Mar 17

 

 

 

Line-up: Heather Leoni – vocals, Rex Whitehall - guitars

Tracklist: Voodoo, Redemption, Dusty Heart, Witxh, Technicolor, Pills, Run Wild, Locked Inside, Greed Or Glory, Love Games (Tuesday's Blues)

Fa veramente piacere vedere nuove uscite discografiche come questa. Fa bene al cuore e alla testa ascoltare il blues nelle sue mille sfaccettature e, come in questo caso, preso, coccolato, rielaborato e suonato con maestria da due talentuosi artisti: l'affascinate e brava vocalist Heather Leoni e il guitar player Rex Whitehall. I nostri sono inglesi doc e in questo debut album sotto il moniker The Nova Hawks riescono a regalarci in dieci song forti emozioni; un eccelso mix tra british rock, blues rock, accenni gospel e qualcosa di più “Americano” come echi di roots rock. Il tutto ben amalgamato con una notevole dose di originalità coadiuvata dalla bella voce della female singer che, senza dubbio, è il cardine di tutto questo “Redemption”. Si parte con 'Voodoo' che è anche (se non erro) il primo video single estrapolato e si capisce subito di che “pasta è fatto” questo full lenght album. Canzone sicuramente easy listening, commerciale, ma arrangiata con eleganza e piacevole per un ascolto spensierato e radiofonico. La title track invece rallenta ancora sul ritmo e ci preparra alla bellissima lenta 'Dusty Heart'; song a due voci, la principale ed ispirata ugola di Heather in armonia e cantata in duetto con il tono basso del chtarrista Rex che conferisce quell'alone di magia e intimità sprezzante ben presente nelle colonne sonore di Quentin Tarantino. Il disco poi prosegue con song pregne di atmosfera e pathos, ascoltatevi l'eccelsa interpretazione vocale su ' Technicolor' e 'Run Wild' mentre se volete rockeggiare un poco di più il ritmo di 'Pills' e 'Greed of Glory' faranno al caso vostro. Un album di sicuro interesse, ben suonato e capace di cullare l'ascoltatore come di dare qualche (piccola) scossa di energia.

Roby Comanducci

info band click here

 

Mar 09

 

 

Line up: Nathan James – lead vocals, Danny de la Cruz – guitar, Dan Stevens – guitar, Vinnie Colla – bass guitar, Phil Beaver – drums/percussion

Tracklist: She won’t let you go, Messiah, Medusa, Eye of the storm, Cruel Intentions, My Misery, Do You like it, He will provide, We will meet again, God of war, We will ride

Gli Inglorious sono un interessantissimo combo britannico giunto alla quinta prova in studio, nonostante qualche stravolgimento nella line up; vi basti sapere che si tratta di musicisti di ottima estrazione e con un’interessante serie di collaborazioni alle spalle, su cui non mi dilungo perché mi sembra molto più interessante dare spazio alla musica. Mi va di sottolineare tuttavia ancora, dalle note di accompagnamento, un aspetto non musicale in senso stretto, ovvero che questo disco è stato registrato durante il lockdown dei mesi scorsi, quindi in uno studio ove si rispettava il distanziamento sociale tra i presenti. Può darsi che questo abbia influito sul lavoro svolto? Mi va di pensare di sì, in senso positivo, perché indica come la band è riuscita a far trasparire nella musica i sentimenti provati che, sebbene assolutamente individuali, non possono ignorare la situazione di privazione attuale, su cui non mi dilungo oltre in questa sede. Infatti, tornando alla musica, non si può non osservare come la propensione della band sia per un sanguigno hard rock viscerale e vissuto, ma in effetti dopo l’attacco ruvido, nei pezzi che segnano la metà del disco emerge un lato sentimentale che non stona ma pare denotare il disagio presente, che porta a rallentare e sfruttare i toni bassi della voce dello straordinario singer Nathan James. Un’onda emozionale che si fa molto importante e finisce per definire una grossa parte della produzione, certo non stonando nel genere proposto, ma a porsi come inevitabile del tempo vissuto non a pieno. Concordo assolutamente con le numerose menzioni di merito della band, anche di personaggi molto noti, segnalo la grande produzione e la già citata ottima prestazione vocale. Il suono proposto è molto pieno e viscerale e a tratti rimanda anche a inaspettate contaminazioni, quasi southern rock oppure grunge, ma resta ancorato nel classico hard di radice britannica. Il lavoro svolto è semplicemente di grande livello e non potrete che rendervene conto ascolto dopo ascolto, in tutte le componenti del disco. Aggiungo come ultima nota una varietà compositiva anche netta, oltre al già citato momento di cupezza, il disco spazia tra classici riff carichi di energia e divagazioni ritmiche con numerosi cambi di tempo e tono; questo quasi a cercare di delimitare senza riuscirvi una composizione di intuizioni che hanno portato al lavoro svolto e nello specifico alla sua composizione. Insomma, come ho cercato di far capire, un disco al contempo diretto ma anche strutturato, ottimamente suonato e inciso come ci si aspetta da una grande band, quali gli Inglorious meritano sicuramente di diventare, ve li consiglio assolutamente.

Nikki