Mag 14

SMACKBOUND “Hostage”

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Line up: Netta Laurenne – vocals, Teemu Mäntysaari – guitars, Tuomas Yli-Jaskari – bass, Vili Itäpelto – keyboards, Rolf Pilve – drums. Produced by: Tuomas Yli-Jaskari, Netta Laurenne, Vili Itäpelto

Tracklist: Reap, Change, Razor Sharp, Rodrigo, Break, Imperfect Day, Graveyard, Traveling Back, Hold The Fire, Hostage, The Edge

Tornano a circa tre anni di distanza dall'ottimo album d'esordio “20/20” i finlandesi Smackbound capitanati dalla bravissima vocalist Netta Laurenne. Ho letto diverse recensioni a proposito di questo full lenght album, praticamente diametralmente opposte le une dalle altre, quale sarà la verità? A parte gli enigmi spesso inutili e fuorvianti, cercherò - come sempre fatto col Cathouse- di dare la mia modesta interpretazione su questo nuovissimo “Hostage”. Al sottoscritto, il primo album era veramente piaciuto, tanto da finire nella top ten del Cathouse dei dischi usciti nel 2020. Gli Smackbound sicuramente sono una band originale, che strizza l'occhio anche al metal sinfonico e commerciale, ma sorretta da una robusta linea ritmica hard e frammenti di alternative, progressive metal e modern rock/metal che rendono il loro stile appetibile e adatto a più “palati musicali”. Che differenza ho trovato, quindi, tra i due album? Per prima cosa salta all'occhio – forse è meglio dire all'orecchio … hehehe – l'abbandono della parte rock viscerale pseudo-street che era presente su “20/20” in brani quali “Troblemaker” o 'Wall of Silence' che rimembrava i Velvet Revolver. Quella parte di soundstyle è stata abbandonata a favore di un modern rock più sinfonico e d'insieme. Comunque, credo, non sia di basilare interesse anche perchè questa band non suona street metal, attenzione, era solo una puntualizzazione su alcuni brani che avevano dato una maggiore dose di originalità al disco precedente. “Hostage” però si mantiene su canoni di elevata qualità: la violenza con poderosi up tempo di alternative rock la potete gustare su “Razor Sharp”, o la dirompente “ Hold The Fire” che ricorda la fantastica “Run” dell'album di debutto. Molto interessante “Travelling Back” dall'inizio acustico -simil country- che si sviluppa in un ottimo e cadenzato heavy rock. Da menzione la conclusiva e lunghissima (oltre nove minuti) “The Edge”, brano lirico-sinfonico, lento, introspettivo e ammaliante, sicuramente molto d'atmosfera. Unica cosa che non ho capito è la scelta del singolo “Imperfect Day” che non eccelle in originalità e -soprattutto- è un brano lento che, a mio parere, non rispecchia affatto il mood di questa band. Cosa dire in conclusione? Al primo disco avevo dato la valutazione 4 su 5 che vuol dire ottimo nel “gergo Cathousiano; a questo “Hostage” ero indeciso, indubbiamente ha qualcosa in meno rispetto al debut, però apprezzo l'energia e la verve di questo combo finlandese e quindi, gli diamo la medesima valutazione.

Roby Comanducci

Mag 04

MECCA “Everlasting”

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Line up: Joe Vana – lead vocals, Sven Larsson – guitars, Mitia Maccaferri – bass, Alessandro Del Vecchio – keyboards, Mirko De Maoi – drums. Guest Musicians: Tommy Denander, Christopher Börjars, Stefano Lionetti, Vivien Lalu, Stefano Mainini, Pete Alpenborg - Additional Keyboards

Tracklist: And Now The Magic Is Gone, The Rules Of The Heart, I Won’t Walk Away, The Mistakes We Make, These Times Are For Heroes, Your Walls Are Crumbling Down, Everlasting, Falling, Endless Days,, Living In Fear, Your Way

Il 21 aprile è uscito il nuovo disco dei Mecca intitolato "Everlasting". Il gruppo capitanato dal vocalist Joe Vana torna al full lenght album dopo sette anni riproponendo un sound di classico e melodic AOR. Undici tracce molto orecchiabili e piacevoli aggraziate da una struttura nelle canzoni molto accurata. "And now the magic is gone" è la traccia di apertura del disco e già si capisce il gran lavoro e impegno che questi musicisti hanno messo - in particolare - negli arrangiamenti e nel posizionare chorus line ad effetto nelle parti più importanti delle song. Con "The mistakes we make" oltre a un salto nel passato si sente l'imprinting che Jim Peterik dei Survivor ha avuto su Joe Vana quando era in giovane età. Viceversa su "Living in fear" carpiamo qualcosa dei Toto ma il tutto viene sempre stemperato da un proprio stile musicale che i Mecca, oramai, ci propongono da diverso tempo. Un disco di buona fattura e capacità artistiche non indifferenti.

Luca