Line up: Sugar Ray Norcia – vocals and harmonica, Little Charlie Baty – guitars, Anthony Geraci - piano, Michael Mudcat Ward – bass, Neil Gouvin – drums.

Tracklist: Don’t Give No More Than You Can Take, Bluebird Blues, Too Far From The Bar, Too Little Too Late, Reel Burner, Can’t Hold Out Much Longer, Number And Dumb, My Next Door Neighbor, What I Put You Through, What Will Become Of Me, I Gotta Right To Sing The Blues, From The Horse’s Mouth, The Night I Got Pulled Over, Walk Me Home, Reel Burner (alt. take)

Uscito giusto in questi giorni il nuovo e undicesimo lavoro in studio dell'americano e rinomato bluesman vocalist and harmonica player Sugar Ray Norcia si appresta a fare felici tutti coloro che amano il blues rock, lo slow blues, il jump blues e le atmosfere calde e penetranti che solo questo genere sanno regalare. Attivo sin dagli anni ottanta Sugar ci ha sempre deliziato con lavori di alto livello e quest'ultimo “Too Far From The Bar” non è da meno. Si passa da momenti slow quali ' What I Put You Through' dediti ad un sound rotondo e calibrato capace di creare atmosfere sognanti oppure la cover ' Bluebird Blues' ( Sonny Boy Williamson) dove l'armonica di Ray la fa da padrone a tracce più ritmate quasi up tempo come la bellissima title track che farebbe ballare anche una mummia (qui si sfocia quasi nel boogie...). Un altra song veloce ed intrigante è la cover di Jerry McCain "My Next Door Neighbor", un vero brano rock'n'roll semplice, diretto, efficace. In definitiva c'è una maggiore propensione verso lo slow blues ed armonie più ricercate e ammalianti ma non mancano anche momenti più frizzanti come la strumentale 'Reel Burner' che viene ripresa anche in versione alternativa come ultima traccia. Un album godibilissimo per estimatori ma sicuramente capace di farsi amare da chiunque goda nell'ascolto della grande musica!

Roby Comanducci

Ott 31

 

 

Line up: Emmanuelson – vocals, Tony Steel – guitars, Steel Zard – Drums, Flo Dust – Bass, Mat Heavy Jones - guitars

Tracklist: Mystic Voices, Fight them all, Steel Hammer, Blackheart, Savage, Gloomy world, Malefice, Metal Nation, Pussy, Led by Judas, Master Control

Dopo un minimo di riflessione che, ebbene sì, precede sempre il momento in cui inizio a vergare la recensione che state leggendo, ho deciso di partire con un commento schietto: spesso e volentieri mi sentite usare parole ed espressioni che servono a soppesare quanto il disco che si sta recensendo si ispira al passato; non accade sempre ma, per forza di cose, avendo a che fare col nostro genere di musica, accade. E allora, la schietta osservazione è che i Rising Steel, fin dal moniker, sono una band per cui farò a meno di questi giri di parole, il loro genere è il più classico metal a metà tra Priest e Sabbath “secondo periodo” (chiaramente, quello con Dio) anche se con robuste infiltrazioni del primissimo Thrash, quello di Metallica e degli Slayer dei primi, e ancora grezzi, album. Quello che però si può subito aggiungere è che l’operazione di riesumazione è stata eseguita con ottima perizia. Innanzitutto a livello stilistico, con perfetto stile “british”, si privilegiano tempi quadrati e possenti cavalcate, accompagnate da riffeggio elaborato ma attento al mantenere il ritmo marziale. Lo stile vocale del singer è profondo e aspro, in questo differenziandosi un pò rispetto ai classici del genere, ma si amalgama perfettamente con le altre linee sonore. La tecnica dei componenti della band è molto buona, senza strafare, e apprezzo moltissimo il lavoro di produzione, capace di ricreare perfettamente l’atmosfera 80s che trasuda dalle song senza sbavature o finti errori. L’energia del gruppo è perfettamente resa e la qualità di ogni singola linea melodica ripresa nei minimi dettagli. A livello stilistico ci sono anche variazioni sul tema abbastanza importanti dopo una prima metà molto “classicista” (penso alla song 9 appropriatamente intitolata “Pussy”). Sulle componenti del disco non mi sento di aggiungere altro, si nota un notevole affiatamento tra gli elementi e nessuno ruba la scena agli altri. Evoco allora un ultimo elemento su cui nonostante il periodo non mi sento di disperare: conto in un tour della band perché la vera prova del nove di un gruppo del genere è la resa live dopo un così buon lavoro in studio. Un consigliatissimo lavoro per tutti i lettori.

Nikki