Fra ZMG

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Ott 06

STRYPER “When We Were Kings”

STRYPER
“When We Were Kings”
(Frontiers Music s.r.l.)
release: 13 - 09 - 2024
genere: heavy metal / christian metal
voto: 4

Line up: Michael Sweet - lead vocals‎, lead & rhythm guitar, Robert Sweet - drums, Oz Fox - lead & rhythm guitar, vocals‎, Perry Richardson - bass, vocals

Tracklist: End Of Days, Unforgivable, When We Were Kings, Betrayed By Love, Loves Symphony, Trinity, Rhyme Of Time, Raptured, Grateful, Divided By Design, Imperfect World

Nuova fatica discografica per gli iconici Stryper che celebrano il 40° anniversario (14° studio album), guidati dai fratelli Michael e Robert Sweet (riconosciuti tra i fondatori della corrente christian metal). Il gruppo torna sulle scene con un disco potente, evocativo ed elegante, votato in modo abbastanza consistente alle tonalità maggiori e ad una certa epicità, ma non mancano i momenti più sofferti ed introspettivi, arrivando anche a sonorità “cattive”... e non mancano neanche alcune influenze e riferimenti: la consueta mescolanza di colori e sensazioni della band americana (sullo sfondo di concetti ispirati a testi biblici e vangeli). Il set si apre con “End of Days”, intro sincopata in half-time (batteria) con influenze alla Yngwie Malmsteen (tornerà negli intermezzi, con doppia cassa), successiva apertura in una veloce “corsa epica” (appunto) in stile Helloween (e altri brani passati degli stessi Stryper), con ritornelli “ariosi”: assolo in tre parti, lirico, virtuoso e poi intrecciato tra le due chitarre verso l’ultimo ritornello, chiusura finale con passaggio che richiama la intro. Proseguiamo con “Unforgivable”, brano di media velocità carico di malinconia e solennità (a conferma del titolo) che si apre con degli stacchi delle chitarre su accordi aperti, per proseguire con la classica struttura strofa-ponte-ritornello per due volte, di nuovo stacchi (raddoppiati), viaggio negli assoli dialoganti delle chitarre, special, ritornello finale e chiusura. Si passa poi alla title track, “When We Were Kings”, in cui troviamo una continua alternanza tra strofa e ritornello, tonalità minore / maggiore, che crea un contrasto di impatto tra i momenti “del racconto”, assolo centrale e sezione finale: il pezzo segna l’inizio di una sorta di sequenza in cui sono presenti diversi “scenari” ballad e power ballad (circa la metà del materiale musicale), come la successiva “Betrayed By Love”, melodiosa e suadente, per quanto il contenuto sia nostalgico e struggente, con intro di chitarra acustica che apre poi tutto il flusso musicale, batteria suonata quasi “indietro” che ti tiene incollato all’ascolto e coadiuvata dal resto degli strumenti, un trasporto dall’inizio alla fine. “Loves Symphony” parte con degli stacchi suonati e cantati insieme, con uno stile e una carica che sembrano quasi alternative rock/punk-rock (alla Phil X & The Drill), per continuare poi il consueto binomio minore (strofe) e maggiore (ponti/ingressi + ritornelli, i quali sono più sinfonici, come dice il nome del brano stesso), intermezzo di nuovo minore, sincopato, e molto “heavy”, lungo assolo (sempre dialogato tra le chitarre), ritornello finale e chiusura come l’interemezzo. Al centro del disco, si trova la potentissima “Trinity” (in cima alle mie preferenze), in cui sento un ingresso alla Europe (modern era), intro/intermezzi alla Megadeth (la parte hard rock dei californiani), batteria con lontana ispirazione alla Portnoy e il resto “Stryper Factory”, struttura standard verse-bridge-refrain, in cui il ritornello risulta molto sostenuto per via del groove di batteria in controtempo (seguito dal resto dei musicisti): successivamente arriva un intermezzo in half-time (vagamente Whitesnake), prima dello “speed solo” (sempre in stile Megadeth), di nuovo il bridge e l’ultimo ritornello, raddoppiato, chiude questo “hot piece”. Incontriamo il bellissimo singolo “Rhyme Of Time”, allo stesso tempo “lamentoso e sognante”, velocità medio-lenta, batteria dal tocco “poetico”, intreccio delle chitarre nella intro (una portante che torna nei ritornelli, e una che anticipa il tema vocale, riferito sempre al ritornello), tonalità minore che cambia in maggiore unicamente nell’assolo, un altro brano che trasporta l’ascoltatore, ma in un mood più cupo. Altra traccia, altra alternanza minore-maggiore per “Raptured”, in questo caso una sensazione “bluesy”, con influenze Deep Purple / Gotthard (e nella vocalità un po’ Europe / Malmsteen / Michael Vescera), sospesa e spigolosa, verso il ritornello arioso e “classicistico”, in un susseguirsi lineare. Con l’avvolgente “Grateful” torniamo invece alle ballad, uno stile che ricorda l’alternative rock ma anche le stesse ballad hard rock (di nuovo Whitesnake, nel periodo recente, ma si potrebbero fare vari nomi...), semplice, “morbida” e di impatto. Penultima traccia, (assimilabile ad un) half-time, hard rock consistente che arriva dritto in faccia per “Divided By Design” (ancora influenza Europe contemporanei), dopo la metà vede un cambiamento radicale del groove, passando da half a standard/double con successiva aggiunta del doppio pedale / doppia cassa in concomitanza degli assoli, per poi tornare alla struttura iniziale e concludere. “Imperfect World”, unico brano dal tempo composto (“terzinato”), chiude il disco in modo pieno e “debordante”, con una certa epicità, per ribadire il consueto pensiero, anche in un “mondo imperfetto”... e non può mancare il dialogo tra le chitarre, negli assoli, in classico stile botta e risposta alla Iron Maiden: dettaglio interessante, l’effetto di leggero phaser sulla voce prima dei ritornelli. Arrivati alla conclusione, si può dire che i musicisti abbiano dato nuovamente il meglio di sè, come di consueto, (compresi i musicisti aggiuntivi, Paul McNamara alle tastiere/organo/synth e Charles Foley con Keith Pitmann per cori e voci secondarie): una nota particolare sul basso, che appare leggermente meno in primo piano rispetto al passato (per quanto non sia una sua prerogativa principale), ma è comunque ben presente, denso e riconoscibile dai molti abbellimenti. Composizione buona, begli arrangiamenti musicali e di produzione (affidata a Michael Sweet), esecuzione impeccabile, mixaggio e finalizzazione perfetti (un grande plauso agli audio engineers), realizzazione come sempre di alto livello: copertina evocativa, biblica, mistica (un altro marchio di fabbrica Stryper). Prodotto che “arriva” agevolmente da subito, ma con più ascolti si apprezza ulteriormente. Decisamente promosso... e anche questa volta... “siamo stati guariti” (Isaia 53:5)

Fra "ZMG"

Set 07

SUNBOMB “Light Up The Sky”

SUNBOMB
“Light Up The Sky”
(Frontiers Music s.r.l.)
release: 12 - 07 - 2024
genere: hard rock / heavy metal
voto: 3,5

Line up: Tracii Guns - guitars, bass, Michael Sweet - vocals‎, Mitch Davis - bass, Adam Hamilton - drums

Tracklist: Unbreakable, Steel Hearts, In Grace We'll Find Our Name, Light Up the Skies, Rewind, Scream Out Loud, Winds of Fate, Beyond the Odds, Reclaim the Light, Where We Belong, Setting the Sail

Secondo LP per il progetto di Tracii Guns (fondatore degli LA Guns) e Michael Sweet (leader degli iconici Stryper), le due star del gruppo, coadiuvati da Mitch Davis al basso e dal polistrumentista e produttore Adam Hamilton (LA Guns, Joe 90) alla batteria, attivo anche in ambito colonne sonore. La sensazione a primo ascolto dell’album è di avere degli Stryper in versione Guns’n’Roses, e questo deriva naturalmente dalle rispettive radici dei due band leader ma le influenze che emergono a seconda dei brani sono svariate e particolari (anche molto differenti tra di loro). Arrangiamenti abbastanza lineari e allo stesso tempo coinvolgenti, esecuzione a tratti leggermente “grezza” probabilmente alla ricerca di un impatto “live” e un effetto ruvido, energico, che viene confermato dalle scelte sonore: il confezionamento finale (completato da accenni di tappeto sonoro ed effetti ad hoc) resta in linea con il tipo di concept. Il disco si apre con “Unbreakable”, brano potente dalla intro “ambientale” al riff di chitarra principale su ritmo shuffle (ce ne saranno altri) su cui si presenta la voce inconfondibile di Michael Sweet, elegante e grintosa allo stesso tempo, la quale disegna un flusso “indistruttibile”, come da titolo... “Steel Hearts”, dal groove sincopato, ci trasporta in uno scenario di luci e ombre che ci accompagnerà nel percorso, con influenze come Whitesnake e Chickenfoot e un fascinoso assolo di chitarra arabeggiante (ho sentito addirittura dei riferimenti dei fill della batteria ispirati al leggendario John Bonham): si prosegue sulla linea dell’ombra, con “In Grace We'll Find Our Name” e si prosegue con la convivenza dei contrasti tra le contaminazioni (in questo caso, la parte “dark” di Slash e di alcune ballad di Yngwie Malmsteen) con tessuti vocali in registro alto e cambi di tempo (veloci) all’interno del pezzo (lento), in vago stile progressivo. La power ballad “Light Up the Skies” (primo singolo estratto) comincia invece con un arpeggio sognante di chitarra acustica (molto “Heavy Folk” Blackmore’s Night / Black Sabbath) e si apre poi nuovamente di potenza, “riportandoci alla luce”, sopra ad un solenne ritmo della batteria, come una sorta di marcia più o meno incalzante a seconda dei momenti ma sempre presente. “Scream Out Loud”, il vero “pezzo Stryper” del disco e quello che preferisco maggiormente, è una corsa verso un urlo liberatorio sostenuta dai classici heavy powerchord, da accompagnamenti ariosi (nei ritornelli) e dall’assolo “lirico” della chitarra. Arriviamo a “Winds of Fate”, brano lento con un senso di “sospeso” (quasi mistico) a livello armonico-melodico ma anche concettuale (il destino), “Beyond the Odds”, Hard Rock tostissimo con riff e voce in stile Black Sabbath (Ronnie James Dio era...) e la suadente ballad “Where We Belong” (un’altra mescolanza di influenze in cui sento Guns’n’Roses e Skid Row, ma vagamente protrei trovarci anche Queensrÿche e Alice in Chains)... nel frattempo, “Reclaim the Light” (Mid-Speed Heavy Rock/Metal un po’ psichedelico, sempre alla Yngwie Malmsteem) ci aveva riportato al tema della luce, mentre torna lo shuffle (al pari di “Rewind”, a metà disco), con il ruvido “Setting the Sail” che conclude il viaggio ma lascia aperto il pensiero a orizzonti possibili. Da segnalare che anche le parti del basso (costantemente di supporto, presente e gradevole, mai invadente) sono state registrate da Guns (anche se Mitch Davis figura tra gli elementi della band) mentre la produzione e il mixaggio principali sono affidati sempre a Hamilton. Prodotto interessante per veri appassionati, realizzato nel segno del vero Hard Rock ed Heavy Metal (con molte sfumature), che va però ascoltato alcune volte per essere apprezzato appieno. Promosso.


Fra “ZMG”

Lug 17

SPEKTRA “Hypnotized”

SPEKTRA
“Hypnotized”
(Frontiers Music s.r.l.)
release: 12 - 07 - 2024
genere: hard rock
voto: 4

Line up: BJ - lead vocals, Leo Mancini - guitars, Henrique Canalle - bass, Edu Cominato - drums

Tracklist: Freefall, Taste Of Heaven, Search For More, My Voice For You, Against The Wind, Our Time Is Now, Hypnotized, Tonight, Time Around Us, Runnin' Out Of Time II, Different Me Outside

Seconda uscita discografica per la band brasiliana, quartetto esplosivo capitanato dal grande BJ, famoso per le assidue collaborazioni (cori, chitarra, tastiere) con il leggendario Jeff Scott Soto e la sua militanza in diversi gruppi rock in patria e a livello internazionale (Tempestt, DangerAngel, Talisman), coadiuvato dal fenomenale chitarrista Leo Mancini (Tempestt, Wizards) e dalla sezione ritmica Canalle-Cominato, entrambi musicisti esperti, session men e produttori molto stimati nell’ambiente. L’album parte subito con un pezzo di grande impatto in stile vagamente Gotthard, il primo singolo “Freefall”, che cattura subito l’ascoltatore attraverso la breve intro di tastiera/arpeggiatore e ci porta dritto al punto con riff potenti e accattivanti fino alla chiusura, proseguendo poi su sonorità e influenze Journey/Winger (e anche Talisman...). con “Taste of Heaven”, inizio sempre con arpeggiatore che ci accompagna in questo viaggio più “sospeso”, dal tessuto sonoro vocale molto evidente e chiusura sempre sospesa con chitarra distorta. In generale, sound pieno e composizione abbastanza ispirata, gli arrangiamenti sono di qualità anche se in alcuni brani (ad esempio i commerciali “Search For More” e “My Voice For You”) fin troppo “pretenziosi” e meno fluidi (per il mio gusto personale, a tratti vi è un uso eccessivo delle “modulazioni”, ovvero cambi di tonalità), elementi che comunque non intaccano il risultato finale: in questo scenario, trovo molto coinvolgenti “Against The Wind”, “Our Time Is Now” e “Time Around Us”. Oltre la metà, arriva la title track “Hypnotized” e con essa torna il mix di atmosfera e potenza dell’inizio, passando poi per la classica e morbida “Tonight” (sempre stile Gotthard) e arrivando ad una bellissima (power) ballad, l’avvolgente “Different Me Outside” la quale ci porta verso la fine della tracklist. L’esecuzione, la produzione e il confezionamento del disco sono eccellenti (compresi gli inserimenti di tastiere, sequenze ed ambienti sonori), i musicisti ci regalano un viaggio sognante ed intenso dove emergono le melodie trascinanti della voce, i virtuosismi ed assoli funambolici della chitarra e gli abbellimenti di classe delle linee di basso che si siedono perfettamente sul groove solidissimo della batteria: un’ esperienza immersiva “modern classic” dalle molte influenze musicali, una chicca per i veri appassionati. Nota specifica, menzione per “Runnin’ Out Of Time II” (stile Europe/Gotthard), continuazione alternativa di “Runnin’ Out Of Time” (influenze Foreigner) nel primo disco: insieme alla fantastica copertina mistico-evocativa in linea con il precedente design, e considerando lo stesso numero di tracce (11), si delinea forse una sorta di concept album / concept band (?) non troppo comune in ambito rock / hard rock. In definitiva, disco promosso a pieni voti: continueremo a sentir parlare (e sentire!) degli Spektra. Stay Rock!!!

Fra “ZMG”