Items filtered by date: Ottobre 2020
Mercoledì, 07 Ottobre 2020 02:17

SHAKRA “Mad World”

 

 

 

Line up: Mark Fox – vocals, Thom Blunier – guitars, Thomas Muster – guitars, Dominik Pfister – bass, Roger Tanner – drums.

Tracklist: Fireline, Too Much Is Not Enough, A Roll Of The Dice, Mad World, When He Comes Around, Thousand Kings, I Still Rock, Fake News, When It All Falls Down, Turn The Light On, Son Of Fire, New Tomorrow

Ma che bello questo periodo, ammetto di stare recensendo sempre ottimi album, piacevoli all'ascolto e, anche se non tutti dei capolavori ovviamente, capaci comunque di farmi passare un'oretta di goduria musicale. E' il caso dei cuginetti di Krokus e Gotthard, al secolo Shakra, conosciuti non come i suoi illustri colleghi ma credo abbastanza bene da uno stuolo di accaniti fans elvetici e non. I nostri arrivano con “Mad World” al pregevole traguardo del dodicesimo album abbinandoci anche l'anniversario del 25° di carriera. Non male vero? Eppure il sound non risente per nulla del tempo e sprizza energia e quei giusti e ammiccanti cliché che tanto piacciono a noi amanti degli anni ottanta ma anche dell'hard rock contemporaneo; “Mad Worls” è un album diretto, senza fronzoli, capace di pulsare energia e dare forti scosse di adrenalina, merito sicuramente delle due 'asce' Blunier-Muster e di una sezione ritmica precisa, granitica e diretta come un treno merci. Ed è proprio ascoltando brani imperniati sui cliché appena menzionati che ci viene voglia di imbracciare la scopa e fare il 'provetto guitar hero' davanti al divano di casa. 'I Still Rock' ne è l'esempio lampante! Riff di chitarra al fulmicotone come nell'opener 'Fireline' sono piccoli gioiellini, come il corposo hard rock di 'Too Much Is Not Enough'. Carina, energica e commerciale al punto giusto è 'A Roll Of The Dice' ma anche 'When It All Falls Down' e, ammettiamolo, non c'è un minuto di calo compositivo in questo disco, ascoltatevi il pulsante hard'n'roll della penultima 'Son Of Fire' e mi direte. C'è solo una ballad che è la finale 'New Tomorrow' elegantemente suonata e di pregevole fattura, per il resto tutte tracce di sano ed incontaminato hard rock. Ottimo lavoro.

Roby Comanducci

Published in Albums
Lunedì, 05 Ottobre 2020 02:04

BLOODY HEELS “Ignite The Sky”

 

 

Line-up: vocals - Valts Berzins (Vicky White), guitars - Haralds Avotins (Harry Rivers), bass - Gunars Narbuts (Gunn Everett), drums - Gustavs Vanags (Gus Hawk), Cello on track 'Silhouette' - Erna Daugaviete, Saxophone on track 'Healing Waters' - Dagnis Rozins

Tracklist: Ignite The Sky, Criminal Masterminds, No Matter, Sugar & Spice, Farewell To Yesterday, Black Swan, Stand Your Ground, Thin Line, Silhouette, Healing Waters, Streets Of Misery

Ma guarda che bravi questi ragazzi che arrivano da Riga (Lettonia) con una verve ed un piglio sicuramente non consoni al freddo est ma bensì ammiccanti ad un sound americano, solare e rabbioso. “Ignite The Sky” è il loro debut e sulla carta si presenta come un ottimo album che miscela hard rock americano (ammiccante l'epopea hair metal ottantiana) con anche espansioni verso sonorità a momenti più alternative e moderne. Il tutto contribuisce a rendere questo prodotto molto originale, di forte presa sia commerciale ma anche capace di coinvolgere con un suono avvolgente ed heavy rock al punto giusto. L'album parte veloce con la title track preceduta da un brevissimo intro che sfocia in un metallico riff di chitarra e si sviluppa in un sound che rimembra i mitici Ratt. Si prosegue sempre su un Los Angeles style con la ruffiana 'Criminal Masterminds' ed anche la successiva 'No Matter' dalle chorus line catchy ed un bel suono rotondo, caldo e pomposo come solo gli eighties potevano regalarci ma, in questo caso, con una punta di modernismo che non guasta e una registrazione di livello. 'Sugar & Spice' può ricordare gli Skid Row nel suo incedere street metal mentre un basso poderoso e pulsante fa partire 'Farewell To Yesterday' song più attuale che ci riporta negli anni 'zero' con sempre una verve street ma quel tocco di modernismo caro a HCSS et similia. Si va avanti con 'Black Swan' e 'Stand Your Ground ' dedite ad un buon hard rock elegantemente suonato per arrivare a 'Thin line' song più commerciale nel suo rock solare quasi un fm rock e sempre impreziosita (come tutte le altre song) dal guitar work del bravo Harry Rivers. E' il momento di calmare gli animi ed è quindi la volta della (semi)melodica 'Silhouette', song aggraziata dalla presenza del violoncello suonato da Erna Daugaviete che va ad inserirsi nelle già rarefatte eufonie di base del brano e valorizza anche l'ottima interpretazione vocale del bravo singer Vicky che nel prosieguo della canzone quando aumenta il groove e il ritmo ci regala grosse soddisfazioni come anche il pregevole solos del già menzionato axe man Rivers. Particolare invece è l'hard rock di 'Healing Waters' (c'è anche la presenza di solos di sax by Dagnis Rozins), è una traccia dalla struttura strana, non so se voluta o meno; il suono certe volte sembra quasi cacofonico poiché strofa-ritornello- chorus line non viaggiano sulla stessa linea compositiva, a tratti sembra che sia un collage di due song differenti perché non c'è fluidità tra le parti appena menzionate. Brano strano, indubbiamente. Chiude questo album un'altra street metal song 'Streets Of Misery' egregiamente suonata e dal sound diretto e di sicuro effetto. Gran bella sorpresa, sicuramente i Bloody Heels hanno tutte le carte in regola per fare tanta strada!

Roby Comanducci

Published in Albums
Lunedì, 05 Ottobre 2020 02:01

ENUFF Z'NUFF “Brainwashed Generation”

 

 

Line-up: Chip Z’nuff – bass, vocals, Tory Stoffregen – guitars, Alex Kane – guitars, Dan Hill – drums. Special guests: Mike Portnoy - Ringo / Beatles replica kit by TAMA - Track 5, DAXX “Cheap Trick” Nielsen - Drums tracks 2, 4, 7, 9, Steve Ramone - Guitar tracks 2, 8, Tony Fennell - Guitar track 3, Joel Norman - Piano track 1, Brian Ray - Guitar track 8, Ace Frehley - Inaudible lead guitar track 7

Tracklist: The Gospel, Fatal Distraction, I Got My Money Where My Mouth Is, Help I’m In Hell, It’s All In Vain, Strangers In My Head, Drugland Weekend, Broken Love, Go…, Winding Road

Ed ecco qua il nuovo album degli Enuff' Z'nuff, o meglio della band del vocalist e bass player Chip, unico membro rimasto della line up originale. Ma questo non sarebbe neanche un male (visto che è il co-fondatore insieme a Donnie Vie nel 1983 di questa band), il “problema” - se lo vogliamo catalogarlo come problema - è che il buon Chip continua sempre a fare buona musica ma si sta letteralmente trasformando in un concentrato di pop music, Beatles sound a manetta e qualche riff di chitarra tanto per ricordare che una volta erano un'eccellente combo di sleaze rock'n'roll. Non sto nemmeno a scomodare l'omonimo debut album di 31 anni fa che li catapultò in vetta alle classifiche di tutto il mondo con pezzi quali 'Fly High Michelle' e nemmeno altri buoni dischi nel corso degli anni; questo “Brainwashed Generation” esce a due anni dal penultimo “Diamond Boy” ed è ancora più “leggero e soft” di quel disco. Non voglio però che fraintendiate la commerciabilità e il suono pop oriented come sinonimo di scarsa qualità, no no....Mr. Chip e la band riescono comunque a creare (alcune) song dal forte appeal, ascoltatevi 'It's All in Vein' e capirete. La capacità nel creare momenti degni del nome che portano c'è però manca la componente hard rock o perlomeno qualcosa che li faccia amare anche per eventuali scariche di adrenalina e non solo per song discrete ma comunque prive di mordente. Alcune eccezioni ci sono (una l'ho appena menzionata) e l'altra potrebbe essere 'Winding Road' dove si torna a rockare con maggiore grinta. Avrete notato la moltitudine di ospiti presenti in quest'album, un notevole spiegamento di forze che, però, ha dato i suoi frutti solo nella bella (forse la top song) 'Drugland Weekend' dove l'anima del loro vecchio street rock torna a pulsare e il tutto viene impreziosito da un eccelso solo di chitarra di Mr. Ace Frehley. Cosa dire, un album che i fans sfegatati compreranno sicuramente ma che difficilmente farà acquisire agli Enuff nuovi adepti e amanti del loro (attuale) sound.

Roby Comanducci

Published in Albums
Venerdì, 02 Ottobre 2020 02:14

TOKIO MOTOR FIST “Lions”

 

 

Line up: Ted Poley – vocals, Steve brown – vocals, guitars, keyboards, Chuck Borgi – drums, Greg Smith – bass and vocals.

Tracklist: Youngblood, Monster in me, Around Midnight, Mean it, Lions, Decadence on 10th street, Dream your Heart out, Blow your mind, Sedona, Look into me, Winner takes all

Il disco che abbiamo per le mani oggi è davvero un grande lavoro, parto subito dai dati essenziali; e in effetti cosa aspettarsi dalla micidiale combo costituita da Ted Pooley (Danger Danger, per i più distratti) e Steve Brown (Trixter), con il superbo accompagnamento alla sezione ritmica di Greg Smith (Alice Cooper, Ted Nugent …) e Chuck Burgi (Rainbow, Blue Oyster Cult …). Della folta schiera di band di militanza dei nostri ovviamente quelle che pesano maggiormente a livello di influenza sono quelle dei fondatori, e ciò porta il genere a puntare decisamente su un glam/street molto melodico e groovy, in cui spiccano diverse digressioni catchy che parecchio devono a mostri sacri come i Van Halen con Sammi Hagar alla voce o i Def Leppard post Hysteria, momenti cioè in cui l’ispirazione delle band sapeva unire metal e gusto per la ballad o le ritmiche un po’ ruffiane… all’attenzione dopo qualche ascolto risalta come questa ispirazione sia ben coltivata con lo sfruttamento di canto e controcanto eseguito dai due leader e fondatori, entrambi perfettamente in grado, e non avevamo dubbi, di esprimere a livello vocale quel temperamento al contempo potente e coinvolgente necessario per il genere. L’album, inutile dirlo, vanta dei bellissimi suoni e ottime sovrapposizioni di linee melodiche dei vari strumenti, perfettamente amalgamate per un muro di suono avvolgente e che crea una perfetta atmosfera; si adoperano per questo abbondanza di strumenti ed effettistica (si nota un assolo di sax, assolutamente non fuori posto, in “Sedona”). E’ inoltre assolutamente notevole anche in fase di arrangiamento il lavoro della sezione ritmica che non disdegna abbondanti rifiniture a rendere i pezzi piccoli gioielli cesellati suono per suono (e qui non si può non riflettere su come questo riprenda perfettamente quanto eravamo abituati ad ascoltare nei dischi degli anni ’80 o anche inizio ’90 di questi ragazzi …). Una pecca c’è, non va nascosta, nella costruzione delle song le “autocitazioni”, chiamiamole così, sono molte e non passano inosservate, sia nel riffing che in generale nella costruzione di qualche canzone, non si può come ho già detto ignorare questo passaggio per fornire un quadro completo del disco. Dall’altro lato, vi posso garantire, la grinta e la classe esecutiva che vengono rese da questo lavoro sono di primissima qualità e vi assicuro che non resterete insensibili al suo ascolto: è un disco che non stanca, acceso, coinvolgente ma anche forte in certi momenti, una perfetta rievocazione e anche qualcosa di più della magia che questi grandi musicisti hanno saputo creare giusto qualche anno fa.

Nikki

Published in Albums

 

 

Line-up: Michael Grant – all instruments except: Shane Fitzgibbon - drums on tracks 1, 4, 7, 8, 10.

Tracklist: Barrel Of A Gun, Always The Villian, Killing Me Slowly, Nightmares, Red Light Run, Anthem Of Us, Break Me With U, Death Of Me, Runaway (Can You Stand The Rain), Gimme Salvation, Secrets

Ma guarda che bella sorpresa questo nuovo album di Mr. Michael Grant. Dopo quasi due anni di lavoro ha visto quindi la luce sotto il moniker di Michael Grant & The Assassins, “Always The Villain”. Per coloro che, magari, non conoscono bene questo musicista dico solo che ha militato negli L.A Guns per cinque anni (2013 – 2018) suonando anche nel disco “The Missing Peace” del 2017. Ha fatto parte anche di altre band e ha un ottimo curriculum live ma, in questa sede, parliamo di questa sua creatura nella quale, tra l'altro, Grant suona tutti gli strumenti e canta, unica eccezione le parti di batteria nelle tracce citate sopra che sono eseguite da Shane Fitzgibbon. “Always The Villain” è un ottimo record, scorre via bene, non ha intoppi ed incertezze compositive anzi, ci delizia con trovate anche originali nel suo mixing tra un poderoso hard rock a volte sfociante anche in un grafffiante street metal e partiture più moderne in stile alternative rock/metal, senza dimenticare il pregevole lavoro di guitar work che da quel tocco di qualità in più all'intero lavoro. Ho parlato di street rock giusto? Bene. Infatti l'opener 'Barrel Of a Gun' ricorda act musicali come Jetboy o gli ultimi Skid Row ed il suo riffing tagliente e l'incedere malizioso con chorus line azzeccatissime la rendono un piccolo gioiellino. La title track invece sposta il tiro su un corposo hard rock moderno ed attuale, dallo stile al modo di arrangiare il suono, che si fa ben valere nei suoi quasi cinque minuti di durata. 'Killing me Slowly' si attesta invece su un sound più alternativo, sempre energico soprattutto nelle parti di chitarra, ma dall'incedere più originale che rispecchia in pieno l'attuale linea che il rock sta abbracciando in questa ultima decade. Arriviamo a quella che potrebbe essere una delle song top di questo disco e sto parlando della bellissima e ammaliante 'Nighmares' che ricorda non poco il compianto Chester Bennington e i suoi Linkin Park; song anch'essa con un guitar work d'eccellenza che unisce a partiture heavy rock il modernismo attuale di gruppi come i Linkin riuscendo a creare momenti ricchi di melodia ed altri carichi di un forte groove. Eccellente canzone! Nella parte 'centrale' del disco si cambia leggermente il tiro approdando a lidi più alternative e anche radiofonici ma non nel senso di banali e sempliciotti, tutt'altro, per farvi capire come il sound di Grant vada ad accarezzare l'indie rock sempre e comunque con accuratezza ed eleganza ascoltate le successive 'Red Light Run' e 'Anthem Of Us'. 'Break me with U' è un'altra chicca dal suono elaborato, raffinato in un contenitore rock dalle mille sfaccettature che evoca atmosfere intimiste e poi ci regala un solos di chitarra stupendo che sembra -l'avrà fatto apposta o no??...bah – omaggiare per qualche secondo verso il finale un breve passaggio di chitarra identico a quello di Prince al minuto 4.50 della canzone capolavoro “Purple Rain”. Si torna su stilemi più duri con 'Death of Me' mentre 'Runaway...” ci riporta su un rock più leggero ma di indubbia qualità. Inutile ribadire ancora che questo “Always...” è un album giovane ed intrigante, basta sentire tracce come la penultima 'Gimme Slvation' e capirete. Potenza, grinta, chorus line ad effetto, melodia e indie miscelato ad alternative rock; un mix esplosivo che infatti mi fa inserire questo album nella top di questo mese del nostro sito. 'Secrets' chiude questo full lenght album con un rock di facile presa ma sfacciatamente intrigante. Michael Grant ci ha regalato veramente un gran lavoro e, forse, e con questo (e dischi simili a questo ovviamente...) che possiamo capire che “abito” potrebbe indossare il rock da qui a qualche anno.

Roby Comanducci

Published in Albums
Pagina 3 di 3