Roberto

Roberto

Feb 11

INFINITE & DIVINE

INFINITE & DIVINE annunciano l'album di debutto. La band svedese uscirà con 'Silver Living' il 9 Aprile 2021 per Frontiers Music Srl ed in questi giorni è uscito il primo singolo + video. Infinite & Divine è una nuova collaborazione tra due svedesi, il musicista / cantautore / produttore Jan Åkesson e la cantante Tezzi (a / k / a Terese Persson). Potete avere il vedere/ascoltare il primo assaggio della band tramite il nuovo singolo e il video, "Infinite & Divine", cliccate nel link riportato sotto.
Nov 02

SPEED STROKE “Scene of the Crime”

 

 

Line up: Jack – vocals, D.B. - lead guitar, Michael - rhythm guitar, Fungo – bass, Andrew - drums

Tracklist: Heartbeat, 02. Scene Of The Crime, After Dark, Soul Punx, No Love, Red Eyes, Out Of Money, Who Fkd Who, One Last Day, Hero No.1

E' sempre con immenso piacere poter constatare che anche la nostra “Italietta” ogni tanto – e pur avendo dato vita ad una scena metal ristretta ma validissima tra fine settanta ed inizio eighties- si rifaccia viva presentandoci qualche combo di musicisti con la “M” maiuscola, gente che possa vivere di luce propria e non semplici e futili fotocopie del mercato d'oltreoceano. Ammesso e concesso che anche “oltreoceano” la situazione latita oramai da anni e gli acts più interessanti provengono dal nord europa noi, perlomeno, ogni tanto qualcosa di interessante lo buttiamo fuori. E' infatti il caso dei bravi Speed Stroke, band comunque oramai navigata e non certo alle prime armi, con all'attivo tre album (compreso questo nuovo “Scene...”), la partecipazione alla compilation-tributo alla memoria del compianto Deve Lepard (Crashdiet) e oltre 10 anni di live acts da soli e di supporto a band blasonate quali Reckless Love, Backyard Babies, Hardcore Superstar, Gotthard, Phil Campbell, Tigertailz e tanti altri. Il loro street/sleaze rnr è dirompente, sfacciato, grintoso e graffiante al punto giusto. Mai esagerato ma sempre calibrato e forte di una buona dose di originalità che, di questi tempi, non guasta certamente. Si sprecano gli anthem, gli up tempo veloci e carichi di adrenalina, i coretti ammiccanti che si conficcano nel cervello e non vanno più via, i brevi ma infuocati solos di chitarra e le cosiddette “party song”, tanto care negli anni ottanta e che qui vengono eseguite con perizia e maestria. Anche nei momenti più tranquilli come la semi-ballad 'No Love' i nostri riescono ad essere “cattivi” rimembrando le gesta dei mitici Twisted Sister (...e scusate se è poco!!!!!) oppure veloci e dirompenti come un treno nella funambolica ' Out Of Money'e duri e pesanti in stile Skid Row periodo “Slave to the Grind” nella bellissima title track. Non si riesce a star fermi durante l'ascolto di questo album e la voglia di ballare e pogare sul divano prende il sopravvento, soprattutto quando parte la veloce 'Soul Punx' che vi lascerà storditi come dopo una forte scossa elettrica. Intrigante anche la vera ballad 'One Lat Day', impreziosità da un'ottima interpretazione vocale del bravo singer Jack. Un album, questo “Scene of the Crime” che ogni amante del sano rock'n'roll deve assolutamente possedere. Bravi Speed Stroke, spero adesso di rivedervi presto (situazione virologica permettendo) ad uno dei vostri portentosi live!

Roby Comanducci

Nov 06

COREY TAYLOR “CMFT”

 

 

Line up: Corey Taylor - vocals, guitars, piano, Christian Martucci - guitars, backing vocals, Zach Throne - guitars, backing vocals, Jason Christopher - bass, backing vocals, Dustin Robert - drums, percussions, backing vocals, Walter Backlin: keyboards

Tracklist: HWY 666, Black Eyes Blue, Samantha’s Gone, Meine Lux, Halfway Down, Silverfish, Kansas, Culture Head, Everybody Dies On My Birthday, The Maria Fire, Home, CMFT Must Be Stopped, European Tour Bus Bathroom Song

Eh già, guarda cosa mi tocca fare, non l'avreste mai creduto possibile vero? Il sottoscritto che recensisce il disco solista del leader di quei pazzi squinternati che rispondono al nome di Slipknot? Naaaaa...impossibile. Ed invece no, è possibilissimo, soprattutto se si sta parlando di un Artista con la “A” maiuscola. Ammetto, e chi mi conosce bene lo sa, di non essere mai stato in passato un estimatore del nu metal e affini anzi, avrei voluto vedere morto quel genere con tutto me stesso! Mi ricordo ancora il debutto dei pazzi dello Iowa nel lontano 1999: per me fu un colpo al cuore....e anche dopo averli visti dal vivo (al tempo ero giornalista per Flash e fotoreporter ai vari concerti, nda) non riuscivo a digerirli. Poi son passati gli anni e....mi sono aperto anche a nuove linee musicali riuscendo ad apprezzare anche questi matti travestiti con le maschere; riuscii ad apprezzarne il vigore, la rabbia ma anche il forte impatto sonoro ed anche alcune trovate geniali su “Iowa” e “Vol 3 (The Subliminal Verses). In ogni caso c'era un fattore importante in quella band (c'è...visto che sono tuttora attivi hehehe) e si chiama Corey Todd Taylor, onestamente e senza osannare, una delle migliori voci che il panorama rock ed estremo abbia tirato fuori in questi aridi e ultimi anni. La gioia poi mi è salita quando il nostro si è dilettato con l'altra band gli Stone Sour, eccellente combo di alternative crossover metal e, ancor di più, in tante guest apparition su singoli, song varie e band interpretando canzoni lontane anni luce dalla crudezza alternativa ma capaci di abbracciare stilemi rock, hard rock, hard blues o heavy rock!!!!! La sua è una voce calda, ammaliante, leggermente rauca, pulsante ed al tempo stesso melodica. Tutto questo lo riscontriamo in questo bellissimo nuovo e primo album come solista “CMFT” dove il nostro, accompagnato da eccellenti musicisti, ci regala un disco di rock duro con accenni blues e addirittura country (in alcuni passaggi) e altri momenti più heavy-alternative oriented. Se volete una song da vasto airplay radiofonico da ascoltare a palla d'estate andate subito al godurioso rock (con tinte pop) di “Kansas” che ci rimembra i King Of The Sun e vi assicuro che ne rimarrete soddisfatti. Ma ogni song in questo lavoro è un'autentica sorpresa. Prendete il pulsante e cadenzato heavy rock di “Culture Head”, basta sentire il raffinato lavoro di basso e la voce di Taylor che svetta sovrana su tutto per avere una scossa di adrenalina nella schiena. Volete veramente valutare l'ugola di Corey? Allora la lenta e stupenda “Home” farà al caso vostro, impreziosita da piano e violini che fanno da tappeto sonoro alla corposa interpretazione del singer. Eccelsa! Ma il disco parte già in 'pompa magna' dalla prima song, 'HWY 666 ' un violento -passatemi il termine- western-hard'n'roll dove atmosfere da saloon si intrecciano a poderosi fendenti di chitarra e passaggi blues e simil country che riempiono il tutto rendendo il sound corposo e selvaggio. 'Black Eyes Blue' invece rallenta il ritmo ( è anche il primo singolo estratto dell'album se non erro....) dedita ad un rock mainstream, con tanto di chitarra acustica in accompagnamento ad un sound comunque elettrico ma indubbiamente “radiofonico”. In certi tratti questo album sembra sulla linea dell'altro piccolo capolavoro di Me And That Man “New man, New song....”, album solista di un altro interprete, Adam Nergal Darsk, leader dei black metallers Behemot (trovate la nostra recensione nella sezione review) alle prese con un sound bluesy, southern & folk. Arriviamo quindi alla stranezza totale per un musicista qual'è Taylor, la song ' Samantha’s Gone'. Ragazzi, qui siamo al cospetto di una song dalle linee strutturali care a band glamour dei primi eighties; le chorus line stanno li a dimostralo, catchy, ruffiane, il ritornello di chitarra amabile nella sua banale ripetitività e stop and go in sequenza. Una song così l'avrebbero potuta fare tranquillamente gli Hanoi Rocks!!!! E' per queste cose che ho iniziato ad amare questo singer. Per la sua versatilità e lungimiranza nel capire cosa va suonato e come deve essere suonato sbattendosene dei giudizi e quindi propinando sempre ottima musica. Arriva il momento dell'adrenalina pura al limite tra un punk rock violento ed un rock'n'roll tiratissimo, stiamo parlando della bellissima 'Meine Lux' che vi farà fare headbanging sul vostro divano di casa!!! Meno veloce e cadenzata nel suo modern (hard)rock è la successiva 'Halfway Down' che ci prepara alla lenta -ma non è una ballad- 'Silverfish', una bella canzone che parte e finisce con melodie ricercate ed ammalianti e nella parte centrale prende vigore e corpo. Sicuramente Corey non dimentica la sua parte più alternativa e crossover e la possiamo ascoltare su 'Everybody Dies On My Birthday' o meglio ancora 'CMFT Must Be Stopped' ribelle e violenta grazie all'apporto di due guest rapper Tech N9ne e Kid Bookie. Un altro cambio stilistico lo abbiamo nel rock di 'The Maria Fire' che suona molto retrò, molto 'anni novanta' e per concludere questo disco il nostro singer ci piazza il potente tharsh-core 'European Tour Bus Bathroom Song' in puro stile S.O.D (band anni ottanta fondata da Billy Milano e Scott Ian....). Non ci sono dubbi o incertezze: “CMFT” rientra nei migliori dieci dischi finora ascoltati in questo (tormentato) 2020. DOVETE averlo!!

Roby Comanducci

Nov 20

TUNGSTEN "Tundra"

 

 

Line-up: Mike Andersson - vocals, Nick Johansson – guitars, Karl Johansson - bass, screams & keyboards, Anders Johansson - drums

Tracklist: Lock And Load, Volfram's Song, Time, Divided Generations, King Of Shadows, Tundra, Paranormal, Life And The Ocean, I See Fury, This Is War, Here Comes The Fall

Eccoci dunque a recensire il secondo parto discografico della creatura fondata dal celebre e talentuoso batterista Svedese Anders Johansson che molti ricorderanno alla corte di Hammerfall, Y.J Malmsteen's Rising Force, Manowar, senza contare svariate collaborazioni. Il nostro, qui accompagnato dai figli Karl al basso, scream vocals, tastiere e Nick alle chitarre e con l'aggiunta del bravo vocalist Mike, ci regala un album assolutamente accattivante, originale e ricco di spunti interessanti. Il suono di questa band è un mix che a tratti sembra vedere i Magnum (nei passaggi pomp e folk) adeguatamente “metallizzati” con tinte power metal e a tratti sinfoniche (Hammerfall su tutti....) e alcuni passaggi ritmici cari ad un sound quasi nu metal. Si miscela un heavy potente ma al tempo pregno di melodie con testi fantasy e passaggi a volte pomposi che però inseriscono addirittura delle scream/growl vocals come accompagnamento (solo in qualche song). Classico esempio di quanto appena scritto è la poderosa ma al contempo pomposa opener 'Lock and Load'. Un disco molto particolare quindi, che va ben ascoltato e che dopo qualche passaggio vi conquisterà e non riuscirete a toglierlo dal vostro lettore cd. Notevole la sezione ritmica che oltre al prezioso lavoro di drumming del veterano Anders, troviamo un eccelso bass-working del figlio Karl che, come precisato sopra, si occupa anche delle parti cantate in scream/growl vocals e al lavoro alle keyboards anch'esso valido supporto che arricchisce il sound del gruppo. Il lato greve della band lo possiamo ascoltare in song quali 'Divided Generations' dove un power metal viene iniettato di passaggi di moder (hard) rock con interessanti aperture ariose di keyboards sound ma sempre basati su una sezione ritmica rocciosa. Quasi anthemica la successiva 'King of Shadows' che ci prepara alla bella title track, eccellente heavy metal song che unisce anche qualche accenno alternative (leggasi Rammstein....) per poi deliziarci con un ritornello orecchiabile e tornare a 'picchiare' decisa e feroce nell'accelerazione prima del finale con tanto di cantato in growl. Particolare 'I See Fury' che riesce nell'arduo compito di miscelare passaggi folk metal a momenti speed e pseudo – nu metal, assurda! In definitiva un disco molto originale che potrà piacere a diversi “palati” musicali. Bravi Tungsten!

Roby Comanducci

Nov 11

L.A. GUNS “Renegades”

 

 

Line up: Kelly Nickels - bass, backing vocals, Steve Riley - drums, percussion, backing vocals, Scotty Griffin - lead guitar, backing vocals, Kurt Frohlich - lead vocals, rhythm guitar

Tracklist: Crawl, Why Ask Why, Well Oiled Machine, Lost Boys, You Can’t Walk Away, Witchcraft, All That You Are, Would, Renegades, Don’t Wanna Know

Ci eravamo lasciati un anno fa circa con l'ottimo “The Devil You know”, un bel dischetto per la gioia di vecchi e nuovi fans. L'anno successivo che succede? E' proprio un anno da dimenticare questo bisestile 2020 e “Le Pistole di Los Angeles” hanno ben pensato di stravolgere (ancora una volta!!!) la formazione con la fuoriuscita dei due leader Tracii Guns e Phil Lewis ed il rientro, invece, della sezione ritmica originale dei primi album, Riley – Nickels. Cosa sia successo onestamente non lo sappiamo (non ci piacciono i gossip ma se lo sapevamo sicuramente ve l'avremmo detto, nda) sta di fatto che un disco marchiato LA Guns non può essere tale con la mancanza del duo sopracitato. Non me ne vogliano i puristi che sentenzieranno che comunque in questo “Renegade” sono rientrati due membri della prima gloriosa formazione: senza l'ugola di Phil e i fraseggi di Tracii non è la stessa cosa ma, soprattutto, i due in questione eccellono nel songwriting, nella composizione che in questo nuovo disco è assolutamente scialba e piatta. I nostri hanno sì mantenuto lo “stile LA Guns” ma il risultato finale è un album che avrebbe potuto farlo chiunque, anche una band alle prime armi. I cliché del genere si susseguono, manca mordente e anche la voce di Kurt, seppur non brutta, è abbastanza asettica ed inespressiva. La band di “Malaria” poi non deve pubblicare una ballad tanto semplice quanto scontata e banale come ' You Can’t Walk Away' e deve saper “mordere” nell'incedere dell'album; in questo “Renegades” invece canzone dopo canzone rimaniamo attoniti dalla monotonia e dalla poca originalità espressa. Onestamente mi dispiace scrivere queste cose perché amo questa band e sono sicuro che, magari, a chi non ha mai seguito bene Lewis & Co l'album potrà anche piacere per passare una quarantina di minuti con uno street rock sempliciotto e poco impegnativo ma questi non sono gli LA Guns che conosco, sono un tentativo riuscito male di portare avanti un glorioso nome. Peccato.

Roby Comanducci