Giu 10

 

 

Line up: Wade Black - vocals, Martin Jepsen Andersen - guitars, Alessandro del Vecchio - bass, keyboards, Mirkko De Maio -drums

Tracklist: Chalice of sin, Great escape, Whisky, Miracle, Sacred shrine, Ashes of the black rose, Through the eyes of a child, I stand, The Show, The Fight, Nightmare

Classico ma non scontato forse è una formula che abbiamo sentito un po’ tante volte. Eppure penso che ben si adatti ai Chalice of Sin, nuova band targata Frontiers capitanata dal vocalist di lungo corso Wade Black (Crimson Glory, Leatherwolf), mediante la quale questi cerca di piazzare un nuovo tassello della sua carriera pluridecennale, tornando al classic metal che ha accompagnato la sua carriera, e nel far questo ci regala una sua nuova interpretazione nel genere, evento sempre interessante. Non perdo altro tempo con la rievocazione storica e passo immediatamente a parlarvi del disco, l’unica cosa importante in questi casi. Quanto vi si trova di davvero positivo è la riedizione di un genere, il classic/power anni ’80, reso celebre da grandi nomi come Helloween e Savatage, senza cadere nella trappola di replicare pedissequamente il metodo di sviluppo delle canzoni del tempo, fortemente incentrato sulle ritmiche quadrate e l’aggressività del riffing, contornato da ballad e elementi di atmosfera. Tutti questi elementi sono presenti nel disco che abbiamo tra le mani, ma con un’opportuna revisione stilistica che prevede un ruolo maggiormente importante dato a tastiere e effetti. Questi ultimi vanno a creare un muro di suono che dà base e sostanza a tutti i pezzi, sia quelli più epici che a quelli più semplici e diretti. Il tutto è accompagnato da un lavoro di produzione di elevatissimo livello, che cesella e compatta le canzoni, rendendo l’insieme al contempo granitico e particolarmente accattivante all’ascolto. Dopo questa ampia ma meritata digressione sull’aspetto strumentale, credo valga la pena di sottolineare cosa di davvero classico c’è in questo disco: la voce di Wade chiaramente! Devo dire che al contrario del resto dei suoni che escono dal platter, questa è, forse inevitabilmente, assolutamente non al passo con i tempi… e come poteva essere altrimenti? Un tono così vetriolico e ampio, si trova solo tra i migliori interpreti del power dei gloriosi esordi, ed è quindi assolutamente giusto trovarlo qui. La cosa davvero notevole è come l’aspetto sonoro, su cui come detto si è operato un buon lavoro di ammodernamento, si adatti perfettamente alle alte tonalità del cantato. Data per scontata, chiedo scusa per il minimo spazio che gli dedico, l’ottimo lavoro dei musicisti che accompagnano Mr.Black, quanto quindi davvero esalta di questo disco è l’ottimo bilanciamento tra produzione e sfruttamento della ruvidissima linea vocale. I pezzi spaziano, nel disco, nella gamma degli archetipi del genere, tra epica e cavalcate, e in questo permettono al singer di trovare le giuste coordinate per esprimersi. Ma nel far questo, anziché una scontata riedizione dei vecchi lavori che ben conosciamo, ci si trova ad ascoltare un’opera con un’impronta moderna e frutto di grande professionalità. Un bellissimo lavoro quindi, che vi consiglio caldamente.

Nikki

 

 

Line- up: Renan Zonta – vocals, Nando Fernandes – vocals, Alessandro Del Vecchio - bass, keyboards, chorus, Jonas Hornqvist – guitars, Michele Sanna - drums

Tracklist: Two Brothers, What If, City Of Gold, Heaven Sent, Haunted Heart, Deadly Sins, In The Name Of Life, Demons In My Head, Whispers In Darkness, Valley Of The Kings, Lost Son

Settimana nuova, e con essa una nuova recensione musicale. Oggi, ho il piacere di presentarvi i “Brothers Against Brothers”! Ma bando alle ciance e iniziamo a parlare un pò di loro e a scoprire questa nuova band. Omonimo album per questo gruppo composto da due talentuosi cantanti brasiliani: Renan Zonta (Electric Mob) e Nando Fernandes (Sinistra). Ascoltando l’album ho notato che è diviso in due parti; da “Two Brothers” a “Deadly Sins” troviamo sonorità epiche che richiamano a mondi fantastici, a spezzare questa ritmicità è “In The Name Of Life” una ballad che anticipa l’ingresso alla seconda parte dello stesso. Qui vi troviamo un ritmo più sbarazzino e frizzante, molto hard rock oriented che parte da “Demons In My Head” fino alla canzone di chiusura “Lost Son”. Questo full lenght album è adatto a chi predilige un sound tra l’epicità e l’energia prorompente dell’hard rock e, dulcis in fundo, ciliegina sulla torta è la presenza di Jonas Hornqvist coi suoi riff graffianti e mai sopra le righe. Posso dirvi che, questo “BAB”, merita davvero un ascolto poiché è stato un piacere ascoltarlo e sento fortemente di consigliarvelo. I riff di chitarra sono coinvolgenti e le voci sono una gioia per le orecchie. Detto questo non mi resta che augurarvi un buon ascolto e stay rock!

LaGlo