Line up: Jim Peterik - guitar, bass, keyboard, vocals and vuvuzela, August Zadra - electric guitars, vocals, Jimmy Leahey - acoustic and electric guitars, Craig Carter - bass, vocals and invocations, Mighty Mike Morales - drums and all day sound checker, John Blasucci – keyboard, Mike Aquino - electric guitars, Kevin Chalfant - backing vocals, Matthew DeYoung - drums on “To The Good Old Days”, Ed Breckenfeld - drums on “Unbroken”, Zoe and Austin Orchard for Ring Around The Rosie, The Chicago Children’s Choir and conductor Josephine Lee, Dennis DeYoung - Keyboards, fake drums, fake bass, fake news and some vocals and Vuvuzela 

Tracklist: East of Midnight, With all due respect, A Kingdom ablaze, You my love, Run for the roses, Damn that dream, Unbroken, The promise of this land, To the good old days, A.D. 2020

 “26 East” era l’indirizzo di casa di Dennis giovane, e anche il luogo dove nel 1962 (!) fondò la band a cui deve la fama, gli Styx, e a cui ora indirettamente rende tributo dopo più di cinque decenni, fin dalla copertina (che invito a scoprire da voi). Giunto al settimo lavoro solista (in “soli” 36 anni …), e accompagnato da una lunghissima serie di strumentisti per i vari pezzi, quello che ci regala non fatico a definirlo un disco semplicemente splendido, in tutti i suoi punti di vista, passo quindi a descrivervelo senza altri giri di parole ...eh no, uno mi tocca: non trovate la lista completa degli strumentisti di questo disco proprio perché sarebbe stata più lunga della recensione stessa, e quindi per una volta non l’ho compilata…(hehehe vai tranqui ci ho pensato io, Roby). Eccoci quindi al punto, cosa troverete in questo disco? Niente di semplice da definire, se non hard/class/melodic rock di altissima qualità, scritto e interpretato con la passione di una band emergente, e al tempo stesso realizzato con tutta la classe che può permettere una così lunga carriera in ambito Hard rock. Il disco è una perfetta composizione di quanto ascoltato in questi lunghi anni, riproposto in maniera molto classica sia come suoni che come interpretazione, ma non per questo suona datato. Anzi devo dire che un buon lavoro di produzione non fa stonare una serie di song molto melodiche e orecchiabili che avrebbero potuto non stonare nel periodo d’oro tra fine anni ’70 e metà anni ’80, anche se registrate diversi decenni dopo. A livello musicale le influenze classic hard la fanno da padrone, con una serie di pezzi melodici caratterizzati da cori preponderanti e intensi, ma mai scontati, alternati da canzoni ove una certa attenzione per le contaminazioni musicali è maggiori; abbiamo così un momento funky con “With all due respect” e un momento con maggiore attenzione per l’epicità con la successiva “A Kingdom ablaze”, oltre ad altre divagazioni che troverete con piacere da voi. Il disco così procede, con certo una maggiore propensione alla melodicità, fino alla chicca finale, la splendida “To the good old days” dove Dennis duetta nientemeno che con Julian Lennon (e non è decisamente un’occasione perduta). Il disco è naturalmente ineccepibile dal punto di vista tecnico, sia come esecuzione che come realizzazione in studio, con ottimo suoni che esaltano le ritmiche e lasciano il giusto spazio sonoro all’interpretazione vocale. Le parti strumentali sono estremamente curate, ma prodotte in modo da non divenire mai forzatamente protagoniste del pezzo. Non mi va di aggiungere nulla se non che questo è un eccellente disco e tutti i fan degli Styx e di Dennis DeYoung lo troveranno un ottimo lavoro. E anche chi non lo è, che sia già un appassionato di Hard Rock melodico oppure vogliano sperimentare il genere: vi assicuro, ne vale la pena.

Nikki

 

 

Line up: Biff Byford – vocals, Fredrik Akesson (Opeth) – guitars, Christian Lundqvist – drums, Gus Macricostas – bass.
Guest musicians: Phil Campbell (Motorhead) – guita, Nick Barker (Cradle Of Filth, Dimmu Borgir) drums, Nibbs Carter (Saxon) – bass.

Tracklist: Welcome To The Show, School Of Hard Knocks, Inquisitor, The Pit And The Pendulum, Worlds Collide, Scarborough Fair, Pedal To The Metal, Hearts Of Steel, Throw Down The Sword, Me And You, Black And White

Inutile che vi parli di Biff. Lui fa parte del metal, è uno dei fautori della NWOBHM, ha scritto (insieme ad altri grandi del suo tempo) la storia del metal classico, quello senza influenze, il primo , vero, incontenibile ed incontaminabile suono del metallo pesante! Purtroppo è reduce da un periodo brutto, da un intervento che lo ha debilitato per mesi ma adesso torna ancor più frizzante di prima con questo primo disco da solista dopo circa 40 anni di carriera!!!! Il disco è molto introspettivo sia musicalmente ma soprattutto a livello di liriche poiché il nostro riflette su se stesso e sulla sua vita. Coadiuvato da eccellenti strumentisti che hanno contribuito non poco a dare il tocco 'moderno' ad un album che, inequivocabilmente, rimarca canoni stilistici degli eighties ma sorretto da una produzione attenta ed attuale. L'articolazione, la struttura metrica delle song proposte è abbastanza raffinata e non semplice, con passaggi articolati, cambi tempo, contro-tempi, insomma un gran bel da fare per i musicisti; se volete un esempio lampante di quanto ho appena scritto ascoltatevi subito 'The Pit And The Pendulum' coi suoi 7'15'' di durata, traccia dalle mille sfumature che farebbe invidia anche ai Dream Theater. Bellissima. Tra l'altro prima di questa song c'è un interludio di un minuto e mezzo con chitarra semi-acustica sul parlato di Biff; onestamente è toccante sentire la voce di questo vecchietto saggio che la sa lunga sulla vita e sui mille colori del mondo..... Poi ci sono momenti sognanti come la ballad molto folk oriented 'Scarborough Fair' che ci riporta alla mente antichi castelli medievaleggianti ed atmosfere simili. Viceversa se volete ricaricarvi di elettricità la successiva 'Pedal to the Metal' è pronta a farvi saltare sulla sedia. Nell'album trova posto anche una eccellente cover “Throw Down The Sword” dei Wishbone Ash, eseguita magistralmente. Il resto lo lascio scoprire a voi. Musicisti come Peter 'Biff' Byford sono un patrimonio dell'umanità.

Roby Comanducci