Line-up: Jon Siejka - vocals, guitars, synths. Kevin Krug, Gabor Domjan, Luke Anderson, Emanuele Moretti – bass, Kevin Mcadams - drums, percussion, Gdaliy – sax. Tim Mackey: Guitar Solo On “I’m Still Holding On”, “Restless Nights”, “Zombie Breath Surprise”, And “No Light”. Ziv Shalev: Guitar Solo On “Oh No” And “When Your World Comes Down”. Stelios Andre: Guitar Solo On “Changes”, “Til Your Last Breath”, And “I Can’t Be The Only One”
Tracklist: Oh No, Long And Lost Lonely Nights, Zombie Breath Surprise, Cut Me Deep, When Your World Comes Down, Change Your Life, I’m Still Holding On, Changes, Restless Nights, Til Your Last Breath, I Can’t Be The Only One
Un autentico salto nel passato questo nuovo full lenght album del vocalist/songwriter e polistrumentista Jon Siejka che, con questo suo progetto solista formatosi a Long Island NY nel 2012, ripercorre i fasti degli eighties proponendo quello che forse è il suo lavoro più “heavy” rispetto ai precedenti albums. Il nostro infatti ha cavalcato l'onda del pop rock, della synthwave e del synth pop ma con questo “Remnants” punta dritto verso un Adult Oriented Rock con un indubbio e validissimo innesto di guitar rock sound che ci confeziona un album gradevole, amabile ma anche stuzzicante al punto giusto. Di assoluto rilievo il connubio tra synth-keyboards e guitar work; il disco infatti è arioso e radiofonico nella sua parte più pop e riesce a graffiare con riff di chitarra e pregevoli solos. Sembra di essere nel 1985 quando si arriva a 'Change Your Life', dove un suono zuccheroso ricco di chorus line accattivanti imperniato su un eccelso synth pop e impreziosito da un elegante guitar work ci fa capire quanto erano belli e spensierati quegli anni. L'album non perde colpi e si mantiene ad un buon livello per tutta la sua durata e se proprio volete direi che oltre la già menzionata 'Change Your Life', segnalo anche l'opener 'Oh No', 'Long And Lost Lonely Nights', 'Cut Me Deep' e 'Zombie Breath Surprise', da sole valgono l'acquisto del cd. More info: https://www.facebook.com/magicdancemusic, https://twitter.com/magicdancemusic, https://www.instagram.com/magicdancemusic
Roby Comanducci
Line up: Glenn Hughes - vocals and bass, Doug Aldrich - lead guitar, David Lowy - rhythm guitar, Deen Castronovo – drums.
Tracklist: Holy Ground (Shake The Memory), Like No Other (Bassline), Come Alive, Bustle And Flow, My Fate, Chosen And Justified, Saving Grace, Unspoken, 30 Days In The Hole, RighteousDays, Far Away.
Eccolo, è arrivato finalmente il nuovo capitolo della saga di questa all stars band, i 'Daisies, in auge dal 2012 che ha annoverato una folta schiera di eccelsi musicisti e cantanti dove l'unico membro fisso è da sempre stato il fondatore e chitarrista David Lowy. Dopo l'esordio con Jon Stevens e poi il periodo con il bravo Corabi ecco il turno nientepopodimeno che Mr. “The Voice” Glenn Hughes!!! Eh si ragazzi, lo zio Glenn dall'alto (beh non molto visto la sua fisicità hehehe....nda) del suo immenso background e ancora baciato dalla Dea Fortuna delle corde vocali, si appresta a deliziarci coi suoi vocalizzi e il suo eccelso bass working, sicuramente la ciliegina sulla torta che, forse, prima era mancata nelle precedenti line up. I nostri escono quindi col loro quinto full lenght album che non lesina in quanto ad energia e potenza e ci dimostra come un sound direttamente derivativo dai seventies possa, con le tecnologie attuali e un arrangiamento attuale e moderno, ancora annichilire qualsiasi detrattore del sano ed incontaminato hard rock. Perchè di true hard sound è formato questo splendido “Holy Ground” e sembra voler sfidare qualsiasi produzione o band dell'ultima ora per dimostrare che il rock vero, sudato e suonato con maestria non tramonterà mai. In assoluto menzione d'onore per la pulsante 'Like No Other (Bassline)' dove uno stratosferico Hughes da una lezione a vocalist vari e soprattutto esegue per tutta la durata della song un poderoso bass working da antologia. Coadiuvato poi da quella 'macchina umana' che risponde al nome di Castronovo dietro le 'pelli' capirete su quale livello si attesta questo “Holy Ground” in quanto a sezione ritmica e pulsante adrenalina. Non c'è una song sottotono in questo disco e le due chitarre, quella solista di Aldrich accmpagnata dalla fedele ritmica di Lowy cesellano riff e un guitar work corposo e 'compresso' al punto giusto. Non riesco ad estrapolare (eccetto la già menzionata 'Like no Other...') una o più canzoni, l'album è da ascoltare tutto d'un fiato e vi assicuro che alla fine ripartirete ad ascoltarlo immediatamente!
Roby Comanducci