Items filtered by date: Agosto 2020

 

 

Line up: Daniel Korn - vocals, songwriter, guitars, bass, piano.

Tracklist: Vampires, Sleep ain't paying my dues, House of cards, Colorado, Run Rabbit Run, Seashelled Heart

Devo ammettere di conoscere poco questo artista, come discografia ha pubblicato “Dancing With The Moon” Ep(2014), “Dancing With The Moon (Space Cats Version)” (2016) e “Run All Night” (2016), ma dopo aver ascoltato questo suo nuovo Ep “Sleep ain’t paying my dues”, sono rimasto ammaliato ed al tempo stesso sbalordito. Questo giovanotto di Stoccarda è già qualche anno (non molto però, nda) che ci delizia con i suoi dischi che trasudano il sound puro del blues rock americano, dei mille colori e profumi di quei posti, sonorità sì blues ma anche condite con spruzzate di folk, di indie rock; non sembra proprio che il nostro arrivi dalla “fredda Germania” ed invece è così, ma infatti molti dicono su di lui che è un caso a se, un artista eclettico e sognatore. Infatti nei testi delle sue song viene traslato tutto il suo vissuto per le strade di un'America nuda e cruda, un lungo viaggio da nord a sud di questo grande paese riportando, come in un prezioso riassunto, tutto in questo bellissimo Ep di solo sei tracce. Si parte con il pathos di 'Vampire', song magnetica e sicuramente figlia del miglior indie rock in circolazione. Da segnalare anche l'ottima interpretazione vocale del nostro che, pur non essendo un mago, riesce ad imprimere il giusto mood alle sue canzoni dandogli ulteriore carattere e spessore. La successiva è la title track, un bel pezzo di sano rock orecchiabile al punto giusto, dotato di un buon riff di chitarra saturo e mordente che coinvolge dal primo minuto sino alla fine. Sicuramente un brano molto radiofonico. Viceversa la successiva e semi-acustica 'House of Cards' nel suo incedere lento ci fa sognare e ci culla con atmosfere morbide e avvolgenti. Un pizzico di country rock spunta in 'Colorado', song allegra da ascoltare in buona compagnia davanti a un mega boccale di birra. Un blues più raffinato lo ritroviamo in 'Run Rabbit Run' che emerge per eleganza compositiva avendo anche la capacità di eccellere col suo portentoso feeling. Chiude questo ep il lento acustico 'Seashelled Heart', bell'esempio di folk rock con anche una buona interpretazione vocale di Daniel e quell'armonica che a tratti accompagna la sei corde e contribuisce a creare un momento di magica empatia con l'ascoltatore e rimanda al Boss ai tempi della E Street Band. Veramente un ottimo lavoro, cercatelo e fatelo vostro!! www.iamkorny.com

Roby Comanducci

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Lunedì, 10 Agosto 2020 01:44

JOE SATRIANI “Shapeshifting”

 

 

Line up: Joe Satriani – guitars, Kenny Aronoff – drums, Chris Chaney – bass, Eric Caudieux - keyboards

Tracklist: Shapeshifting, Big Distortion, All For Love, Ali Farka, Dick Dale, an Alien and Me, Teardrops, Perfect Dust, Nineteen Eighty, All My Friends Are Here, Spirits, Ghosts and Outlaws, Falling Stars, Waiting, Here The Blue River, Yesterday’s Yesterday

 

Allora ragazzi, questo è un compito tanto bello quanto complesso. Parlare di Joe Satriani è fantastico ma data la caratura e le composizioni musicali del personaggio ci vorrebbe un maestro di chitarra a fare questa recensione. Invece ci sono io: un povero scribacchino che suona la chitarra con la delicatezza di un gorilla e la memoria di un bradipo (cosa c'entra?...non lo so ma era per fare un esempio hehehe, nda). Il buon Joe ebbi la fortuna di incontrarlo e quindi conoscerlo ed intervistarlo a Milano nel 1998 all'uscita di 'Crystal Planet' e vi assicuro che me ne raccontò di belle. Una persona assolutamente affabile che non mostra assolutamente altezzosità al pari di tanti suoi pseudo colleghi musicisti; pensate solo che è stato maestro (tanto per citarne alcuni...) di signori quali Steve Vai, Larry LaLonde, Kirk Hammett, Andy Timmons, Alex Skolnick, che è in assoluto considerato tra i top guitar players del pianeta e le sue collaborazioni sono pressochè infinite (oltre i 21 dischi tra studio e live, nda). Mi innamorai subito di lui quando comprai e misi sul piatto il vinile di quel “Surfing With The Alien” che nel 1987 cambiò non poco la vita di molti chitarristi o futuri/presunti tali. Ed eccolo qui trent'anni dopo, che sforna senza battere ciglio dischi su dischi e mantiene sempre altissimo il valore della qualità proposta. Per questo disco il nostro si è attorniato di ottimi musicisti quali il drummer Kenny Aronoff (John Fogerty), il bass player Chris Chaney (Jane’s Addiction) e il tastierista Eric Caudieux (Prince, Lisa Coleman); il risultato quindi è sicuramente di caratura elevata. Premetto che questo disco nelle sue tredici tracce è molto vario. Il chitarrista abbraccia tantissimi generi dal rock al reggae, al country e mille altre sfaccettature. Se volete subito un brano che vi ricordi il periodo 'ottantiano' e quindi “Surfing...” ma anche “Flying in a Blue Dream” allora sparatevi subito la veloce 'Nineteen Eighty' e vi sembrerà che il tempo non sia passato affatto. Nel suo stile: song veloce con cambi di tempo repentini, ritmica danzereccia e chitarra che fra strofa-ritornello-solos sembra coadiuvata da un cantante, ma invece il cantato non c'è.....e non se ne sente assolutamente la mancanza. Spesso tra le miriadi di peculiarità di questo mostro della sei corde troviamo questa capacità durante i solos di creare come delle 'frasi melodiche' basandosi solo su poche note, magari per la durata di un breve bridge, e poi riprendere in velocità e virtuosismo puro oppure passare alla strofa successiva. Lui usa molto la tecnica del pick tapping, un modo particolare di usare il plettro e creare un contatto ed effetti maggiori con le corde. E' questa la forza di Joe, non fa stancare nemmeno un attimo nonostante il suo disco sia strumentale e ridondante tecnica e mille peripezie tecnologiche. Un altro brano entusiasmante e originale è 'Ali Farka, Dick Dale, an Alien and Me' che si basa su ritmi afro soprattutto per quanto concerne la sezione ritmica con l'innesto di rumori, armonie e un guitar work da cardiopalma (il titolo di questa song prende vita dal nome di Ali Farka uno dei maggiori e importanti strumentisti africani e nel mondo, Dick Dale famoso surf rockers e alien and me, riferito a se stesso, Mr.Satriani). Prima avete letto la parola reggae vero? Eh si hehe....ascoltatevi le avvolgenti atmosfere di 'Here The Blue River' e capirete come una ritmica reggae possa essere resa stupenda da un fraseggio di chitarra e soluzioni all'avanguardia sonora proprie di questo axe man. Song stratosferica! Ma anche la conclusiva 'Yesterday’s Yesterday' coi suoi momenti acustici fa rivivere quasi atmosfere western-country con un solo difetto, dura troppo poco! Prorompente e pulsante è l'opener 'Shapeshifting' che incalza con un basso poderoso creando una atmosfera ricca di pathos nella quale si diletta il buon Joe e la sua Ibanez mentre più commerciale invece è 'Big Distortion', brano hard rock cadenzato che vi conquisterà al primo ascolto. Quando poi Joe si cimenta nei lenti allora c'è da godere come matti. E' sempre stato capace di song dall'altissimo feeling ed in questo caso vi rimando subito alle eufonie sublimi di 'Teardrops'; ascoltatela in cuffia, al buio, magari sorseggiando un buon whiskey. Superlativa. Un piccolo gioiello da avere assolutamente.

Roby Comanducci

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