potenti e accattivanti fino alla chiusura, proseguendo poi su sonorità e influenze Journey/Winger (e anche Talisman...). con “Taste of Heaven”, inizio sempre con arpeggiatore che ci accompagna in questo viaggio più “sospeso”, dal tessuto sonoro vocale molto evidente e chiusura sempre sospesa con chitarra distorta. In generale, sound pieno e composizione abbastanza ispirata, gli arrangiamenti sono di qualità anche se in alcuni brani (ad esempio i commerciali “Search For More” e “My Voice For You”) fin troppo “pretenziosi” e meno fluidi (per il mio gusto personale, a tratti vi è un uso eccessivo delle “modulazioni”, ovvero cambi di tonalità), elementi che comunque non intaccano il risultato finale: in questo scenario, trovo molto coinvolgenti “Against The Wind”, “Our Time Is Now” e “Time Around Us”. Oltre la metà, arriva la title track “Hypnotized” e con essa torna il mix di atmosfera e potenza dell’inizio, passando poi per la classica e morbida “Tonight” (sempre stile Gotthard) e arrivando ad una bellissima (power) ballad, l’avvolgente “Different Me Outside” la quale ci porta verso la fine della tracklist. L’esecuzione, la produzione e il confezionamento del disco sono eccellenti (compresi gli inserimenti di tastiere, sequenze ed ambienti sonori), i musicisti ci regalano un viaggio sognante ed intenso dove emergono le melodie trascinanti della voce, i virtuosismi ed assoli funambolici della chitarra e gli abbellimenti di classe delle linee di basso che si siedono perfettamente sul groove solidissimo della batteria: un’ esperienza immersiva “modern classic” dalle molte influenze musicali, una chicca per i veri appassionati. Nota specifica, menzione per “Runnin’ Out Of Time II” (stile Europe/Gotthard), continuazione alternativa di “Runnin’ Out Of Time” (influenze Foreigner) nel primo disco: insieme alla fantastica copertina mistico-evocativa in linea con il precedente design, e considerando lo stesso numero di tracce (11), si delinea forse una sorta di concept album / concept band (?) non troppo comune in ambito rock / hard rock. In definitiva, disco promosso a pieni voti: continueremo a sentir parlare (e sentire!) degli Spektra. Stay Rock!!!

Fra “ZMG”

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Ritchie Newton, un musicista, cantante, autore e intrattenitore dai molteplici talenti che rifiuta di accontentarsi di qualcosa di meno che straordinario. Con una passione per la musica e una dedizione alle attività artistiche, Ritchie è la forza trainante del Metalheads Forever Rockcast Show. Celebrando i suoi quarant'anni sul palco, ha lanciato nuovi entusiasmanti progetti per celebrare questo traguardo, il primo dei quali è "Moments", il suo EP rielaborato (by NRT Records).

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Lunedì, 08 Luglio 2024 16:35

MR. BIG “Ten”

MR. BIG
“Ten”
(Frontiers Music s.r.l.)
release: 12 – 07 – 2024
genere: hard rock
voto: 4


Line up: Eric Martin - lead vocals, Paul Gilbert - guitar & vocals, Billy Sheehan - bass & vocals, Nick D’Virgilio - drums

Tracklist: Good Luck Trying, I Am You, Right Outta Here, Sunday Morning Kinda Girl, Who We Are, As Good As It Gets, What Were You Thinking, Courageous, Up On You, The Frame, 8 Days On The Road (Bonus Track)

A distanza di ben sette anni i Mr. Big tornano (fortunatamente) a sorprenderci e deliziarci il palato (o meglio... i padiglioni uditivi hehe...) con il loro nuovo e decimo full lenght album, “Ten”. Il primo senza il mitico batterista Pat Torpey, deceduto nel 2018 a causa della sua malattia, il Parkinson. Difatti Pat riuscì a lavorare sul penultimo “Defying Gravity” del 2017 (coadiuvato però anche da un altro drummer Matt Starr) mentre in questo nuovo lavoro troviamo dietro le pelli un altro eccellente strumentista Nick D’Virgilio ( Tears for Fears, Sheryl Crow e Kevin Gilbert a Peter Gabriel ed Eric Burdon, Animals....and more). Per il resto la formazione è sempre quella, l'originale dell'esordio, un summa dei migliori artisti in circolazione; il vocalist Eric ha detto alla stampa che questo nuovissimo album si differenzia molto dai precedenti essendo ricco di riff rock e blues grezzi e genuini e con tutte le rifiniture dei Mr. Big. Beh....onestamente sono d'accordo ma solo in parte. “Ten” è indiscutibilmente un album di qualità ma che – a mio parere – non apporta nulla di nuovo al loro classico – e sempre eccelso – stile. Tantè. Infatti l'inizio con “Good Luck Trying” è un veloce heavy rock, tecnicamente perfetto, ricco di riff aggressive e ritornelli accattivanti; un po' come i loro primi lavori in studio! Le song comunque si attestano su una media elevata e citerei “ As Good As It Gets” commerciale e molto easy listening, un gradevole Fm Rock impreziosito da un breve fa “ficcante” solo di chitarra di Gilbert. Viceversa se di blues vogliamo parlare allora ascoltate attentamente “What Were You Thinking” song hard blues pulsante e discretamente originale con un ottimo guitar work e una puntuale e precisa sezione ritmica. Per tornare a rockare “pesante” passiamo all'heavy rock di “Up On You”, condita da calibrati stop & go che fanno molto “arena song”. I brani cosiddetti lenti, invece, non mi hanno entusiasmato; “The Frame” e “ Who We Are” sono gradevoli, si fanno ascoltare ma non aggiungono il “quid” necessario che fa divenire una song melodica una ballad da antologia. L'ultima traccia, invece, “8 Days On The Road” è senza dubbio una delle migliori del disco; un blues sporco, diretto, sudato e senza compromessi, trattasi però di una bonus track per il mercato Europeo e quindi siamo fortunati ad averla! Cosa dire? Le gesta di questa band oramai sono leggendarie e sulla qualità e bravura non si discute. Un album per gli amanti del rock suonato con perizia e gran classe. Bentornati!

Roby Comanducci

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