Ott 16

 

 

Line Up: Nik Taylor-Stoakes – vocals, Matt Pearce – guitar, Tom Gentry – guitar, Tony Newton – bass, Joe Lazarus – drums

Tracklist: The Traveller, Gone Forever, Liar and a thief, Inherit my shadow, Last to know, Lost, Never beyond repair, Brake, Control, One of us

I Voodoo Six sono un combo britannico giunto ormai al sesto disco, caratterizzati da un hard rock viscerale e d’atmosfera, con potenti riff ultra compressi e un retrogusto hard blues che richiama in un certo senso alcune band ormai vecchie di qualche lustro come Down e Black Label Society, al tempo stesso tiene viva la propria verve di originalità unendo alcune contaminazioni 70s (mi viene in mente “Inherit My Shadows”) a una robusta struttura hard rock che spazia sulle più diverse ispirazioni di genere dagli anni ’80 (qualche tocco) a tutti i 90 e l’inizio del millennio. Un aggiustamento di formazione abbastanza recente, tre anni (la carriera della band ormai sfiora i due decenni) ha portato ad un avvicendamento dietro il microfono, a cui si è aggiunto l’aggiungersi di una seconda chitarra, situazione che interpretiamo nell’ottica di quello che sentiamo in questo platter: hard vigoroso molto centrato su riffeggi pesanti e cadenzati più che su cavalcate o ballad, stile per il quale il giusto tono vocale è decisamente importante. Non è forse un’ugola che colpisce immediatamente l’attenzione quella di Nik Taylor-Stoakes, tuttavia è molto profonda e con un’ottima espressività, e dà una profondità drammatica importante ai pezzi, ed è decisamente uno dei principali pregi del disco (si veda “Liar and a thief”) accanto ad una produzione molto precisa e tecnica, ove ogni singolo suono è perfettamente elaborato. Il risultato è molto compatto e dà una notevole carica di atmosfera a tutto il disco. Lo stile come detto è variabile, a volte più diretto e a volte cerca di lavorare di più sull’effettistica. Di certo è un lavoro svolto con grande personalità ed esperienza ed in questo si vede il mestiere della band britannica, molto attenta al cesellamento delle singole canzoni e forse disposta anche per questo a un po’ di sacrificio della verve strumentale dei singoli elementi. Si tratta comunque di un eccellente lavoro che invita all’ascolto e se vogliamo, pur nel non inventare davvero nulla, in questo specifico periodo storico-musicale si presenta come una gradevole alternativa nell’ambito delle uscite di questo periodo. Un ascolto che decisamente consiglio perciò!

Nikki

 

 

 

Line up: Brother Belmont - lead vocals, psyKlone - guitars, programming, Void – guitars, Sol – bass, Stalkher Jr. - drums

Tracklist: Descent, Roll Out, Don't Turn Away, [futurenation], Meteorite (feat. Björn “Speed” Strid - Soilwork / The Night Flight Orchestra), Follow You, Space Samurai, The Last Starfighter, Teknoskeptic, Beam Me Up, Until The Stars Turn Cold (feat. Flo V. Schwarz - Pyogenesis)

Particolari, senza ombra di dubbio. Sicuramente una novità (abbastanza) originale e “fuori dagli schemi” in un periodo ricco sicuramente di ottime uscite discografiche ma che langue di estrosità e novità (a parte certi gioiellini come “Smackbound”, l'ultimo degli In This Moment, Me And That Man....e qualche altro titolo, nda). Ecco dunque dall'Ungheria il secondo full lenght album di questi ragazzi sicuramente vogliosi di miscelare e mixare diversi generi per ottenere un sound accattivante. La cosa interessante è che i nostri miscelano sapientemente passaggi pop e addirittura tecno a riff metallici e uniscono il new modern rock anni 2000 ai grandi acts dell'hair metal anni '80, Def Leppard su tutti. E sono infatti reminiscenze del “Leopardo Sordo” che saltano subito all'orecchio nella commerciale e danzereccia hit single '[futurenation]', brano assolutamente creato per far colpo su un pubblico giovane e voglioso di saltare! Simpatica l'iniziale 'Descent' che su una base street rock ci infila qualche passaggio dance ma non preoccupatevi, il tutto viene adeguatamente dosato e calibrato. Se volete invece rockare vi lascerei in compagnia delle belle 'Roll Out', 'Don't Turn Away' e 'The Last Starfighter' che strizzano l'occhio alle più moderne produzioni di Reckless Love, Crazy Lixx et similia. Un ospite illustre, Björn “Speed” Strid (Soilwork / The Night Flight Orchestra) ha prestato la sua voce nell'interessante 'Meteorite', un rock sicuramente ammaliante e furbo, capace di dare la scossa ma anche predisposto per possibili passaggi radiofonici. Pulsante diretta e velocissima (parte con un urlo 'banzaiii'...nda) l'eclettica 'Space Samurai' che alterna momenti quasi speedy ad altri più tranquilli (con tanto di vocina femminile orientale filtrata). Arriviamo quindi al momento dove i nostri osano di più e parliamo di 'Teknoskeptic', un mix potente tra musica tecno e riff metallici; risultato buono anche se molto lontano da perle mixate e suonate dai leggendari Killing Joke, vi ricordate “Millenium” dal disco (capolavoro) “Pandemonium” del 1994? L'album si chiude con la lenta 'Until The Stars Turn Cold' con alla voce un altro ospite Flo V. Schwarz dei Pyogenesis. Comunque sì, questo giovane combo di musicisti riesce ad incuriosire e a tratti anche a colpire nel segno. Interessante lavoro!

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Roby Comanducci